Arte & Mostre

Sbarca a Pisa il Museo della grafica

di Mauro Del CorsoPiranesi, Daumier, Fattori, Picasso, Fontana, Munari, Viviani cominceranno ad affacciarsi sulle acque dell’Arno dalla primavera del prossimo anno: è l’impegno, solenne, che la città di Pisa ha assunto pubblicamente mercoledì 12 marzo, presentando ufficialmente il progetto del nuovo Museo della grafica a Palazzo Lanfranchi, prestigiosa dimora patrizia – con i suoi otto secoli di vita – a specchio del lungofiume. La storia è lunga, e dolorosa. Nella primavera del 1957 Sebastiano Timpanaro junior e la madre Maria Cardini Timpanaro donarono all’allora Istituto di storia dell’arte dell’Università degli studi di Pisa la Raccolta dei disegni e delle stampe antiche appartenente a Sebastiano senior – scienziato e storico della scienza, ma anche colto e raffinato collezionista – scomparso nel 1949.

Mille pezzi, tra cui l’opera incisoria quasi completa di Fattori, con gruppi monografici cospicui di Morandi, Viviani, Bartolini e poi ancora Rosai, Guttuso, Carrà, Levi, Montale, Manzù e quant’altri. Fu la genialità di Carlo Ludovico Ragghianti – direttore di quello che poi sarà il Dipartimento di storia delle arti dell’ateneo pisano – che trasformerà quel tesoro della grafica nel Gabinetto disegni e stampe dell’Università (Gds), ma non si fermerà a questo: Ragghianti scrisse ai maggiori artisti contemporanei, chiedendo loro di donare un’opera grafica al costituendo Gabinetto. E piovvero le donazioni ed i lasciti; arrivarono così, nel tempo, altri settemila pezzi: Pomodoro, Picasso, Vedova, Fontana e gli altri nomi dei maggiori protagonisti. Se l’arricchimento del patrimonio del Gabinetto disegni e stampe esplodeva, non era seguito però da una collocazione idonea ed adeguata. Fenomeno comune, purtroppo, nel panorama delle pubbliche donazioni: e Pisa non fa eccezione; bastino le travagliate storie della donazione Bassano e del lascito di Ottavio Simoneschi.

Dunque, dopo una lunga permanenza della raccolta nell’antico palazzo dei conti Agostini Venerosi Della Seta, nella centrale via Santa Cecilia, da una decina d’anni la situazione era drasticamente peggiorata con il trasferimento al terzo piano di un anonimo stabile di piazza Torricelli. I Pisani – ma non solo loro – che volessero avere il privilegio, raro, di poter ammirare alcuni dei pezzi – tra cui il fondamentale nucleo progettuale di Mario Chiattone, che più di altri ha viaggiato nel mondo – potevano forse averne l’occasione nel corso di qualche importante esposizione a New York o a Londra o ancora a Parigi, ma non a Pisa. Dove non c’era possibilità di esporli e si cominciavano anche ad intravedere rischi per la loro conservazione. Finalmente, l’intesa: tra Comune, divenuto nel 1952 proprietario del bellissimo Palazzo della famiglia Lanfranchi, oggetto di un mirabile restauro tra il 1976 ed il 1980; l’Università, proprietaria del Gabinetto disegni e stampe; la locale Soprintendenza, quale ente di tutela; la Provincia pisana, con la sua generosa partecipazione. Il Palazzo Lanfranchi già era stato adibito dal Municipio pisano, dopo un adeguamento funzionale, a sede espositiva civica. Era però, quella una sede inadeguata ai grandi eventi trascinatori di masse assiepate nelle sale: gli spazi delle medievali sette case torri – accorpate dal canonico Alessandro Lanfranchi dopo l’acquisto fattone nel 1539 – si rivelavano angusti, inidonei. Da qui l’idea di un uso del Palazzo che, mantenendone la funzione, fosse più consono ad accogliere opere di formato medio piccolo, che richiamassero un pubblico attento ed appassionato durante tutto l’arco dell’anno – appunto un museo – pur conservando la possibilità di mostre tematiche temporanee.

Il sindaco Paolo Fontanelli, il rettore Marco Pasquali, l’assessore provinciale alla cultura Aurelio Pellegrini e Mariagiulia Burresi, direttrice delle Gallerie nazionali di Pisa, hanno sottolineato che il nuovo museo – i cui spazi saranno adeguati su progetto di Marco Guerrazzi – sarà un vero e proprio «unicum» in Italia – ed uno dei pochi nel mondo – collocandosi a pieno titolo nel nascente asse museale dei lung’Arno pisani che, a nord ed a sud del fiume (gli storici Tramontana e Mezzogiorno) raccoglierà un patrimonio ricchissimo in un percorso espositivo privilegiato, dall’epoca pre–romana con l’erigendo Museo della Navigazione (leggi navi romane) agli Arsenali Medicei – per arrivare al Museo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, nel maestoso Palazzo Giuli Rosselmini Gualandi, con le sue raccolte di arte pisana antica e moderna – passando per il Palazzo Reale, il Teatro Nuovo Granducale (oggi Rossi), il Museo teatrale Titta Ruffo, il prezioso Museo nazionale di San Matteo, il parco–giardino urbano dei Principi Corsini Scotto (con la Fortezza del Sangallo). Una nuova gemma – tra le più preziose – arricchirà di luce propria il brillante diadema dei soleggiati lung’Arno.