Cultura & Società

E la chiamano estate, questa estate senza… Italia

E la chiamano estate, questa estate senza te… I Mondiali 2018 sono una cosa tremenda. Sembra di essere tornati ai tempi del liceo quando la più carina della classe, anzi no: la più ricca, quella con la villa, al sabato organizzava una festina, invitava tutti e tu no. Niente. Escluso. Ti toccava sentire gli altri parlare dei preparativi e poi, dopo, delle cose fenomenali accadute in quel memorabile sabato, in cui Nico ci aveva provato con Betta che però aveva occhi solo per Oscar e alla fine, come sempre, se la prendeva Franz, detto «il tedesco». Insopportabile.

E la chiamano estate, questa estate senza Mondiali. Dove, dove sono le bandiere tricolori? Un momento: eccole! Esultano mentre le agitano intonando cori e danzando ma, un momento, la bandiera è sì bianca rossa e verde ma sono messicani, li hanno battuti loro i tedeschi, invece toccava a noi, è il compito assegnatoci dalla Storia pedatoria. Hanno giocato come avremmo giocato noi: tutti indietro a intasare gli spazi e via veloci in contropiede. Accidenti a te, Franz!

E la chiamano estate, questa estate senza Italia. Dov’è finita la patria? Nei bar non parliamo con meravigliosa, infantile passione di formazione e gol sognati e segnati, ma ingurgitiamo bicchieroni di fiele e sputiamo odio, risentimento, insulti, fieri del nostro turpiloquio perché se non offendi, sei un buonista. Beati i tempi in cui il calcio ci distraeva e ci faceva sentire italiani tutti, destra e sinistra. E un centravanti qualsiasi diventava più citato, visto e amato di ogni leader politico. E la chiamano estate, questa estate senza l’urlo di Tardelli, le lacrime di Baggio, il rigore estremo di Grosso, l’uscita a vuoto di Zenga, Rivera che fa 4-3 all’Azteca e indietro, più indietro, indietrissimo il mister Pozzo che arringa i suoi come un tenente degli alpini in trincea, e magari le uniche guerre restassero quelle sul rettangolo verde.

E la chiamano estate, questa estate senza pipa. I centravanti vanno e vengono, si perde e si vince e si viene esclusi come l’ultimo nerd della seconda B, ma la pipa di Sandro è insostituibile, e in questo Mondiale delle assenze e dei fantasmi, in cui il nostro tifo (si fa per dire) si divide tra islandesi e panamensi, l’unico rifugio è la memoria: sfoglio l’album calciatori di Spagna ’82 e vedo Causio, Zoff e Bearzot giocare a carte con Pertini sull’aereo. Quella fu un’estate; questa ve la regalo, non vale niente.