Arte & Mostre

Pisa, restaurata la «Lapidazione di Santo Stefano» del Vasari

A seguito di un delicato e complesso restauro, condotto nell’arco di poco più di un anno, torna ad essere apprezzata e ammirata la grande tavola dipinta dal Vasari tra il 1569 e il 1571 su commissione di Cosimo I de’ Medici, l’unica testimonianza pittorica dell’artista  aretino conservata nella città di  Pisa. Per il dipinto, che subì gravi danni dovuti alle infiltrazioni di acqua piovana provenienti dal tetto della chiesa, partì il restauro in seguito all’appello della locale Soprintendenza e di monsignor Aldo Armani, rettore della Chiesa dell’Ordine di Santo Stefano dei Cavalieri, appello accolto con entusiasmo da Esselunga.

Il dipinto è un’opera di grandi dimensioni (cm. 410 x 275) che presenta un solido supporto ligneo, costruito realizzando un sistema regolare di assi disposte orizzontalmente e delimitate da due altre assi longitudinali. Dipinta ad olio, la tavola rappresenta la lapidazione del primo martire della Chiesa; il giovane Stefano che veste la dalmatica e che accoglie serenamente il suo martirio è l’elemento centrale della scena intorno alla quale si dispone, quasi a racchiudere uno spazio circolare, una moltitudine di personaggi esecutori della lapidazione, raffigurati in varie pose e fortemente caratterizzati.

Il restauro progettato e diretto da Alba Macripò, storico dell’arte della Soprintendenza di Pisa, è stato eseguito da Nadia Presenti – qualificata restauratrice nel settore del restauro di opere d’arte – e si è avvalso di numerose collaborazioni scientifiche quali il Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, del Dipartimento DEISTAF (oggi confluito nel GESAAF) dell’Università di Firenze, ed  ancora di Mnemosine, l’Associazione culturale nata all’interno del laboratorio di PERCRObotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Quest’ultima è stata impegnata nello sviluppo di una postazione informativa multimediale che, realizzata in due lingue, illustra attraverso immagini e brevi schede l’attività del Vasari a Pisa, fornisce cenni sulle trasformazioni della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri  e presenta le fasi salienti dell’attività di restauro dell’opera.

“Il delicato e complesso intervento – ha spiegato Alba Macripò – è stato preceduto ed accompagnato nel suo svolgimento, da una serie di indagini diagnostiche non invasive e il supporto ligneo viene tutt’ora monitorato attraverso sensori che registrano il comportamento del tavolato in risposta alle variazioni termoigrometriche ambientali.” Tale studio è seguito dal  team di lavoro diretto dal prof. Luca Uzielli  del GESAAF di Firenze che ha affiancato la Soprintendenza prestando la sua consulenza scientifica.

“Attualmente l’opera stazionerà sul lato dell’altare per permettere ai visitatori una migliore fruizione” – ha dichiarato monsignor Armani – e in seguito ritornerà alla sua originaria collocazione una volta risanato il tetto della chiesa grazie all’importante intervento finanziario della Fondazione Pisa.