Cultura & Società

Alla riscoperta del Gregoriano

di Lorella Pellis

Quattro mila persone. Non saranno numeri da stadio ma, se permettete, fanno impressione e, soprattutto, fanno pensare. Roba da far invidia a Fiorello e Beppe Grillo, senza dubbio avvezzi a platee da capogiro. Quattromila persone che sono intervenute all’ultima edizione dei concerti degli Incontri internazionali di Firenze «inCanto Gregoriano». Ma il dato ancora più originale – confermato dagli addetti ai lavori – è che la maggior parte dei partecipanti era rappresentata da giovani. Come dire che in un mondo fatto di bulli, discoteche, internet e ipod il canto gregoriano – entrato a pieno diritto anche nella enciclopedia virtuale Wikipedia – ha da dire ancora qualcosa. Non solo: il successo pare destinato a ripetersi perché dal 28 maggio al 2 giugno il primo canto liturgico della Chiesa sarà il protagonista della quinta edizione di «inCanto Gregoriano», ideato e promosso dall’Accademia San Felice e dall’associazione Viri Galilaei in collaborazione con l‘Aiscgre (Associazione internazionale studi di canto gregoriano) e il Capitolo metropolitano fiorentino, con il sostegno della Regione Toscana e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

«Il punto focale di questo progetto – ci spiega Federico Bardazzi, direttore artistico dell’iniziativa insieme a Enzo Ventroni – è la divulgazione del canto gregoriano ad un pubblico eterogeneo formato sì da specialisti ma soprattutto a coloro che desiderano incontrare anche senza una preparazione specifica, per un primo approccio, questo repertorio». Inoltre quest’anno con la manifestazione viene a coincidere l’ottava edizione del Congresso dell’Aiscgre che insieme a eminenti personalità, riporterà a Firenze le armonie di quell’affascinante forma di «arte/non-arte», connubio esemplare di musica, parola, spiritualità e preghiera, che è appunto il gregoriano. Con la quale parola comunemente si indica l’insieme del repertorio musicale dei canti liturgici della Chiesa cattolica romana. La sua caratteristica è di essere un canto vocale e monodico cioè a una sola voce: in assenza di accompagnamento strumentale la purezza della melodia monodica guida lo spirito al silenzio e alla contemplazione del mistero divino.A questo punto viene spontanea una riflessione. Se si eccettuano i monasteri – in particolare quelli Benedettini – che hanno mantenuto la liturgia in latino, e di conseguenza le celebrazioni in gregoriano, e le persone più anziane che conservano reminiscenze della settecentesca «Missa de Angelis» o del «Pange lingua» e del «Salve Regina», per fare un esempio, il repertorio gregoriano appare in realtà poco conosciuto e diffuso nelle nostre parrocchie dove le liturgie domenicali sono per lo più accompagnate da canzoni o canzonette e strimpellio di chitarre. Difficile dunque immaginare un ritorno di fiamma del gregoriano se non addirittura una nuova moda, considerando anche che dopo il Concilio Vaticano II che lo esaltava come canto proprio della Chiesa, si è assistito, se non alla sua sparizione, certo ad un notevole ridimensionamento. «La verità – spiega Federico Bardazzi – è che c’è un grande bisogno di spiritualità che trapela nella nostra società anche se apparentemente viene nascosto. Negli ultimi decenni il dialogo interreligioso ha fatto avvicinare i giovani anche ad altre culture. Ecco, nel canto gregoriano si possono trovare quegli elementi che i nostri ragazzi hanno cercato altrove. Il gregoriano è una declamazione della parola di Dio attraverso il suono, è una simbiosi tra testo e musica. E la parola così proclamata provoca una forte riverberazione nell’anima di chi ascolta. E i giovani questo lo sentono e per questo si avvicinano a questi repertori».

Del resto Benedetto XVI, che sulla musica sacra è competentissimo, è severamente critico sulle degenerazioni della musica postconciliare e ha spiegato a più riprese che intende ridare un posto nella liturgia cattolica alla musica della grande tradizione che «dal canto gregoriano attraverso la musica delle cattedrali e la grande polifonia, la musica del Rinascimento e del Barocco, va fino a Bruckner e oltre».

Dunque riscoprire il gregoriano non solo come accompagnamento alla liturgia – magari meno sporadico o «da grandi occasioni» rispetto a quanto avviene oggi – ma proprio come educazione ideale al canto corale è quindi possibile, anzi decisamente auspicabile. Tornare alle radici può infatti servire proprio per curare al meglio anche i canti più recenti, perché poche forme canore come questa abituano a una corretta coralità. La musica stessa, infatti non si impone sulle parole ma le accompagna dolcemente, sottolineandole e favorendo la meditazione. Non avendo la complessità della polifonia e non richiedendo l’uso di strumenti, il gregoriano si presta bene a un approccio immediato. Le modulazioni che impone, inoltre, garantiscono un corretto ritmo e favoriscono pienamente la coralità intesa come naturale confluenza di tante voci in una per dar lode a Dio, dove è evidente che protagonista non è più chi canta, ma ciò che viene cantato. Senza tentazioni di imporre la propria voce, magari stentorea o capace di lunghi acuti (che qui non esistono), su quella degli altri, ma anche senza scadere nel diffuso vizio di cantare al rallentatore, quasi come un vecchio 45 giri mandato a 33. Quanto alla lingua, basta imparare quello che si canta leggendo la traduzione: noi invece, con la lodevole intenzione di avvicinare l’assemblea al significato dei canti, abbiamo piuttosto rischiato di allontanarla proponendo, insieme a brani in italiano indubbiamente belli, anche troppe composizioni assai povere sia dal punto di vista musicale che come testo, e talvolta neppure facili da cantare assieme. Ma anche la pretesa di tradurre in italiano «Ubi caritas» («Dov’è carità e amore») o il «Pater noster» ha finito per dar vita a brani piuttosto brutti e che comunque niente hanno a che fare con l’originale gregoriano.

Il Congresso internazionale «100 anni di Graduale Romanum. Eredità e sfide» è il tema dell’VIII Congresso internazionale di canto gregoriano in programma a Firenze dal 28 maggio al 2 giugno. I lavori si svolgeranno al Convitto della Calza (piazza della Calza, 6, tel. 055-222287; www.calza.it). Il congresso, che si presenta come occasione unica e preziosa di scambio e conoscenza tra partecipanti provenienti da tutto il mondo, quest’anno si svolge in occasione di una significativa ricorrenza: il centesimo anniversario del Messale Gregoriano, ovvero il Graduale Romanum della Editio typica vaticana approvato e prescritto come obbligatorio per la Chiesa di rito romano con Decreto della Congregazione dei riti del 7 agosto 1907, e pubblicato l’8 aprile 1908. «L’VIII congresso Dell’Associazione internazionale di canto gregoriano – ha scritto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano – considera questa ricorrenza come occasione per lanciare uno sguardo retrospettivo alle ricerche che con successo sono state ulteriormente prodotte e ai relativi risultati. In questo i lavori congressuali hanno però davanti agli occhi anche la raccomandazione del Concilio vaticano II che ha espresso il desiderio di una Editio magis critica dei libri gregoriani pubblicati a partire dal tempo di Pio X. I concerti e le liturgie La quinta edizione di «inCanto Gregoriano» propone i seguenti concerti (tutti a ingresso libero). Firenze: 30 maggio (ore 21): Basilica di San Lorenzo. 31 maggio (ore 21): Basilica della Santissima Annunziata. 1° giugno (ore 21): Basilica di San Lorenzo. 2 giugno: Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno. 3 giugno: Abbazia di Vallombrosa (Reggello). 14 luglio: Collegiata di Santa Maria Assunta a Figline Valdarno. 8 settembre: Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi. 9 settembre: chiesa di San Pietro a Cascia (Reggello). Sono in programma anche quattro liturgie: Lunedì 28 maggio (ore 19): Messa di inaugurazione nella Basilica di San Miniato al Monte. Martedì 29 maggio (ore 18,45): Vespri di San Salvatore nella chiesa di San Salvatore. Mercoledì 30 maggio (ore 18,30): Messa nella Basilica di San Marco (in collaborazione con la Fondazione La Pira). Sabato 2 giugno (ore 10,30) Messa concelebrata nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. LA SCHEDA Il canto gregorianoIl canto gregoriano costituisce quell’arte liturgico-musicale elaborata nel medioevo attraverso la combinazione del canto romano e il canto gallicano. La combinazione dei due repertori in uno, cominciata ad avvenire nel secolo VIII, fu opera di esperti sicuramente grandi, come grande in quell’epoca era il senso della cultura, quando si pensi a quel «prodotto» storico-politico che sarà la figura di Carlo Magno. L’appellativo «gregoriano» fu dato nel tempo per collocarlo sotto l’egida del papa benedettino Gregorio Magno (che, secondo la tradizione, raccolse i canti sacri in un volume detto «Antifonario») ma, in effetti, l’epoca di papa Gregorio fu al massimo quella del canto romano, essendo il gregoriano, appunto, sicuramente posteriore. Il canto gregoriano come viene eseguito oggi è frutto della grande riforma iniziata a metà sec. XIX grazie all’opera dei monaci benedettini di Solesmes, in Francia, che restaurarono le melodie gregoriane. RepertorioIl repertorio del canto gregoriano è molto vasto. È costituito dai canti dell’Ufficio (la cosiddetta «Liturgia delle ore» recitata ogni giorno dal clero) e dai Canti della Messa. Nei canti dell’Ufficio si riscontrano le seguenti forme liturgico-musicali: le Antifone, i Responsori e gli Inni. Nei canti della Messa vi sono forme legate alle parti dell’Ordinario (cioè i testi che non mutano mai: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei) e del Proprio (cioè i testi che variano secondo le diverse festività: Introito (antifona d’ingresso), Graduale (salmo responsoriale), Allelua, Offertorio e Communio). Il canto gregoriano è del solista, della schola e dell’assemblea. RitmicaIl gregoriano non conosce mensuralismo e la sua interpretazione è basata essenzialmente sul valore sillabico di ciascuna nota, caratterizzato da una indefinibile elasticità di aumento e diminuzione. I neumiCiò che in musica moderna si chiama nota, in gregoriano è detto neuma (dal greco «segno») con la differenza che un neuma può significare una nota o un gruppo di note. Nella trascrizione moderna del repertorio gregoriano si utilizzano note di forma quadrata dette notazione quadrata. Il rigoA differenza della musica tradizionale che è scritta sul pentagramma (cinque righe), il repertorio gregoriano è comunemente trascritto su di un rigo detto tetragramma il quale consta di quattro linee orizzontali con tre spazi all’interno; si leggono dal basso verso l’alto. Le chiaviIl Do e il Fa sono le lettere chiave utilizzate nella trascrizione del repertorio. La chiave di Do può essere posta sulla quarta, sulla terza e sulla seconda linea mentre la chiave di Fa si trova generalmente sulla seconda e sulla terza linea, raramente sulla quarta, mai sulla prima. L’AiscgreÈ un’associazione di studiosi e appassionati di canto gregoriano. Venne fondata nel 1975 da un gruppo di gregorianisti allievi del grande studioso e monaco francese dom Eugène Cardine, professore per lunghi anni al Pontificio istituto di musica sacra in Roma. Giunto all’età del pensionamento e dovendo rientrare nel suo monastero di Solesmes in Francia, parve bene agli allievi più affezionati fondare appunto l’Aiscgre (Associazione internazionale studi di canto gregoriano) perché il grande patrimonio di scienza e di idee del maestro trovasse dei discepoli custodi. L’Aiscgre italiana costituisce una delle sezioni sparse in Europa e in Giappone. Ha sede a Cremona (tel. 0372-453848) e da anni è attiva in corsi di canto gregoriano, nella pubblicazione di una rivista scientifica ed ha formato numerosi direttori di coro. Non ha scopo di lucro.

Dove si può ascoltare in Toscana

Non è un’esagerazione affermare che in Toscana il gregoriano è di casa, soprattutto nell’area fiorentina. Sono numerose, infatti, le comunità religiose che fanno riferimento a questo tipo di canto nell’ufficio divino o anche solo in particolari occasioni. Ne forniamo di seguito un quadro certamente non completo ma che comprende molte delle realtà più significative, cominciando da Firenze per spostarsi successivamente a est e poi verso sud.

• CATTEDRALE DI SANTA MARIA DEL FIORE – Firenze – La Schola Gregoriana della Cattedrale interviene nella Messa capitolare domenicale delle ore 10,30 con il proprio del giorno.

• MONASTERO DI SANTA MARTA – Firenze – La comunità benedettina femminile di Santa Marta fa riferimento al gregoriano solo in parte e la salmodia è comunque in italiano.

• ABBAZIA SAN MINIATO AL MONTE – Firenze – Costruita dai Cluniacensi nell’XI secolo, dal 1373, è fissa dimora dei Monaci Benedettini Olivetani. Il Vespro – che viene celebrato nella Cripta della Chiesa – è in canto gregoriano.

• CHIESA DI SAN SALVATORE AL MONTE – Firenze – Alla Messa dei primi ve spri viene cantato il proprio della Messa del giorno dal Coro Viri Galilaei.

• CERTOSA DEL GALLUZZO – Galluzzo (Firenze) – L’imponente costruzione fu realizzata nel 1341 e affidata ai Certosini che vi rimasero fino al 1957, quando la chiesa passò ai Cistercensi. Triduo e veglia pasquale sono celebrati in canto gregoriano.

• COMUNITà DEI FIGLI DI DIO – Settignano (Firenze) – Anche la Comunità dei Figli di Dio fondata da Don Barsotti in Via del Rossellino, 7 a Settignano, fa riferimento a questo tipo di canto. Nel sito http://www.figlididio.it/ si può trovare anche una buona sintesi della liturgia improntata sul gregoriano.

• CATTEDRALE DI SAN ROMOLO – Fiesole – Il gregoriano è adottato in alcune festività e celebrazioni particolari.

• ISTITUTO DI CRISTO RE SOMMO SACERDOTE – Gricigliano (Pontassieve) – Comunità sacerdotale francese la cui liturgia fa grande uso del canto gregoriano.

• ABBAZIA DI SANTA MARIA DI ROSANO – Rosano (Rignano sull’Arno) – Situata nei pressi di Pontassieve, è una delle più antiche abbazie della Toscana, essendo stata fondata nel 780 per una comunità femminile di Benedettine di clausura. La liturgia, sia delle ore che eucaristica, è improntata interamente sul gregoriano.

• ABBAZIA DI VALLOMBROSA – Vallombrosa (Reggello) – L’abbazia fu costruita nel 1028 da San Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione Benedettina di Vallombrosa. È possibile ascoltare canti gregoriani eseguiti dai Benedettini Vallombrosani.

• EREMO DELLA VITA ETERNA ALLE VOLTE ALTE – Costalpino (Siena) – La comunità di Oblati Benedettini che qui risiede ha «la massima cura per l’Ufficio Divino con il recupero del canto gregoriano».

• ABBAZIA DI MONTE OLIVETO MAGGIORE – Chiusure (Asciano) – Canto gregoriano ogni giorno, come in tanti altri monasteri benedettini. Viene usato integralmente nella Messa conventuale, ai Vespri, alla Compieta e, in parte, alle Lodi. Orario liturgie cantate: giorni feriali ore 18.15 Vespri e Santa Messa conventuale; giorni festivi ore 11.00 Santa Messa solenne; ore 18.30 Vespri e benedizione del Santissimo Sacramento.

• ABBAZIA DI SANT’ANTIMO – Castelnuovo dell’Abate (Montalcino) – Si celebrano liturgie ogni giorno in gregoriano eseguiti dai monaci che seguono la Regola di Sant’Agostino. La preghiera comunitaria viene cantata interamente in gregoriano secondo la liturgia del Concilio Vaticano II, quale strumento ideale di contemplazione e di adorazione. Si svolgono pure corsi di canto.