Cultura & Società

«Amore, impariamo ad educare il cuore»

di Jacopo Masini

La Sala Pontevecchio del Convitto della Calza a Firenze si riempie di giovani, di docenti che accompagnano le loro classi a partecipare all’incontro per la Giornata della Vita. Chi prepara i microfoni, chi si sistema, nel generale brusio che precede un evento importante. In una simile atmosfera incontriamo Alessandro D’Avenia, (nella foto), giovane insegnante e scrittore che ci parla del suo lavoro, della sua passione per i giovani. L’aria è affabile e lo stile molto diretto e concreto. Alessandro si racconta…

Che significato ha per te scrivere?

«Scrivere per me è un modo di stare nella realtà, è uno dei polmoni con cui respirare, un importante mezzo con cui esprimermi. Se la scuola mi offre una presa a terra con la realtà, coi ragazzi, la scrittura è il momento di ricerca, di riflessione sulla realtà che vedo. Un’occasione dunque di sosta e di risposta alle domande che sorgono e che perciò hanno bisogno di elaborazione all’interno di una quotidianità da vivere intensamente».

Un giovane che vuole fare l’insegnante: una mission impossible, una scelta coraggiosa…

«Credo che ci sia una malattia che colpisce ogni insegnante, ossia l’ottimismo e la speranza. Altrimenti non si potrebbe affrontare un lavoro purtroppo anche poco remunerativo e riconosciuto. Ma è un lavoro che, se fatto con passione, con amore per le cose che si fanno, per i ragazzi, può ripagare con uno stipendio che non si vede e che alla fine comunica un entusiasmo che non si potrebbe neppure immaginare».

I giovani tra problemi e potenzialità. Come affrontarli?

«L’adolescenza è una fase della vita comune a tutti, e i giovani sono da sempre gli stessi. Con una sete di verità, di pienezza, di intensità, di desiderio che non sono mutati pur nello scorrere delle generazioni. Quello che sta succedendo oggi è che tutto si rivela molto più rapido e le sollecitazioni a livello emotivo cui i giovani sono sottoposti appaiono difficili da affrontare e decodificare».

Insegnante-amico o insegnante-professore?

«Essere un insegnante-amico non ha senso. Nella dinamica educativa c’è e ci dev’essere una disparità di ruoli che porta l’adulto ad essere quel punto di riferimento formativo per il giovane senza di cui non ci sarebbe più possibilità di comunicare contenuti e valori. Fermi nelle decisioni e consapevoli di avere davanti una persona da cogliere nelle varie sfaccettature della sua personalità».

I giovani e i sentimenti. L’amore e l’ineducazione all’affettività.

«L’emergenza educativa è oggi una emergenza sentimentale e non solo culturale. Dobbiamo far fronte ad un’ignoranza non solo della testa ma anche del cuore. I media si soffermano giustamente sulle emozioni, ma il più delle volte queste emozioni travolgono senza che vi si possa dare un significato. E’ importante invece soffermarsi sui sentimenti e capire cosa ci sia di bello e di vero in essi».

I giovani e il dolore. In un mondo in cui la sofferenza sembra essere accantonata, i giovani si rivolgono ad essa in maniera radicale sia a favore sia contro. Il ruolo di testimoni forti che smuovano con la loro esperienza la coscienza dei giovani.

«In un’epoca in cui si preferisce il reality e non la realtà, il dolore viene accantonato in un angolo. La sofferenza invece è una dinamica che caratterizza la vita di ognuno. Non importa che si arrivi a situazioni estreme, ma anche i problemi di un compagno possono diventare occasione di incontro e di consapevolezza maggiore nei confronti del dolore. Bisogna rendere i giovani sensibili alla persona che hanno davanti, non ad un concetto astratto di dolore».

Una letteratura per la vita o una vita per la letteratura?

«Non insegno mai niente che non aiuti a capire e a vivere meglio la realtà. Ogni autore, ogni pagina che voglio affrontare coi miei studenti deve essere una finestra per la crescita personale e in vista di un’esistenza concreta più piena».

Cosa speri per il futuro?

«Di poter dire arrivato alla pensione di aver lanciato gente innamorata della verità e della bellezza».

Il libroCosa succede nella vita di un ragazzo quando fanno irruzione nello stesso tempo l’amore, la sofferenza, lo sgomento? «Bianca come il latte, rossa come il sangue» è il primo romanzo di Alessandro D’Avenia, professore di liceo con la passione della comunicazione: il suo blog, «Profeduepuntozero», è amatissimo dai più giovani. Il libro, pubblicato da Mondadori, è già un caso letterario. Un testo coraggioso raccontato con la voce di Leo, un ragazzo di sedici anni. Un ragazzo che ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Il suo sogno si chiama Beatrice. Quando scopre che Beatrice è ammalata, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Mondadori, pagine 254, euro 19