Cultura & Società

Firenze, la «Cardillac» del regista Valerio Binasco apre il «Maggio»

«Paura e desiderio, amore e possesso, violenza e repressione, ossessione e crimine. Sono queste le passioni che dominano questo spettacolo, che le rappresenta ‘a sangue freddo’ sia nelle situazioni intime che nelle loro conseguenze sociali. È una storia di misteriosi omicidi; un thriller, un’indagine su un crimine e un intreccio pieno di suspense. E soprattutto, uno strano triangolo fra Cardillac, sua Figlia e un Ufficiale».

Così il regista Valerio Binasco inizia le sue note di regia per l’opera inaugurale dell’81esimo Maggio Musicale Fiorentino, Cardillac di Paul Hindemith (composta in circa otto mesi, fra l’ottobre 1925 e il maggio 1926), che si terrà sabato 5 maggio alle 19 presso il Teatro del Maggio e che segna sia la prima prova di Binasco come regista d’opera sia  il debutto come direttore musicale del maestro Fabio Luisi, cui sono affidati orchestra e Coro del Maggio oltre ai cantanti solisti. Il libretto dell’opera, di Ferdinand Lion, si ispira liberamente al racconto di Hoffman Das Fräulein von Scuderi (La signorina di Scudéry), pubblicato per la prima volta nel 1819. La scelta del soggetto, nato dalla fantasia di un protagonista del Romanticismo, poteva apparire «inattuale» nella Germania degli anni Venti, ma si legava ad un tema per Hindemith essenziale, la figura dell’artista nel suo rapporto con la società. Al centro della vicenda, infatti,  è René Cardillac, un orefice di prodigiosa bravura, interamente dedito alla sua arte a prezzo di una completa solitudine e dell’esclusione da ogni altro affetto.

La storia ricavata dal librettista Lion e che il regista Binasco ambienta «non in una Parigi riconoscibile, ma in una città moderna qualsiasi», riassume all’essenziale la vicenda noir di Hoffmann facendo di Henri Cardillac, orafo dall’animo nero e tormentato, l’assoluto protagonista dell’opera. All’epoca di Luigi XIV Parigi è sconvolta da una serie di misteriosi omicidi, ne è autore l’artigiano eponimo, ossessionato da un legame morboso e letale con i suoi manufatti tanto da arrivare a uccidere i clienti ai quali ha venduto i suoi gioielli per poterne rientrare in possesso. Per lui i propri monili non sono semplici oggetti da ostentare in pubblico, ma opere d’arte assoluta. Incapace di accettare la funzione sociale della creazione artistica, Cardillac diventa l’emblema dell’artista in eterno conflitto con la realtà che si autocondanna all’emarginazione e alla follia. Al carattere irrazionale dell’intera vicenda e all’ossessione malata del protagonista corrisponde tuttavia una scrittura musicale rigorosa, razionale, priva di coinvolgimento emotivo, che si allontana da un’esplicita rappresentazione affettiva attraverso un processo di astrazione e stilizzazione. In Cardillac Hindemith si avvale di tutte le forme della tradizione strumentale e operistica per articolare l’opera in diciotto numeri (arie, duetti, quartetti, concertati, cori) distribuiti in tre atti senza soluzione di continuità, dove adotta numerosi stilemi neobarocchi: scrittura contrappuntistica (fugati, canoni e la complessa passacaglia finale), forme chiuse, e un colore orchestrale cameristico che vede l’impiego di singoli strumenti con funzione concertante, come ad esempio il sax tenore, alter ego timbrico ossessivo della figura di Cardillac.

Privilegiato e vero interlocutore del protagonista è il coro, voce della collettività a cui le opere d’arte dell’orefice sarebbero destinate.

L’opera, che verrà replicata il 9 (alle 20), il 12 (alle 15.30) e il 15 (alle 20), oltre al maestro Luisi sul podio e alla regia di Bagnasco, si avvarrà delle scene di Guido Fiorato, dei costumi di Gianluca Falaschi, delle luci di Pasquale Mari e dei costumi di Gianluca Falaschi.

Cast composto da Martin Gantner (Cardillac), Gun-Brit Barkmin (Die Tochter), Ferdinand von Bothmer (Der Offizier), Pavel Kudinov (Der Goldhändler), Johannes Chum (Der Kavalier), Jennifer Larmore (Die Dame) e Adriano Gramigni (Der Führer der «Prévôté»), oltre all’Orchestra del Maggio e al suo Coro, diretto da Lorenzo Fratini.