Arte & Mostre

Prato, un museo che ha… stoffa da vendere

di Gianni Rossi«Tutta a Prato, e tutta in stracci, va a finire la storia d’Italia», diceva Curzio Malaparte nel suo intramontabile «Maledetti Toscani». Parafrasando lo scrittore nato proprio nella città laniera potremmo dire che ora a Prato è nelle stoffe che va a finire la storia. Quelle del Museo del tessuto che il presidente della Camera Pierferdinando Casini inaugura lunedì 5 maggio nella restaurata sede dell’antico Lanificio Campolmi. Dai tessuti precolombiani del III secolo a. C. fino alle ipertecnologiche fibre realizzate dalle moderne industrie locali, visitare il nuovo museo è come fare un viaggio nella storia della civiltà, o meglio delle civiltà, che nei tessuti hanno da sempre celebrato tradizioni e identità. Seimila reperti suddivisi in nove fondi fanno dell’istituzione pratese un museo unico in Italia, analogo a pochi altri centri sparsi nel mondo.

A 28 anni dalla sua istituzione e a sei dal suo riallestimento nella sede provvisoria del Palazzo Comunale, il Museo del tessuto trova definitivamente casa in un luogo simbolo della Prato «città-fabbrica» sviluppatasi tra ‘800 e ‘900: il lanificio Leopoldo Campolmi, gioiello di archeologia industriale del XIX secolo situato all’interno della cerchia muraria medievale della città, nel popolare quartiere S. Chiara. Una imponente ciminiera eretta nel 1896 – l’ultima rimasta nel centro storico – campeggia al centro dell’ampio cortile: qui in una delle lunghe ali dell’antico opificio trova sede il museo con i suoi 2400 mq di superficie disposti su due piani. Nelle altri ali verrà trasferita la biblioteca comunale «A. Lazzerini», ma ci sarà da aspettare il 2006: nascerà così il più importante polo culturale della città, un investimento che cambia il volto di un quartiere intero e che è costato al Comune 7 miliardi delle vecchie lire per l’acquisto e 5 miliardi per il restauro e l’allestimento del museo.

Il Museo del Tessuto rappresenta la memoria storica e l’interfaccia attuale del distretto pratese, un’area impegnata nella produzione tessile da oltre 800 anni, che oggi conta 40 mila addetti e circa 8 mila aziende ed esporta in tutto il mondo filati, tessuti e macchinari altamente innovativi. «Leggo il compiersi di questa impresa – ci dice il direttore Sergio Lepri – come un’occasione di maturità della città, impegnata già da qualche anno nel recupero della propria memoria e della propria identità». Il sapiente restauro – condotto da Marco Mattei – ha riportato a nuova vita i lunghissimi stanzoni dove fino al 1990 hanno trovato sede la cimatoria e la rifinizione della vecchia azienda. Si deve invece agli architetti Piero Guicciardini e Marco Magni l’allestimento delle sale espositive. Nato per far conoscere e valorizzare l’arte tessile in tutte le sue forme, il museo introduce il visitatore, già dal suo ingresso, ad un approccio facile e graduale della lettura del tessuto: l’area di familiarizzazione consente un viaggio tattile e interattivo nella sua storia. Si possono toccare materiali e fibre, si possono sperimentare alcune fasi di lavorazione come filatura, tessitura e tintoria. Dalla luminosità del lungo corridoio iniziale, il visitatore è introdotto nell’ambiente totalmente oscurato della sezione storica, non a caso allestita nella parte più antica dell’edificio. Sotto le volte a crociera, «in un’atmosfera raccolta e ricercata», come ce la descrive la nostra guida, Filippo Guarini, responsabile della sezione didattica, trovano posto le collezioni più antiche. Verranno mostrate a rotazione in innovative teche mobili. L’esposizione è arricchita dalla videoproiezioni di immagini artistiche e storiche che ricreano le suggestioni e l’atmosfera in cui i tessuti furono, nel corso dei secoli, progettati, realizzati e utilizzati.

Al primo piano le volte a crociera lasciano il posto alle classiche capriate che hanno caratterizzato decenni di architettura industriale pratese. Qui il visitatore entrerà in contatto con «Prato città tessile»: dal panno medievale al rapporto con l’alta moda, vengono svelati almeno otto secoli di produzione. Poi la sezione contemporanea, dagli anni ’90 ad oggi, dove – emblematico «trofeo» di creazione e impresa tutte pratesi – è conservata la copia fedele del piviale multicolore che Giovanni Paolo II indossò per l’apertura del Giubileo del 2000.

L’itinerario si conclude con la vasta area in cui verranno allestite le esposizioni temporanee.

Ma non è tutto: il Museo è dotato anche di un piccolo ma innovativo laboratorio di restauro per tessuti, aperto anche alla clientela esterna, che opera con la collaborazione scientifica dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.Ogni anno 20 mila visitatori si sono lasciati affascinare dall’insolito percorso espositivo dei tessuti. Ora, grazie ad una Fondazione specifica (Comune, Provincia di Prato, Unione Industriale, Camera di Commercio e Cariprato) il Museo è come se rinascesse. La mostraCi sarà il saio che Sean Connery indossò nel «Nome della Rosa» o il fastoso abito da sera che fece ancor più bella Claudia Cardinale nel mitico valzer del «Gattopardo» di Luchino Visconti. E poi i pizzi e le sete indossati da Winona Ryder nell’«Età dell’Innocenza» di Martin Scorsese, i costumi settecenteschi del «Casanova» di Federico Fellini, e ancora i costumi elaborati e straordinari del «Ludwig», sempre di Visconti, quelli de «La Lettera Scarlatta» di Roland Joffè, o di «Medea» di PierPaolo Pasolini. Sono soltanto alcune delle perle che saranno in mostra nell’esposizione temporanea «Prato veste il Cinema: il mito attraverso i costumi della Collezione Tirelli» che accompagna l’inaugurazione del nuovo Museo del tessuto.Più di quaranta costumi realizzati con tessuto pratese dalla celebre Sartoria Tirelli di Roma costituiranno un affascinante excursus espositivo fra le più grandi produzioni cinematografiche europee e americane. La mostra, curata da Floriana Brancatella con la consulenza del Premio Oscar Gabriella Pescucci, sottolinea il ruolo di centro produttivo e commerciale del distretto pratese nel mondo dello spettacolo. L’iniziativa mette in luce, inoltre, i costumisti toscani che si sono contraddistinti fra le più illustri «firme» di livello internazionale. Oltre alla stessa Gabriella Pescucci, sono da citare Piero Tosi, Anna Anni, Aldo Buti, Danilo Donati, Elena Mannini.Quello con il grande cinema italiano e internazionale è un connubio che ancora oggi vede Prato protagonista. Basti pensare – per parlare degli ultimi tempi – alle stoffe per il costume di «Pinocchio» alias Roberto Benigni, o a quelle per il «Gladiatore» di Ridley Scott. Ma è grazie soprattutto alla Sartoria Tirelli che quel rapporto è nato e si è sviluppato negli anni. Il famoso atelier nacque a Roma nel 1964: ad esso si deve la realizzazione di costumi per film e spettacoli celebri, a partire dai costumi di quasi tutti i film di Luchino Visconti, disegnati da Piero Tosi. Numerose sono state le nomination e i premi italiani e stranieri assegnati a vari costumisti che hanno lavorato con la Sartoria. Dopo la scomparsa del fondatore Umberto Tirelli la sartoria continua la sua autorevole attività attraverso i suoi amici-eredi, sotto la guida di Dino Trappetti. La mostra viene aperta alle 21,15 del giorno inaugurale del museo, il 5 maggio. Durerà fino all’8 settembre. La schedaAbiti, arredi sacri, figurini, passamanerie, libri, campionari tessili delle più antiche industrie pratesi, strumenti e macchinari tessili manuali e meccanici: tutto questo è il Museo del tessuto di Prato. Qui è possibile trovare delle vere rarità: frammenti di tessuti dell’epoca pre-colombiana, oppure copta; dalla Francia un preziosissimo libro di preghiere con pagine e parole tessute in seta, realizzato dalla manifattura J.A. Henry del 1886; un raro esemplare di «braghesse come gl’huomini» (1590) con ricamato il motivo «voglio il core», portate dalle cortigiane spavalde; il cappotto di Malaparte; la fola utilizzata per confezionare le camicie rosse dei garibaldini; tessuti firmati da artisti come Henry Moore, Giò Ponti, Dufy. E inoltre un‘ampia sezione dedicata ai tessuti contemporanei che ci racconta come sono cambiate le tendenze e le mode del presente grazie anche alla sperimentazione e all’introduzione sul mercato di nuovi materiali; il visitatore potrà in anteprima prendere visione di tessuti altamente tecnologici, non ancora in commercio. Per l’inaugurazione, le collezioni storiche saranno affiancate da un nucleo di frammenti in prestito dal Museo Archeologico di Firenze, proveniente dagli scavi effettuati dall’Istituto Papirologico dell’Università di Firenze, fatti negli anni ’30 sul sito dell’antica città di Antinoe. Come arrivareLa nuova sede del Museo del tessuto a Prato si trova all’interno della cerchia medievale della città, a circa 100 metri da via Frascati e a 300 metri dal Castello dell’Imperatore. L’ingresso al pubblico è da via Santa Chiara 24. OrarioLunedì-domenica 10-18. Chiuso il martedì. BigliettiIntero 4 euro; ridotto 2 euro (ragazzi sotto 14 anni, adulti sopra 65 anni, possessori di tessere convenzionate). Sono previste facilitazioni per i gruppi superiori alle 10 persone.Possibilità di visite guidate in italiano e lingue straniere (su prenotazione).L’ingresso è gratuito la domenica. Informazioni turisticheAgenzia per il turismo della Provincia di Prato, Ufficio informazioni piazza Santa Maria delle Carceri, 15 – 59100 Prato. Tel. 0574-24112.Sito internet: http://www.prato.turismo.toscana.itPer ulteriori informazioni telefonare allo 0574-611503.