Cultura & Società

400 studenti toscani alle prese con Montale

È stata dedicata a «Montale e la ricerca del varco» la prima edizione dei «Colloqui fiorentini» sui grandi autori del Novecento. La manifestazione, tenutasi al Palaffari di Firenze dal 21 al 23 febbraio, è stata promossa da Diesse Firenze (Didattica ed innovazione scolastica), di cui è presidente Gilberto Baroni, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana e l’Istituto tecnico per il turismo «Marco Polo». Il prossimo anno il protagonista sarà Ungaretti.

DI LORELLA PELLISIl varco si intravede, ma è difficile farsi largo, superare quella «muraglia» colorata di folla curiosa, emozionata, divertita. E attenta. In alcuni momenti persino assorta. Non è da poco vedere quasi 500 ragazzi (più femmine che maschi, in verità) dai 14 ai 18 anni assiepati in un’immensa sala, la più grande del Palaffari di Firenze. Ma se sono qui un motivo c’è. Non per «osannare» la rockstar del momento, non per incontrare il loro idolo sportivo. Semplicemente per conoscere meglio e confrontarsi sulla lettura ed interpretazione di uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, Eugenio Montale.

In classe hanno riflettuto e lavorato un intero anno sul tema «Montale e la ricerca del varco». In piccoli gruppi hanno scelto un tema, delle liriche ed elaborato delle mini-tesi. Settantacinque in tutto. Altri hanno preparato disegni, fotografie, video, brani musicali. Adesso sono qui, con il loro «bagaglio culturale». Alcuni verranno premiati. Ma non importa. Ciò che conta è dar vita a un dibattito alla pari con «colleghi», docenti universitari e studiosi.

Questi studenti, arrivati da una trentina di scuole di tutta la Toscana insieme ai loro insegnanti, una cinquantina, sono i protagonisti di un’originale esperienza didattica, la prima in Italia, che per tre giorni sta trasformando il Palaffari in una aula con lezioni no-stop. Non solo: il pomeriggio è dedicato a visite guidate alla scoperta della Firenze montaliana. Composti, concentrati e attrezzati con penne e blocchi per appunti, stanno ascoltando il professor Filippetti intento in una lettura e analisi di una lirica di Montale. Prima di lui il professor Marchi ha parlato della poesia del Novecento. Tra non molto i portavoce dei gruppi – quasi tutte ragazze, almeno così si dice – presenteranno le «tesine» e gli altri elaborati. Ma con il cronometro alla mano: non più di cinque minuti ciascuno. Sono le 11. È l’ora della «ricreazione». Il silenzio si rompe. Il «varco» si allarga. Finalmente possiamo parlare con i diretti interessati.

«Questa manifestazione è una delle poche occasioni che abbiamo per dire la nostra e confrontarci con gli altri», spiega Fulvia, ultimo anno all’Istituto tecnico per il turismo «Marco Polo» di Firenze. «Sinceramente eravamo piuttosto indietro col programma ma ho scoperto un poeta magnifico, dotato di grande umanità interiore». «Sarebbe stata un’opportunità persa non partecipare a questa iniziativa», la segue a ruota Silvia, che con Fulvia ha elaborato la propria tesina. «Il tema del varco è interessante – continua Nella, dello stesso gruppo –. Come Montale lo cerca ma si trova sempre davanti una muraglia e non riesce a vedere oltre, così anche noi abbiamo dinanzi il nostro muro. Per me è la fine della scuola e il futuro».

Poco più in là tre ragazze stanno parlottando e scherzando fra di loro. «Secondo me – dice Martina dello scientifico «Pontormo» di Empoli – Montale è un poeta degno dell’interpretazione personale. Mi piace anche per questo. Offre lo spunto dei vari punti di vista. E poi anche la dimensione del tempo negli “Ossi di seppia” è davvero ricca di sfaccettature».

C’è anche chi, per cercare i punti di contatto con il poeta, come ha spiegato Elisabetta, secondo anno dell’Itc «Roncalli» di Poggibonsi, ha vissuto il lavoro della tesina come un «viaggio interiore alla ricerca di sé», che l’ha portata a paragonare le domande di Montale con quelle dei grandi cantanti di oggi, da Guccini agli U2.

Ci spostiamo nell’angolo dell’auditorium dedicato agli elaborati di tipo artistico. Una ragazza alta, dai capelli rossi, sta illustrando la sua tela ispirata al tema della «ricerca del varco». «Soprattutto con “Ossi di seppia” – afferma Maria Grazia – Montale mi ha fatto pensare ad un’apertura. Per questo ho fatto una finestra. Ma ho scelto di farla spalancata anche se nel poeta prevale l’idea del socchiuso. Con l’albero dai rami secchi che si vede dalla finestra ho voluto inoltre rendere l’idea del travaglio che contraddistingue la poesia di Montale».«In zona» incontriamo anche Emanuele, del liceo scientifico «Rodolico». Ha scritto «Silentium», un pezzo musicale per chitarra, piano, voce e violino ispirato ai «Limoni».

Simona, invece, ha composto una poesia. Si intitola «Una realtà». «Una foglia/cade;/un sogno/che svanisce;/in un cielo di/illuminata tristezza.

I vincitori della manifestazione

I colloqui fiorentini» si sono chiusi con la premiazione dei migliori elaborati. Maria Grazia Lodone, Ginevra Vezzosi e Riccardo Lami hanno vinto la sezione «tesina triennio»: hanno fra i 18 e i 19 anni, ed appartengono ad un’associazione fiorentina di studenti, il «Meeting Point». Al primo posto per la «tesina biennio» sono invece arrivati Elisabetta Baroni, Silvia Funaioli, Francesca Giaccherini, Valentina Pasqualetti e Sara Ramundo, dell’Istituto «Roncalli» di Poggibonsi. Per entrambi i gruppi la scelta è stata effettuata da una giuria presieduta da Elio Gioanola dell’Università di Genova.Per la sezione «produzione artistica» a incoronare Laura Passalacqua del liceo scientifico «Rodolico» di Firenze è stato Luciano Caramel dell’Università Cattolica di Milano che ha valutato come molto interessanti le fotografie della ragazza.Nella sezione «poesia», presieduta da Davide Rondoni, il primo posto è stato conquistato da Martina Lenzi dello Scientifico «Copernico» di Prato.L’importo del premio per tutte e quattro le sezioni è di 775 euro.Per quanto riguarda gli insegnanti, Riccardo Buscagli dell’Università di Firenze ha premiato (1033 euro) le professoresse Teresa Gambardella e Carla Garibotti dell’Itc Piaggia di Viareggio. Dal 1927 un profondo legame con la ToscanaLa scelta degli organizzatori dei «Colloqui fiorentini» di puntare su Eugenio Montale deriva dagli oltre vent’anni trascorsi dal poeta ligure a Firenze, dal 1927 al 1948. Lasciò Genova, dov’era nato il 12 ottobre 1896, per impiegarsi dall’editore Bemporad e poi diventare, nel 1929, direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux. Incarico che avrebbe mantenuto fino al 1938, quando venne esonerato dai fascisti.

Nel capoluogo toscano nacquero Le occasioni (seconda raccolta poetica dopo Ossi di seppia), nacque l’amicizia con poeti toscani come Luzi, Bigongiari e Parronchi, conobbe Drusilla Tanzi, l’indimenticabile «Mosca» come la chiamavano il poeta e i suoi più intimi amici, che sarebbe divenuta la compagna della sua vita e più tardi sua moglie. A Firenze, Montale incontrò un ambiente culturale particolarmente vivace. Luogo d’incontro degli intellettuali era il caffè delle «Giubbe Rosse», dove si davano convegno non solo artisti e scrittori, ma anche critici di indubbio rilievo come De Robertis e Contini.

Oltre Firenze, Montale frequentò altre località della Toscana, a partire dalla Versilia dove prese l’abitudine di passare le estati dopo aver accompagnato nel ’45 la moglie a Forte dei Marmi per rimettersi da una malattia. Il legame con la Toscana resta segnato anche da alcune poesie come «Palio» o «Notizie dell’Amiata», «Costa San Giorgio» o «Proda di Versilia». E fu la nostra regione ad ispirarlo anche come pittore, sia pure dilettante.

Nel capoluogo toscano, Montale rimase fino al 31 gennaio 1948 quando fu assunto al «Corriere della Sera». Le cronache raccontano che di passaggio da Milano, il poeta andò a salutare il direttore Guglielmo Emanuel, che, proprio in quel momento, ricevette la notizia della morte di Gandhi. Emanuel pregò Montale di redigere un breve pezzo sull’avvenimento. Dopo due ore l’articolo era in pagina e il giorno dopo scattò l’assunzione.

Il poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975, morì a Milano il 12 settembre 1981, ma per suo espresso desiderio venne sepolto nel cimitero di San Felice a Ema, alle porte di Firenze, dove dal 1963 era sepolta anche la moglie (nel ritaglio sopra, tratto dalla «Nazione» del 16 settembre 1981, la cronaca della tumulazione della salma del poeta).