Cultura & Società

Archeologia, verso il nuovo parco di Cortona

di Lorella PellisAll’antico viaggiatore che percorresse la via pedemontana della Val di Chiana, asse naturale privilegiato della viabilità della penisola, le imponenti tombe gentilizie a tumulo indicavano la presenza dell’antica città di Cortona, arroccata sui contrafforti collinari, e costituivano insieme il segno più rappresentativo della potenza, della dignità e della ricchezza dei principes, l’aristocrazia egemone che dominava il territorio intrattenendo scambi commerciali in tutto il Mediterraneo. Anche oggi il moderno turista e appassionato di archeologia che, come noi, giunge in loco, resta letteralmente affascinato dai tumuli dei cosiddetti Melone I e Melone II del Sodo, certamente i monumenti più significativi in questa zona. In particolare il Melone II (VI secolo a. C.), che ha offerto, di recente, straordinari rinvenimenti: una tomba, con prezioso corredo di monili aurei, scoperta nel 1992, e un monumentale altare funerario – un unicum in Europa – con una ripida gradinata, scolpita ai lati con guerrieri e fiere, circondata da mura circolari ora liberate da oltre tre metri di terra.

Proprio le tombe gentilizie del Melone I e Melone II rappresentano il fulcro intorno al quale è nata l’idea di realizzare un Parco che riunisca i monumenti etruschi all’interno della città di Cortona (in provincia di Arezzo) e quelli disseminati nel territorio. Un progetto complesso che addirittura prevede la deviazione di un tratto del fiume Loreto (circa 400 metri) e della strada provinciale 28, che consentiranno di portare a termine gli scavi e conservare la tomba del Melone II. L’iniziativa – senza dubbio ambiziosa – vede uniti il Comune di Cortona, la Soprintendenza archeologica della Toscana, la Regione Toscana e la Provincia di Arezzo, con la collaborazione dell’Accademia etrusca: undici siti archeologici (disseminati nel vasto territorio cortonese ed inscritti cronologicamente in un periodo che va dalla fine del VI secolo a. C. alla metà del V secolo d. C.) e il nuovo Museo della città che andranno a costituire un sistema unitario. Il museo sarà pronto entro la fine del 2004 grazie ad un accordo di programma compreso in una intesa istituzionale tra Stato e Regione. La sede sarà Palazzo Casali e riunirà il già esistente Museo dell’Accademia etrusca ai circa mille metri quadri di nuovo spazio espositivo. Sarà il fulcro del sistema parco ad avrà anche la funzione di centro di documentazione didattica e di promozione. Per il recupero della struttura del palazzo e l’allestimento del museo è previsto un totale di circa 1 milione e 700 mila euro: finanziamenti comunali per oltre 1 milione e 300 mila euro e quasi 400 mila euro di fondi statali. All’interno del museo saranno collocati, oltre alla famosa Tabula cortonensis, la più lunga iscrizione etrusca scoperta il secolo scorso, tutti i reperti ritrovati a partire dall’Ottocento nel territorio di Cortona e conservati nel Museo archeologico di Firenze. Il museo ingloba al suo interno uno dei monumenti etruschi del parco, un impressionante tratto murario lungo 15 metri, scoperto durante i lavori di ristrutturazione, che doveva sostenere l’Acropoli della Cortona etrusca.

La prima fase dei lavori di realizzazione del Parco archeologico di Cortona, iniziati a metà del 2001 e che termineranno entro il 2004, ha reso fruibile tutti i siti archeologici del parco attraverso la messa in sicurezza dei monumenti e i primi interventi di scavo e restauro conservativo. Per il parco sono stati investiti oltre 3 milioni di euro, 134 mila dei quali investiti dal Comune su finanziamento della Provincia di Arezzo, i restanti provenienti dallo Stato grazie all’accordo quadro con la Regione.

Intanto procedono a pieno ritmo i lavori nei cantieri. Nel caso del Melone II del Sodo è stato liberato il perimetro del tumulo dai tre metri di terra che per secoli ne ha occultato la vista. E proprio in questi giorni stanno per prendere il via le due deviazioni. Oltre ai lavori di restauro e messa in sicurezza dei siti, fervono gli scavi che potrebbero rivelare altre tombe, mai depredate e ricche di corredi.

E per la prima volta dopo gli anni venti del Novecento sono ripresi gli scavi al Melone I del Sodo (489 a.C.): saggi stratigrafici nell’area del tumulo opposta al dromos hanno portato alla scoperta del filare di base del tamburo, in blocchi di pietra di arenaria grigia, di cui non si conosceva l’esistenza. Si profila anche in questo caso la possibilità di ritrovamento di tombe all’interno del tumulo.Nel frattempo altri siti del Parco hanno cominciato a restituire tesori inaspettati. Nella Tanella Angori, tumulo inquadrabile nel periodo ellenistico (II secolo a. C.) è stata rinvenuta un’importante iscrizione su pietra del II secolo a. C. che ricorda la famiglia Cusu, la stessa della Tanella di Pitagora e che appare citata nella Tabula cortonensis.