Cultura & Società

Con il Baglioni di casa nostra il congiuntivo debutta a Sanremo

Il congiuntivo ha un ruolo distintivo / e si usa per eventi / che non sono reali / È relativo a ciò che è soggettivo / a differenza di altri modi verbali / E adesso che lo sai / anche tu non lo sbagli più, spiega Baglioni; nel video della canzone, il povero corteggiatore viene rifiutato dalla ragazza che gli piace proprio perché le porge un biglietto con scritto «Se io starei con te sarei felice». Un errore sgradevole quanto il gessetto che stride sulla lavagna. Quando tengo un discorso in pubblico su questioni di lingua, quasi sempre qualcuno alza la mano e mi chiede: «E il congiuntivo?».

Ma per quanto il paziente ci sembri grave, il congiuntivo non ha, per ora, intenzione di morire. Anzi, si mantiene piuttosto stabilmente nell’uso. Lo si desume proprio dalla fortissima stigmatizzazione sociale che colpisce chi non lo usa bene: sbagliare congiuntivo ha un che di irrimediabilmente fantozziano. In realtà, ci sono costrutti nei quali il suo impiego si alterna da tempo (per la verità piuttosto pacificamente) all’indicativo: per esempio, se lo avessi saputo sarei venuto appare troppo ingessato per un messaggino, quindi può diventare se lo sapevo non venivo anche nell’uso di una persona di buona cultura. E questa alternanza si rinviene già in Alessandro Manzoni: nel cap. III dei Promessi Sposi si legge «Se Lucia non faceva quel segno, la risposta sarebbe probabilmente stata diversa».

La scuola ci inocula talmente bene gli anticorpi del congiuntivo da farci diventare sin troppo rigidi: davanti a un se+condizionale scatta un violento riflesso pavloviano di rifiuto. Invece, in alcuni casi la sequenza è corretta, come nelle interrogative indirette, del tipo mi chiedo se sarei in grado di svolgere questo compito. La convinzione che se+condizionale sia sempre sbagliato produce effetti quasi comici: pochi giorni fa, su Twitter, davanti a un esponente politico che aveva scritto «Mi domando se la stessa richiesta […] l’avreste fatta anche a […]», un giornalista ha replicato, con scherno: «Ignorante: si dice “aveste” e non “avreste”», confondendo l’interrogativa indiretta con un periodo ipotetico dell’irrealtà. Il povero costrutto non aveva nulla di sbagliato, ma ha generato una discussione infinita tra innocentisti e colpevolisti.

Bello, quindi, l’esperimento di Baglioni; magari può servire da ripasso a chi ha qualche dubbio sull’uso di questo modo verbale. Del resto, la responsabilità per la salute della nostra lingua, congiuntivo compreso, è dei suoi parlanti: ognuno di noi può fare la differenza.

www.youtube.com/watch?v=8bfYQZPLCEA