Arte & Mostre

Firenze, iniziato il restauro della Cappella Capponi in Santa Felicita

Durante gli ultimi mesi del 2016 in occasione della ricollocazione del tondo raffigurante San Matteo di Agnolo Bronzino nel clipeo del pennacchio della cupoletta della Cappella Capponi in Santa Felicita, a Firenze, Daniele Rapino ebbe modo di indagare in maniera più approfondita lo stato di conservazione dell’intero complesso monumentale. L’attenzione sul momento era stata rivolta, in particolare,  al dipinto raffigurante l’Annunciazione del Pontormo, su cui si  evidenziavano numerose problematiche conservative. L’affresco, staccato dopo l’alluvione del 1966 e posizionato su supporti mobili, è oggi diviso in due parti; queste due strutture però non aderivano più alla parete muraria dove erano state fermate con viti in ottone e ciò creava delle tensioni tali da mettere a rischio l’intera superficie pittorica. Anche i numerosi ritocchi e ripassature effettuate nel restauro degli anni settanta erano completamente alterati e cromaticamente dissonanti con la pittura originale.

L’indagine conservativa a quel punto è stata estesa a tutta la cappella. Passando quindi ad analizzare il dipinto su tavola del Trasporto di Cristo, capolavoro del Pontormo, l’osservazione ravvicinata ha rivelato alcune fenditure nella zona superiore destra, mentre con la luce radente si sono individuati alcuni microsollevamenti della pellicola pittorica lungo i margini degli antichi tasselli lignei. L’opera, seppur leggibile, é inoltre alterata e disturbata da un’incoerente ossidazione delle vernici e dalle numerose ridipinture date in occasione di restauri precedenti. Anche la cornice originale, sublime opera d’ intaglio attribuita a Baccio d’Agnolo, oltre ai numerosi antichi fori di tarli, in parte stuccati a cera ma alterati nel tempo, rendono la loro presenza simile a tanti nei diffusi su tutta la superficie dipinta; inoltre si sono evidenziati nuovi fori di tarli che rendono necessaria la disinfestazione di tutta la struttura lignea. Consistenti deposito di sporco, polvere e nerofumo hanno reso la superficie opaca offuscando la lucentezza dell’oro, e diverse mancanze d’intaglio sull’intera superficie potranno, quindi, essere integrate. Il tabernacolo-reliquiario dedicato a San Carlo Borromeo, realizzato agli inizi del Seicento in marmo e commesso di pietre dure, mostra parti staccate o pericolanti, soprattutto dove sono presenti i diaspri e le agate. Anche in questo caso gli abbondanti depositi di polvere e sporco rendono la superficie marmorea sorda, alterando la cromia vivida e variegata delle pietre semipreziose; anche il volto di San Carlo Borromeo, dipinto al centro della composizione marmorea a olio su pietra dura, risulta offuscato dalle vernici ossidate. Ulteriori saggi sulla superficie muraria della cupola hanno, inoltre, permesso di accertare ciò che si era perduto nella memoria collettiva, ovvero i dipinti murari sull’intradosso della cupola, realizzati da Domenico Stagi nella seconda metà del Settecento. La copertura della cappella, infatti, fu modificata in quella occasione distruggendo, purtroppo, l’affresco del Pontormo raffigurante Dio Padre e i Patriarchi.

Ci troviamo di fronte al capolavoro assoluto del Pontormo, la cui grandezza, come ci racconta Daniele Rapino «sta nella capacità dell’artista di essere uno fuori dal coro, come lo era il suo amico e quasi coetaneo Rosso Fiorentino. Ma, a differenza di questo che rappresentava la realtà più cruda e terrena, Jacopo elaborava le sue opere attraverso un processo mentale, onirico, per dare della realtà un’interpretazione personale ma dal valore universale. Infatti, ammirando il Trasposto, per esempio, ogni riguardante assume sempre una propria riflessione; c’è chi da una lettura tutta religiosa all’evento sacro rappresentato e chi, al contrario, esclusivamente laica, dove i personaggi interpretano la scena  come su un palcoscenico. Ma qualunque sia l’emozione trasmessa, domina nella pittura del Pontormo la bellezza, come solo la mente sa immaginarla, trasformandola semplicemente in pura poesia».

A seguito di tutte queste emergenze Daniele Rapino ha pensato di coinvolgere la fondazione Friends of Florence nel restauro generale di tutto il complesso monumentale, al fine di recuperare, quanto più possibile, la piena leggibilità e la bellezza per cui la Cappella Capponi è celebre e conosciuta in tutto il mondo.

«La Cappella Capponi è un capolavoro indiscusso dell’arte mondiale, uno dei luoghi più amati anche da Friends of Florence», sottolinea la presidente, Simonetta Brandolini d’Adda. «Quando ci fu chiesto di partecipare al suo restauro, accettammo immediatamente, poiché questo è un progetto davvero importante, teso non solo ad apprezzare meglio oggi la bellezza di questo luogo, ma soprattutto a salvaguardarlo per le generazioni future. La nostra Fondazione è nata nel 1998 con l’obiettivo di contribuire ad assicurare un futuro al patrimonio culturale di Firenze e della Toscana attraverso progetti di conservazione e valorizzazione e da allora lavoriamo quotidianamente insieme alle istituzioni e ai restauratori affinché ciò sia sempre possibile».

Il recupero della cappella, nella sua interezza, è eseguito dal restauratore Daniele Rossi che aveva già operato al restauro dei tondi raffiguranti gli Evangelisti, posti nei pennacchi della cupola e, sempre del Pontormo, la bellissima Visitazione di Carmignano. La complessità del progetto non è data, in questo caso, soltanto dal pregio storico artistico delle opere in essa conservate, peraltro riconosciuto universalmente, ma anche dall’eterogeneità dei materiali e delle tecniche con le quali è stata realizzata.

Per l’intero intervento la Fondazione Friends of Florence ha stanziato circa 105.000,00 euro. Le operazioni di restauro sono iniziate dopo aver acquisito le indispensabili analisi diagnostiche dei materiali e dello stato conservativo.  Sono state individuate due sedi operative sia per ragioni di ordine economico e sia conservativo: le due parti dell’affresco raffigurante l’Annunciazione e la monumentale cornice dorata hanno trovato posto nel transetto sinistro della chiesa; la tavola del Trasporto di Cristo viene restaurata nel laboratorio Rossi.

A breve, sulla parete di tamponatura del cantiere all’ingresso della chiesa di S. Felicita, sarà collocato un video in loop realizzato da Art Media Studio per Friends of Florence, che illustrerà le fasi dell’intervento. Con questo allestimento la Fondazione intende dare ai visitatori l’opportunità di partecipare, anche se in maniera indiretta, a questo grande evento, così per meglio comprendere le ragioni e le operazioni che sottintendono ad un intervento di restauro cosi complesso e, nel contempo, attenuare la delusione per la mancata fruizione di questo inestimabile luogo d’arte e di fede.