Cultura & Società

Dino Campana, il vero volto ritrovato

di Giacomo Cocchi

Una foto tolta e una restituita. Le immagini, rarissime, che ritraggono Dino Campana – nel 2007 grazie alle ricerche di Stefano Drei, persero uno dei ritratti più conosciuti del poeta di Marradi, la foto di classe al Liceo Torricelli di Faenza – oggi si arricchiscono con una nuova scoperta. In una fotografia, assolutamente inedita, si vede Campana nel 1912, all’età di 27 anni, in posa insieme ad altre persone, nel corso di una escursione alle cascate dell’Acquacheta nell’Appennino toscano.

Merito ancora del professor Stefano Drei, insegnante di italiano e latino proprio al liceo faentino dove studiò il giovane Campana, che ricercando gli eredi di uno degli escursionisti, l’avvocato Giacomo Mazzotti, ha ritrovato questa preziosa testimonianza sulla vita del poeta.

La foto è pubblicata sull’ultimo libro dedicato a Campana, «Lettere di un povero diavolo», edito da Polistampa, carteggio che raccoglie tutti gli scambi epistolari, fra cui molti inediti, che ebbe il poeta tra dal 1901 al 1931.

Dicevamo, una foto ritrovata che colma un vuoto. Quello lasciato dalla notissima immagine datata 1900 dove appare un Campana studente liceale, vestito elegantemente e con i baffetti curati. Dal 1961, anno del centenario dello storico istituto faentino Torricelli, per tutti quel ragazzo è il futuro poeta dei «Canti Orfici». «Venne identificato da un ex studente del liceo e frequentatore di Campana all’epoca, Giovanni Collina – spiega Stefano Drei, che nel nuovo libro ricostruisce le storie della foto «sbagliata» e di quella «ritrovata» – altri invece avevano dei dubbi ma la notizia del rinvenimento di una immagine dell’alunno più noto del liceo senza dubbio faceva comodo a molti».

Nel 2007 Drei ha il compito di realizzare il sito internet della scuola e così decide di inserire un annuario. Controllando i registri scopre che nell’anno scolastico 1900-1901 Campana non frequenta la V ginnasio, ovvero la classe ritratta nella nota foto, bensì la prima liceo. Cosa ci faceva allora in quella foto? «Mi rivolsi a Enrico Docci, giornalista e corrispondente Rai, figlio di Gino, uno dei ragazzi della foto di classe – racconta Drei – e mi confermò che il padre sosteneva che quel ragazzo non fosse assolutamente Campana». Cercando ancora tra le carte finalmente si dà un nome a quel ragazzo baffuto: Filippo Tramonti, anch’esso marradese di Biforco. Drei compie una ricerca su di lui e scopre che l’uomo ha girato la toscana per via del suo lavoro, era cancelliere di pretura, e poi è morto a Bologna nel ’45. «Siamo andati al cimitero, sulla sua tomba – aggiunge il professore – nella foto sulla lapide conserva non solo i lineamenti ma anche l’espressione severa di quello studente del Torricelli scambiato per Campana».

La scoperta di Drei è ormai pacifica per tutti, anche per il Centro studi campaniani e per Gabriel Cacho Millet, il massimo esperto di Campana e curatore del libro di Polistampa «Lettere di un povero diavolo». «Ma la scoperta deve essere ancora ben assimilata – dice Drei – nel libro di testo di letteratura italiana che uso nel capitolo su Campana la foto del poeta è ancora quella di classe».

Forse perché in dovere di colmare un vuoto, il professore si mette alla ricerca di una nuova immagine. Punto di partenza una delle altre cinque foto conosciute – in due di queste si vede Campana bambino – quella che dà conto di una gita in montagna insieme ad un gruppetto di amici. «Probabilmente sono nei pressi del monte Falterona – osserva Drei –, sono riuscito a identificare questi amici, fra di loro c’era l’avvocato Giacomo Mazzotti e mi sono messo in contatto con i suoi discendenti. Fra loro ci sono le sue nipoti, figlie dell’ex sindaco di Firenze Luciano Bausi che sposò la figlia di Mazzotti». Il professore si reca da loro a Firenze e chiede se avessero delle vecchie foto di famiglia. Dopo un anno le sorelle Bausi contattano il professore e dicono di aver rinvenuto degli album con immagini dei primi del Novecento. Drei scopre così un’altra foto, scattata nel corso della stessa gita al Falterona. «Le persone ritratte sono le stesse e vestite allo stesso modo – dice il professore – questa volta sono davanti alle cascate ghiacciate dell’Acquacheta».

La foto venne scattata da Achille Cattani, fotografo faentino scomparso nel 1991, e Drei scopre l’amicizia tra lui e Campana grazie ad una autobiografia nella quale si parla proprio di quella escursione sull’Appennino toscano. Non solo, Cattani è l’autore anche di quella che adesso è considerata la foto più importante di Campana, la foto tessera, sempre del 1912, dove pare essere vestito come quel giorno in montagna verso il Falterona.

«Ci potrebbero essere delle altre foto – ritiene Drei – ma c’è un problema, l’archivio Cattani, per colpa del disinteresse di Faenza si trova a Parma, al Centro studi e archivio della comunicazione, sappiamo che hanno diverso materiale di Cattani ma purtroppo non è possibile vederlo». Da Parma non solo hanno negato a Drei la possibilità di consultare l’archivio Cattani ma hanno seccamente smentito che ci possano essere foto di Campana.«Ma la ricerca continua», assicura il professore.

Ecco la foto più importante, inedita, ritrovata da Stefano Drei, insegnante di italiano e latino proprio al liceo di Faenza dove studiò il giovane Campana. La foto ritrae il poeta marradese Campana è il secondo da destra. La foto è tratta dall’album dell’avvocato Giacomo Mazzotti, proprietà famiglia Bausi, Firenze. Il gruppo fotografato: da sinistra, un personaggio non identificato, don Francesco Bosi, l’avvocato Mazzotti, Lamberto Caffarelli, Diego Babini, Dino Campana, don Stefano Bosi.