Cultura & Società

Il contributo dei cattolici alla Resistenza in Toscana

di Michele BrancaleQuesto clima, forse più mediatico che, finora, pratico, di parole usate come manganelli, alzando la posta su questioni sensibili e sulle quali la classe politica per prima dovrebbe adottare una moratoria di eleganza, buona educazione e lavoro in aula e commissioni, ripropone in modo piuttosto penoso la contrapposizione clericale/anticlericale, laicità/laicismo (con tutte le declinazioni che sembrano una Babele), rinunciando a un approccio storico che sarebbe salutare e apportatore di aria pulita ai polmoni di tutti. In questo senso fa bene la lettura del diario di Francesco Berti Diario di un anno. Cattolici e Resistenza in Toscana, edito da Polistampa.

In sede storiografica si è verificata la tesi che dopo l’8 settembre del ’43 la presenza del Vaticano (che non è tutta la complessità della Chiesa, ma certamente ne è prezioso strumento) ha garantito un punto di riferimento solido nello sbandamento che travolgeva l’Italia, tanto ai laici/laicisti, ai liberali, quanto ai comunisti, ai democristiani e ai socialisti ecc., da ricostruire in un quadro unitario è il lavoro che parrocchie, congregazioni, comunità religiose hanno fatto, talvolta a prezzo di martirio, per preservare la vita di tanti (in primis di ebrei perseguitati da fascisti e nazisti) e rilanciare, con sostegno concreto, la possibilità stessa della democrazia nel nostro Paese. Vogliamo usare l’espressione «radici cristiane della ricostruzione dell’Italia democratica»?

Dal diario di Francesco Berti, medaglia d’oro della Resistenza e bella, costruttiva, figura del movimento cattolico toscano, emergono con forza alcuni punti di memoria che è bene riproporre: l’espressione «nazifascista» è consona ed esprime una complicità verificata e distruttiva, un movimento storico definibile e definito al di là degli episodi con cui si vuole differenziare fino ad assolvere e riscrivere la storia. La vicenda fiorentina andrebbe riproposta ogni qual volta si attacca la Chiesa a 360 gradi (Vaticano compreso): le parrocchie e le comunità che danno rifugio ai perseguitati etnici, religiosi e politici, hanno nomi e cognomi che Berti annota con cura. Quindi, il ruolo svolto da una parte dei cattolici per dare un futuro al paese contro la dittatura.

«Era certo il Cardinale – ricorderà Vittore Branca, la cui testimonianza è riportata nel volume – allora, la più grande e alta personalità presente in Firenze, abbandonata spesso, e alle volte necessariamente, da troppe altre personalità, tradita soprattutto da troppi intellettuali, da alcuni nostri ammiratissimi professori e uomini di studio che avevano tradito noi giovani, vendendosi – dopo tante esortazioni alla libertà e alla giustizia e all’intransigenza – per un seggio alla Accademia d’Italia, o per una cattedra romana o per un premio Mussolini o per avere il lasciapassare ad altri onori e che ora giungevano persino, nel settembre del 1943, a fraternizzare coi nazisti».

«La nostra fede nella libertà – continua Branca – nella giustizia, nella fraternità umana tradita, nell’Università e nei circoli culturali, aveva trovato rifugio e nutrimento proprio nella Chiesa e nell’Associazione cattolica, nelle encicliche e nelle omelie, anzitutto in quelle del cardinale Dalla Costa».

Quest’azione fu così incisiva e recepita nella vita comune che – tanto per fare un esempio che può far sorridere – quando la comunità di Sesto Fiorentino intitolò una strada a padre Eligio Bortolotti, un prete poco più che ragazzo preso per inganno e ucciso dai nazisti, lo onorò sinceramente aggiungendo «partigiano». Basta andare a Querceto e vedere.

Tra le foto riportate nel libro vi è anche un biglietto di Andreotti in risposta a Berti, datato 5 marzo 1964: «Ricordo sempre gelosamente e con affettuosa ammirazione i “tempi d’oro” della vigilia cospirativa. Oggi sono tanti quelli che si riempiono di inesistenti glorie passate, ma è fatto né nuovo, né da fare meraviglia». Appunto.

Francesco Berti, Diario di un anno. Cattolici e Resistenza in Toscana, a cura di Pier Luigi Ballini, edizioni Polistampa, pagine 226, euro 16.