Cultura & Società

Chiesa e nuovi «media»: la sfida della connessione

Niente è più rivoluzionario che pensare, ha affermato mons. Fontana ricordando la storia del settimanale Toscana Oggi, «nato come punto di convergenza tra le diocesi toscane per offrire pensiero, per stare dentro la comunicazione regionale».

L’arcivescovo Fontana ha fatto anche gli auguri a monsignor Dario Viganò, nominato da papa Francesco alla guida del nuovo dicastero vaticano per la comunicazione. A livello locale, ha detto, bisogna mettersi all’opera per raggiungere con la comunicazione il maggior numero di persone possibile.

La Chiesa, ha concluso, deve suscitare cristiani responsabili che non si perdano in contrapposizioni inutili.

 Dopo l’intensa mattina, il convegno era proseguito nel pomeriggio con una sessione dedicate agli aspetti sociologici del comunicare.

«Il web non ci rende né stupidi né intelligenti, non è partecipazione ma non produce neanche per forza solitudini. Però può aiutare a ricomporre la frammentazione prodotta dalla modernità, attraverso la condivisione». Lo ha affermato Chiara Giaccardi, docente di comunicazione e esperta di social network, intervenendo al convegno «cittadini o sudditi. Educare ai valori attraverso i media» organizzato dalla commissione episcopale toscana per le comunicazioni, in corso oggi a Firenze.

Giaccardi ha parlato della frammentazione della cultura moderna, in cui l’uomo rifiuta la concezione di vita come dono e vuole essere l’autore di se stesso, in un circuito autoreferenziale.

Una frammentazione dei legami, dimenticando che nell’antichità erano gli schiavi a non avere legami: la libertà viene dai legami, dalle relazioni.

L’informazione, ha aggiunto, alimenta semplificazione, esagerazione, esasperazione delle divisioni: meccanismi della modernità che producono frammentazione

Facciamo parte – ha concluso, facendo riferimento all’enciclica di papa Francesco «Laudato si’» – della famiglia umana che abita la casa comune: l’educazione deve insegnare questo, a pensare all’intero, favorire l’alleanza, in un umanesimo inclusivo.

Secondo Carlo Sorrentino, docente di sociologia, c’è speranza di vedere nel web un terreno di rapporti virtuoso e non vizioso. il buon comunicatore, ha affermato, è soprattutto colui che ascolta, osserva e capisce i processi.

Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, ha parlato delle responsabilità dei mass media in campo educativo. Ai ragazzi, nativi digitali, rischia di mancare una capacità di discernimento: aumentano le conoscenze ma anche lo smarrimento. La cultura digitale, ha sottolineato don Sciortino, accorcia le distanze ma cambia le relazioni tra le persone. Non si può pensare di vietarli o demonizzarli, ma per i ragazzi che sono «obesi» nell’uso dei nuovi media potrebbe servire una dieta digitale.

«Se Gesù nascesse oggi userebbe facebook, e il suo linguaggio è adattissimo agli spazi di twitter» ha affermato ancora don Sciortino, richiamando la necessità per i cristiani di abitare la nuova dimensione culturale in cui vive l’uomo di oggi.

Per Lucio Brunelli, responsabile dell’informazione di Tv2000, «un’altra informazione è possibile»: la gente cerca e apprezza le storie positive e gli approfondimenti che non siano all’insegna della contrapposizione e della superficialità.

Il web, ha aggiunto Brunelli, è una opportunità di condivisione, fa scoprire affinità e prossimità, ci fa incontrare mondi nuovi. Sapendo che i cristiani di oggi si muovono su internet come si muovevano i primi cristiani in una società ostile o estranea, consapevoli di essere una minoranza ma senza lanciarsi in battaglie di retroguardia.