Cultura & Società

I racconti della miniera

di Mario BertiniRacconti della miniera di Giovanni Billi – prematuramente scomparso giusto due anni fa, il 26 marzo 2001 – è un corposo volume di oltre duecento pagine in cui c’è tutto l’autore con la cronaca della sua avventura umana (figlio di un minatore e di una casalinga) e la sua esperienza di studente universitario, nel doppio ruolo di ospite e di collaboratore dell’Opera Madonnina del Grappa, oltre alla sofferenza e all’appagamento per quella che pareva un’impossibile laurea. Per non parlare dei primi approcci con l’insegnamento, dapprima come assistente alla cattedra di mineralogia, petrografia e geochimica, e successivamente, come docente di scienze matematiche in Valdarno, dove mise su famiglia a San Giovanni sposando Gianna, da cui ebbe tre figli, Tommaso, Matteo e Pietro. Nel volume non mancano neppure ampie documentazioni dei suoi impegni extrascolastici, con il mondo del lavoro, col sindacato e la politica – come partecipazione diretta – oltre la trasparenza delle tensioni sociali da cattolico doc nei tempi non facili del secolo scorso. Scrivendo di quest’opera, un’attenzione speciale va al rapporto dell’autore con l’Opera Madonnina del Grappa, perché, storicamente, Giovanni Billi, grazie a don Corso Guicciardini, fu il primo giovane accolto a Rifredi dopo la scomparsa di don Facibeni, alla fine dell’estate del 1958, per cui in Giovanni Billi c’è il primo segno della continuità della Madonnina del Grappa che non ha mai smesso di ospitare ragazzi in difficoltà fino ai nostri giorni. Un’altra peculiarità che sottolinea la grande paternità facibeniana è che il ragazzo di Castelnuovo dei Sabbioni, pur non essendo orfano, fu accolto ugualmente per consentirgli di proseguire gli studi universitari.

E questo è un ulteriore segno dell’amore senza limiti della Madonnina del Grappa che allargando a tutto tondo la sua accoglienza agli orfani dell’immediato primo dopoguerra, estese le sue paterne braccia anche agli orfani per cause civili, poi ad altri ragazzi con famiglie in difficoltà fino ad accogliere, nel periodo della seconda guerra mondiale, anche ragazzi figli di ebrei deportati e perfino di fascisti scappati o giustiziati. In questo senso anche l’accoglienza di Giovanni Billi, in una situazione da «tutto esaurito», sta a significare che a don Facibeni e ai suoi preti-discepoli, la rigenerazione dei ragazzi carenti di riferimenti familiari stava a cuore per ricostruire prima il giovane e poi l’uomo nella sua massima espressione, al di là delle singole precarietà di partenza. Tornando al volume di Giovanni Billi (chiamato quasi per antonomasia «il geologo del Valdarno»), non si può non sottolineare l’ampio dossier fotografico e l’altrettanto corposo glossario finale, come spaccato di una ricerca territoriale ricca di immagini, nomi, personaggi e ambienti di forte intensità emotiva. E non mancano nemmeno contenuti squisitamente lette e arricchiti da qualche poesia, come quell’ultima delicata al padre che pare un monumento al minatore.

In chiusura occorre sottolineare che l’idea della presentazione fiorentina del volume attraverso una promozione congiunta fra «Unione Figli Opera Madonnina del Grappa» e l’«Arca Toscana» – Dopolavoro Enel –, permette la rivisitazione di un evento che negli anni ’50, significò, sia per l’Opera di don Facibeni che per l’allora Selt-Valdarno un mirabile esempio di condivisione cittadina con gli impegni umanitari della Madonnina del Grappa.La Selt-Valdarno regalò infatti a don Facibeni la costruzione di un intero fabbricato, «Le Casette», tutt’ora attivo, nel cuore dell’Opera, a Firenze, come casa di accoglienza per gli anziani. Una struttura che potrà essere visitata, insieme agli ampi locali delle scuole professionali, nel corso della presentazione del volume di Giovanni Billi, questo sabato alle 16,30.