Cultura & Società

A 80 anni dalle leggi razziali fasciste, le memorie di una maestra allora ventenne e oggi centenaria

Vite infrante da una cesura esistenziale che resterà dolorosamente insanabile.

«Ricordo ancora l’ira con cui papà, di ritorno dal lavoro, dal quale era stato allontanato, scagliò a terra il distintivo del partito che tutti gli impiegati statali dovevano portare all’occhiello –  mette per scritto Sonia Oberdorfer molti anni dopo gli eventi – Lea e io non potemmo più insegnare nelle scuole pubbliche. La nostra reazione si concentrò sul presente immediato: io trovai un posto di collaboratrice domestica, allora si diceva donna di servizio, presso una famiglia di ebrei». 

Insieme alle vicende di Sonia e della sorella Lea, licenziate dalla scuola in cui insegnano, ne «La tela di Sonia» emergono le figure dello zio Giorgio Castelfranco, lo storico dell’arte cacciato dalla direzione delle collezioni di Palazzo Pitti; del padre licenziato dalle ferrovie, dei cugini Giovanna e Paolo Castelfranco che da un giorno all’altro partono per la Svizzera e poi gli Stati uniti «nel silenzio». «Neppure ci salutammo», ricorda Sonia. Si salveranno grazie alla vendita della preziosa e ineguagliabile ollezione dei De Chirico di famiglia (l’artista è stato un grandissimo amico di Giorgio Castelfranco). Ci sono le presenze degli amici di tutti i giorni che, asserviti al fascismo, tradiscono consuetudini e affetti.  Ci sono gli amici più fedeli, come Rodolfo Siviero, che resterà un punto di riferimento per Castelfranco e la sua famiglia.

Sonia riesce andare avanti perché «sente il bisogno e l’inclinazione ad avere fede nell’uomo, nella forza della ragione, nella giustizia, nel prevalere del bene sul male». Certo è difficile avere fiducia negli altri quando vieni tradita anche dagli amici che frequentano casa tua tutti i giorni. «Li ricordo senza alcuna tenerezza –  scrive – perché nel ’38 non seppero esserci vicini neppure con una parola buona, Né in seguito si fecero vivi. Erano fascisti militanti e probabilmente anche la campagna razziale ebbe il loro consenso”.  Si può andare avanti solo senza pensare al futuro. “Vivevamo attivamente e con un certo ottimismo il presente cercando di non pensare al futuro – confessa – Maggiore era la sofferenza di coloro che, più giovani di noi, avevano dovuto abbandonare la scuola e i compagni L’ingiustizia che subirono li ferì profondamente nella vulnerabilità dell’adolescenza e a meta del cammino degli studi».  

Il volume-che è curato da Marta Baiardi, Alessia Cecconi e Silvia Sorri-sarà presentato in occasione del Giorno della Memoria 2018. È un affresco esistenziale – lucido, doloroso e ironico allo stesso tempo –  dove si narrano le abitudini e la quotidianità di una famiglia della piccola borghesia ebraica nella prima metà del Novecento che vengono spazzate via dall’avvento delle leggi razziali. «L’Istituto, contribuendo a questa pubblicazione, conferma l’impegno necessario per la conoscenza storica e per il recupero della memoria come strumenti concreti  per rispondere a fenomeni preoccupanti di negazionismo e neofascismo», mette in evidenza Matteo Mazzoni, direttore dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana.

La tela di Sonia avrà momenti diversificati di presentazione. Domenica 28 gennaio con il titolo La casa di zio Giorgio e zia Matilde è prevista una visita guidata al villino di Lungarno Serristori, oggi museo Casa Siviero, sul filo della memoria di Sonia Oberdorfer, che di Giorgio Castelfranco e Matilde Forti era appunto la nipote. La visita – alle ore 10.30 e 11.30 –  è gratuita su prenotazione alla email: casasiviero@regione.toscana.it Museo Casa Rodolfo Siviero Lungarno Serristori 3.

Info: 055-4382652 www.museocasasiviero.it

La presentazione del volume è prevista lunedì 6 febbraio a Firenze, presso la Biblioteca delle Oblate (ore 17 –  saletta conferenza – via dell’Oriuolo 24). Partecipano la Comunità ebraica di Firenze, la presidente dell’Associazione nazionale archivi Caterina Del Vivo, Valeria Galini dell’Università di Milano e Ilaria Della Monica, archivista di Villa Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies. Presentazione il 29 gennaio, a Prato, alle 17, presso l’Archivio di Stato. Intervengono le autrici, la soprintendente archivistica regionale, Diana Toccafondi, la presidente della Comunità ebraica di Firenze, Daniela Misul, e la docente di storia contemporanea, Simonetta Soldani.