Arte & Mostre

Florens 2012, il mistero della Croce

Nell’anno in cui l’Occidente ricorda la visione avuta dall’imperatore Costantino nell’ottobre del 312, alla vigilia della Battaglio del Ponte Milvio, di una croce accompagnata dalle parole «In hoc signo vinces», «In questo segno tu vinci» – l’anno che Benedetto XVI ha indetto come un tempo di speciale riflessione sulla fede cristiana che l’appoggio di Costantino aiutò a diffondere -, l’attenzione al segno centrale del Cristianesimo, la croce, è doverosa. Si tratta di un segno religioso ma anche culturale, che dal IV secolo fino ad oggi si offre come orizzonte di scelte individuali e collettive, simbolo di solidarietà umana, di libertà interiore, di sacrificio a favore di altri.

A Firenze l’attenzione alla Croce è al cuore della seconda edizione della Settimana Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali promossa dalla Fondazione Florens, che si svolge dal 3 al 10 novembre 2012. Tra altre manifestazioni, in quei giorni i crocifissi lignei di Donatello e Filippo Brunelleschi, insieme a quello scolpito dal giovane Michelangelo Buonarroti per Santo Spirito verranno esposti nell’antico Battistero di San Giovanni, in ciò che gli organizzatori non chiamano «mostra» bensì ostensione, insistendo sul senso primariamente sacro di questi capolavori d’arte ma soprattutto di fede. Infatti, dal 3-10 novembre 2012 le tre opere quattrocentesche, che presentano la morte del Salvatore in termini di profondo pathos umano, verranno viste sotto l’enorme mosaico duecentesco di San Giovanni, che rappresenta il Cristo glorioso che torna alla fine dei tempi; questo Cristo, spesso attribuito a Coppo di Marcovaldo, tuttavia evoca la Croce, tenendo estese orizzontalmente le braccia e facendo vedere le piaghe sia nelle mani che nei piedi. Così le quattro opere – i tre crocifissi di grandezza naturale e il mosaico alto otto metri – insieme riassumeranno il senso mistico della visio Constantini, abbinando sofferenza e gloria, sconfitta e vittoria, nella paradossale logica del mistero pasquale. Il realismo dei crocifissi primo-rinascimentali insieme all’idealismo bizantineggiante del mosaico inviteranno a comprendere quelli che il Nuovo Testamento chiama «i sentimenti di Cristo Gesù» (Filippesi 2,5), il quale svuotò se stesso, morendo in croce.

L’invito neotestamentario di identificarsi con Cristo ha suggerito anche l’allestimento dei crocifissi sopra altari, perché più ancora del Battesimo è l’Eucaristia a coinvolgere il credente nella vita di Cristo, offrendo il corpo e sangue del Salvatore come alimento. Egli aveva detto infatti: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui» (Giovanni 6, 55-56). Sul piano storico, poi, almeno due dei tre crocifissi sembrano essere stati realizzati per altari eucaristici, così che il rapporto visivo del corpo di Gesù in croce e il suo corpo e sangue presenti nel pane e vino della Messa era tra le chiavi ermeneutiche che gli artisti e i committenti davano per certe. Anche il Battistero e il grande mosaico duecentesco si offrono come «chiavi ermeneutiche», dal momento che ancora nel Quattrocento ogni fiorentino conosceva la chiesa del Patrono cittadino, che del resto era l’unica dentro le mura con un fonte battesimale e pertanto luogo d’origine della vita cristiana di tutti. E il grande mosaico raffigurante il Risorto riepilogava una spiritualità antica che i crocifissi di Donatello, Brunelleschi e Michelangelo hanno come retroterra e a cui rispondono in maniere diverse.

La diversità di approccio dei tre maestri è dovuta a vari fattori. Il primo, ovviamente, è la sensibilità del singolo artista, sia nell’interpretare il soggetto comune sia nel veicolare la sua interpretazione con mezzi stilistici. Connesso a questa è la diversa età degli artisti al momento dell’esecuzione dei crocifissi: Donatello quasi certamente giovane, Brunelleschi forse più maturo, Michelangelo poco più d’un ragazzo. Poi c’è il fattore della committenza-i tre artisti lavoravano infatti per committenti precisi la cui volontà andava presa in considerazione. Dei privati che probabilmente comandarono i crocifissi di Donatello e Brunelleschi non abbiamo informazioni utili per una lettura delle relative opere, ma sappiamo che questi committenti erano vicini agli ordini religiosi nelle cui chiese avevano il patronato degli altari a cui i crocifissi erano destinati-nel caso di Donatello i francescani, nel caso di Brunelleschi i domenicani. Michelangelo lavorò invece direttamente per il Priore di Santo Spirito e quindi per l’ordine agostiniano. Un quarto fattore di differenziazione è poi il diverso periodo di concezione e realizzazione dei crocifissi e quindi la loro diversa matrice culturale: quelli di Donatello e di Brunelleschi appartengono al primo quarto del Quattrocento, mentre il crocifisso di Michelangelo è dell’ultimo decennio del secolo.

Una settimana di eventi: piazza San Giovanni diventerà il «Giardino degli ulivi» e in Palazzo Vecchio quaranta convegni e tavole rotonde

Dopo il successo della prima edizione di Florens, nel 2010 (quando tutta la città ammirò la riproduzione del David istallata sulla cupola del Duomo, e la piazza trasformata in un prato) Florens 2012 avrà per tema la croce.

Per tutta la durata della manifestazione, i crocifissi lignei di Donatello e Filippo Brunelleschi, insieme a quello scolpito dal giovane Michelangelo Buonarroti per Santo Spirito, verranno esposti nel Battistero di San Giovanni, in una ostensione che vuole sottolineare il senso sacro di questi capolavori. Le tre opere verranno viste sotto il mosaico medievale del Battistero, raffigurante Cristo come giudice glorioso alla fine dei tempi. Tutto intorno, piazza San Giovanni si trasformerà nel «Giardino degli Ulivi»: prenderà vita infatti, negli stessi giorni, un’installazione con oltre 70 ulivi secolari, disposti a scacchiera, in armonia con le linee del Battistero e della Piazza. L’ulivo, pianta tipica del paesaggio toscano, richiama anche le Scritture evocando l’immagine dell’orto del Getsemani

L’ostensione (dal titolo «Mysterium Crucis – il mistero della croce» verrà aperta con una liturgia presieduta dal cardinale Giuseppe Betori venerdì 2 novembre alle 16,30 e resterà visibile fino all’11 novembre.

Sabato 3 novembre, alle 17 quattro studiosi commenteranno il senso di questa ostensione del crocifisso. Introduce monsignor Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Arte Sacra; intervengono il cardinale Giuseppe Betori, Armand Puig i Tàrrech, professore ordinario di Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica della Catalogna, don Armando Matteo, professore di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Urbaniana e Sergio Givone, assessore alla Cultura del Comune di Firenze.

Altro momento importante di Florens 2012 sarà l’opera monumentale dello scultore Mimmo Palladino che prenderà vita in piazza Santa Croce: una gigantesca croce realizzata disponendo enormi blocchi di marmo davanti alla magnifica basilica francescana di Firenze. La croce di Paladino entrerà in dialogo-contrasto con la facciata ottocentesca di Santa Croce e sarà percepibile nella sua interezza dal sagrato e dalle finestre dei palazzi. A distanza ravvicinata si ergerà invece come un sacro recinto d’epoca primordiale.

Negli stessi giorni, dal 3 all’11 novembre, Palazzo Vecchio ospiterà oltre 40 tra convegni e tavole rotonde della «Biennale internazionale dei beni culturali e ambientali» sui temi dell’arte, dell’industria creativa, del paesaggio. Ogni sera, alle 21, è prevista la «lectio magistralis» di uno dei protagonisti di Florens: dallo stesso Mimmo Palladino, a Andrea Carandini, a Gustavo Zagrebelsky, a Alberto Asor Rosa, a Vandana Shiva.

*Direttore Ufficio diocesano di Firenze dell’Arte sacra e dei Beni culturali ecclesiastici; membro del Comitato scientifico di Florens e direttore del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore