Cultura & Società

Attenti, la pinocchite è tra noi

di Umberto FolenaPinocchio si salvi dal Gatto e dalla Volpe, dall’Omino di Burro e dai giudici, che non essendo l’Italia savoiarda così civile ed evoluta da promulgare una Legge Cirami, il povero burattino non poté ricusare; tuttavia, non possedendo l’Italia savoiarda neppure un Carlo Taormina, il povero burattino non avrebbe nemmeno avuto un leguleio disposto a difenderlo solo per fare dispetto a quei magistrati. Pinocchio si salvi dunque da tutti costoro. E noi salviamoci dalla pinocchite. Il sospetto è legittimo. Benigni Cerami (con la e, non con la i) Piovani hanno fatto benissimo a fare il loro film che, non appartenendo noi alla schiera degli eletti che hanno potuto vederlo in anteprima, ignoriamo. Ma il semplice fatto che abbia prodotto recensioni in disaccordo è un ottimo segno: stavolta la cricca, pardon: la nobile schiatta dei critici non è riuscita a mettersi d’accordo. Tuttavia il sospetto, dicevamo, ci induce a sospettare: non è che con la scusa che tutti i soldi investiti nel film devono fruttare, e che dietro Benigni Cerami Piovani si intrufolerà la solita folla di abusivi opportunisti, il povero burattino ci verrà cucinato in tutte le salse, come neanche al Pescatore Verde riuscì?

Già nelle edicole, nelle cartolerie, nei bazar, nelle tabaccherie delle stazioni rispuntano edizioni improbabili del Libro, pupazzi e quant’altro. E poiché è comunque tardi per evitare il peggio, ecco alcuni possibili e scongiurabili casi di pinocchite estrema.

Lo Gatto e La Volpe brokers. La Borsa è inaffidabile? I mercati crollano per colpa (in ordine d’importanza) dell’arbitro Moreno, di Saddam e di Osama? Seppellite i vostri risparmi nel nostro orto. Va bene anche la carta Bancomat, purché non vi dimentichiate il biglietto con il codice a cinque cifre che conservate nel portafoglio, con la carta, per timore di dimenticarvelo. Direte: ma chi è così imbecille da cascarci? Ingenui come Pinocchio, andiamo! Sarà. Intanto migliaia di italiani ci sono fidati di Wanna Marchi e altri migliaia consegnano badilate di euro ai maghi per scrollarsi di dosso le fatture o avere altro denaro da consegnare ad altri maghi e così via.

E se ripensiamo a certi nostri investimenti raccomandateci dalla banca di fiducia, la sgradevole sensazione di aver ficcato i soldi sotto qualche fico non potete non provarla. Ma se proprio insistete, possiamo dare al tutto un tono esotico che lo renda meno incredibile: «Cat&Fox Associated». Fatto.

Ipermercato Balocchi. Altra sgradevole sensazione: il Paese dei Balocchi esiste, l’ho visto e anzi ci sono stato. E nonostante non abbia le orecchie appropriate, mi sento pure un poco asino. Che ci fosse ho cominciato a intuirlo quando un ex cantante e costruttore edile s’è presentato in tv a dirci, come Lucignolo però più ottimista e convincente, che il Paese dei Balocchi l’avremmo avuto qui, tra noi, subito, se l’avessimo votato.

Le sue labbra stillavano promesse; egli stesso veniva dal Paese dei Balocchi, da lui edificato, come ci mostrò in un umile libretto inviatoci a casa. Poiché sappiamo come sta andando a finire, non vi sembra di essere asini, somari, ciuchi? Come quando vai all’ipermercato per comprare due chiodi e ne esci con un trapano a reazione e un set di martelli in titanio, senza sapere bene perché, solo che al momento sembrava un affare da non perdere. Idem.

La stanza di Pinocchio. I girotondi hanno già il fiato corto. I leader della sinistra sembrano non darsene peso e i leader della destra non se ne accorgono, impegnati come sono nei loro personali girotondi in Rai e nelle altre aziende dove si esercita il potere vero, quello che agisce a fondo, giù fin dentro le coscienze? Caro Nanni, è perché non hai trovato il posto giusto dove farli.

E pensare che mentre giravi La stanza del figlio, ad Ancona, ce l’avevi sotto il naso. Pinocchio, ecco la località fatale. Il burattino si chiama così perché a Collodi il nome del sobborgo del capoluogo marchigiano suonò come uno schiocco, rotondo e sonoro come i passi del suo eroe in fuga sul selciato. Pinocchio esisteva prima del libro ed esiste tuttora. Un buon ritiro per dissidenti. «Dove si va?» «Si va a Pinocchio». E vai con le pinocchiate.

E non è finita. Geppetto si vende l’unica giacca per comprare al suo figliolo l’abbecedario, rischiando la polmonite? Oggi c’è chi chiede un prestito all’usuraio per comprare, a se stesso s’intende, l’automobilona o regalarsi una vacanza esclusiva; rischiando l’incravattamento. Pinocchio non vede l’ora di andarsene di casa per farsi i fatti suoi? Oggi a colonne di figlioli non passa per l’anticamera del cervello di andarsene di casa, dove peraltro si fanno i fatti loro. Pinocchio sogna la Fata dai Capelli Turchini? Noi restiamo con il naso incollato alla tv con la Carrà dentro.

La pinocchite è tra noi e non c’è Benigni che possa salvarci.

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