Cultura & Società

Biordi: «Il Conservatorio è vivo, nonostante la riforma»

di Claudio Turrini«Altro che “decadenza e muffa”. I Conservatori in Italia sono, per la maggior parte, istituzioni sane, estremamente dinamiche, nonostante le grandi difficoltà che questa riforma ha imposto.Paolo Biordi, 50 anni, ravennate (nella foto), maestro di viola da gamba e concertista, non ci sta a sentir parlare del Conservatorio di Firenze, che dirige da tre anni, come di un’istituzione in declino. Quando ha letto la nostra intervista a Marco Papeschi (Marco Papeschi e il «sogno» dell’Accademia del musical), ci ha subito chiesto di replicare. Non per fare polemica, ma per spiegare ai lettori una realtà che forse è poco conosciuta. «Nel nostro Conservatorio – ci dice con orgoglio – si effettuano gli esami di composizione del biennio specialistico con l’orchestra: la commissione non guarda solo a tavolino la partitura. E poi li riproponiamo nei concerti, magari assieme a Brahms o a Mozart. Altro che decadenza, valorizzazione dei docenti e degli studenti». Con 800 studenti, di cui 540 ancora con il «vecchio ordinamento» e gli altri con il nuovo, tra triennio (114) e biennio (126), il Conservatorio «Cherubini» di Firenze è al completo, in quasi tutte le «classi». Segno che «attrae ancora». Quest’anno, al vecchio ordinamento, ci spiega Biordi, «su 60 domande di pianoforte ne potremo prendere una ventina, su 25 domande di composizione potremo avere liberi 6 o 7 posti. Di canto abbiamo 36 domande con le classi già tutte piene. E a luglio arriveranno le domande di ammissione per il triennio e il biennio».Da dove nasce questo successo?«Con il nuovo ordinamento abbiamo circa 60 diversi diplomi accademici, tra triennio e biennio, dalla musica antica, al jazz o al pianoforte accompagnatore e ovviamente tutti i classici percorsi di diploma. Tutto quello che si poteva avere. Abbiamo attivato 250 nuove discipline. I ragazzi sono contenti di avere una formazione molto più vasta di prima».Quindi è stata accolta bene la riforma del «3+2», introdotta dalla legge 508 del 1999?«Negli ultimi tre anni – il nuovo ordinamento a Firenze è partito nel 2003 – abbiamo fatto 250 diplomi accademici. Abbiamo il più alto rapporto in Italia tra numero di iscritti e diplomati. E le assicuro che i diplomi non si regalano. Il livello è altissimo. Da questo punto di vista il Conservatorio di Firenze non solo ha le carte in regola, ma è la riforma già applicata. Altro che decadenza!».Accanto all’«alta formazione», continuano poi i corsi «tradizionali».«La legge 508 prevede che il “vecchio ordinamento” continui fino a quando non ci saranno gli ordinamenti didattici e tutti i decreti attuativi dell’alta formazione, permettendo in questo modo di avere due ordinamenti: quello “classico” – del diploma di violino o di piano decennale, per intenderci – e quello nuovo, in via sperimentale, del triennio e del biennio universitario». Fino a quando?«Il ministro Gelmini ha promesso in tempi brevi tutti i decreti attuativi del “3+2” perché si possano attivare in via ordinamentale a partire dall’anno accademico 2010-’11. A quel punto andrà ad esaurimento il “vecchio ordinamento”, per il quale non potremo più accettare nuovi allievi».E dopo chi farà la formazione musicale di base?«Dopo la legge 508 ci sono stati diversi Dpr – come il 132, il 212 – che prevedevano, in attesa dei decreti attuativi dei licei musicali, che i Conservatori continuassero a fare formazione musicale di base. In realtà sono arrivati – forse – prima i licei musicali della fine del vecchio ordinamento e quindi quei corsi di formazione non partiranno mai secondo quella modalità».Che giudizio dà della nascita di questi licei?«Così si completano tutti i segmenti della formazione musicale. Le scuole medie a indirizzo musicale, esistono già. Con i licei musicali abbiamo la fase successiva, usciti dai quali si entra in Conservatorio per il 3+2 di alta formazione. Sulla carta è un percorso lineare e chiaro». Perché «sulla carta»?«Perché la nascita dei licei coreutici-musicali può essere un serio problema se il ministro sceglierà determinate strade».In che senso?«Il ministro parla di attivare 40 sezioni, di 25 alunni ciascuna, di licei coreutici-musicali. In tutto mille allievi. Ipotizziamo che in Toscana siano due le sezioni e che partano nel 2010-’11. Cinque anni dopo avremo i primi cinquanta diplomati toscani. Questo significa che nel 2015 le quattro istituzioni di alta formazione musicale in Toscana – Firenze, Siena, Lucca e Livorno, un Conservatorio e tre Istituti pareggiati – al massimo avranno a disposizione cinquanta studenti».E allora cosa proponete?«Io dico: lasciamo ai Conservatori anche questo segmento: chi vuol fare formazione musicale di base si deve poter iscrivere, oltre che ad un liceo musicale, anche ad un Conservatorio. Penso che questo doppio canale sia necessario per alimentare il triennio di alta formazione».Siete quindi contrari a trasformarvi solo in scuole di alta formazione?«Separare la formazione di base dall’alta formazione sarebbe un errore grave. Una follia. Ma ci rendiamo conto di quanto sia importante la continuità didattica per questi ragazzi che cominciano a 10 anni e trovano un maestro che li porta fino al diploma, con garanzie assolute di qualità e di percorso formativo eccellente? Ma c’è anche dell’altro…».Cosa?«Se i licei vengono aperti in base alle richieste, attiveranno il corso di chitarra, di pianoforte, di flauto, di violino… E il resto dell’orchestra? Il fagotto, il corno, l’arpa, il bassotuba, il contrabbasso…? E chi li prepara questi ragazzi? Perché perdere una competenza e una capacità formativa, quella dei Conservatori, ormai secolare?» Siete preoccupati?«Una soluzione dovrà essere trovata. Il direttore generale del ministero ci ha già detto che le lezioni musicali dei licei si faranno in convenzione nei Conservatori. Altrimenti servirebbero aule per lezioni individuali, un pianoforte in ogni aula, un auditorium per fare orchestra…. Istituire un liceo del genere comporterebbe una quantità di risorse che non ci sono, ma oltretutto sarebbe uno spreco: queste risorse ci sono già oggi nei Conservatori». Ci sarebbero conseguenze anche per i docenti…«Al Conservatorio di Firenze cisono 107 docenti. Troppi per l’alta formazione. Nei Conservatori abbiamo una ricchezza di cultura e didattica musicale che è secolare. Perché perderla nel giro di qualche anno, magari mandando questi docenti in pensione e non rimpiazzandoli?».I Conservatori in Italia sono una sessantina ai quali si aggiungono poi gli Istituti pareggiati. Non sono troppi per diventare tutti centri di alta formazione?«Questo è un grosso problema. Forse sette Conservatori in una sola regione sono tanti. Si potranno trovare delle forme di razionalizzazione. Ad esempio, si parla di creare dei centri specialistici, per un particolare settore. Però consideri che tutto il sistema dell’Alta formazione musicale costa 400 milioni di euro, cioè meno di un’unica grande Università». Ma perché sono così tanti?«La musica è un fatto talmente importante nella cultura italiana che trovo giustificata una così estesa formazione musicale. Creare dei musicisti è sempre un fattore di ricchezza per il Paese. Questi diplomati, anche se poi non faranno gli orchestrali o i musicisti di professione, saranno dei consumatori di musica, rappresenteranno l’indotto, un enorme mercato».Finora i Conservatori diplomavano anche i privatisti, provenienti da scuole private o preparati da singoli maestri. Cosa succederà a loro?«Noi li prendiamo ancora. Però sono destinati a scomparire. Non sono comunque un gran numero». Concerti, ricerca, biblioteca e anche un Museo di strumenti antichiIl Conservatorio di Firenze nasce nel 1860 come «Regio Istituto musicale», dopo la soppressione di vecchie scuole di musica cittadine. Nel 1910 venne intitolato al compositore Luigi Cherubini e nel 1923 diventa «Regio Conservatorio». Ha la sede centrale contigua alla Galleria dell’Accademia in Piazza Belle Arti e da novembre scorso una seconda sede a Villa Favard (zona Rovezzano). Dal 2005 ha ottenuto anche la certificazione di qualità Iso9001/2000. Ha numerosi accordi con istituzioni europee per lo scambio di studenti e docenti e ha dato vita, con l’Isia e l’Accademia di Belle Arti, alla «Città delle arti». La sua «vocazione» sarà per le arti contemporanee, la multimedialità e le nuove tecnologie. «Non credo sia un male in una città che rappresenta la grande storia dell’arte», ci dice con una punta di orgoglio il Maestro Biordi.Com’è inserito il Conservatorio nella vita della città?«Da quando sono direttore abbiamo reso obbligatoria la frequenza all’orchestra. Ne abbiamo quattro: da quella dei giovanissimi, a quella del nuovo ordinamento. Fanno attività tutto l’anno. Il nostro docente di esercitazioni orchestrali Paolo Ciardi in un anno fa una dozzina di produzioni. Solo per fare un esempio, abbiamo fatto quest’anno il Requiem di Brahms alla basilica S. Croce, a Firenze, con una sessantina di strumentisti e una settantina di coristi, e c’erano mille e duecento persone ad ascoltarli. Nei giorni scorsi abbiamo presentato nella Sala del Buonumore il Così fan tutte di Mozart. Significa avere validissimi cantanti e un’orchestra che regge un’opera di tre ore e mezza».Quindi fate tanta produzione…«A ottobre faremo tre serate con solisti, autentici fuoriclasse, che abbiamo selezionato tramite audizioni. L’anno scorso abbiamo fatto 31 concerti nei Musei e nelle Biblioteche fiorentine. Quest’anno li ripeteremo ancora». E sul fronte della ricerca?«Anche qui l’impegno è grande. Abbiamo istituito un centro studi sulle prassi esecutive di tutte le epoche. Un mese fa abbiamo riaperto, dopo 50 anni, la sala di lettura della Biblioteca. Abbiamo trovato i fondi per la catalogazione online: 100 mila pezzi storici dal ‘400 fino alla fine dell’800. Abbiamo già catalogato 1.500 manoscritti e 70 mila immagini che stanno online sul nostro sito. Abbiamo un laboratorio, il Martlab, dove vengono restaurati e riversati in digitale qualsiasi tipo di supporto magnetico. La Comunità Europea ha dichiarato il settore del recupero e del restauro audio come prioritario all’interno dei suoi piani strategici».Avete anche tanti strumenti musicali antichi esposti in un Museo, ospitato dalla Galleria dell’Accademia.«Si parla di milioni di euro per ciascun strumento: abbiamo il “Quintetto mediceo”, la Viola di Stradivari, il contrabbasso di Bartolomeo Cristofori, altri strumenti di Guarnieri, di Amati, che sono visti ogni giorno da 8 mila persone. Abbiamo da poco rinnovato il comodato con la Galleria dell’Accademia che prevede l’utilizzo di alcuni strumenti, quelli ancora suonabili, per concerti da farsi in Conservatorio. Tutto questo è solo una parte. C’è tanto di più a servizio della comunità. E tutto questo, nonostante che lo scorso anno abbiamo avuto un taglio di bilancio del 40%».E cosa avete tagliato?«Non abbiamo tagliato niente di quanto è dovuto agli studenti. Abbiamo cercato di utilizzare al meglio le risorse che avevamo. Certo non ho potuto acquistare un nuovo Stanway a gran coda per la Sala del Buonumore. Gli acquisti di attrezzatura rallentano. Ma sulla didattica non ridurremo mai». COSI’ IN TOSCANAIn Toscana , oltre al Conservatorio statale di musica «Luigi Cherubini» (www.conservatorio.firenze.it – tel. 055 210502 – 055 292180 dal lunedi al venerdi 10.30-11.30), ci sono altri tre istituti che fanno alta formazione musicale:– Istituto superiore di studi musicali «Luigi Boccherini» – Lucca (www.boccherini.it/ – tel. 0583-464104)– Istituto superiore di studi musicali «Pietro Mascagni» – Livorno (www.istitutomascagni.it/ – tel. 0586-403724)-  Istituto superiore di studi musicali «Rinaldo Franci» – Siena (www.rinaldofranci.it/ – tel. 0577-288904)