Cultura & Società

In bilico su due ruote nel caos delle città

di Simone SpadaroLa bicicletta come mezzo sicuro, non inquinante e salutare. Le amministrazioni locali della nostra regione si stanno sempre di più attivando per poter ampliare la mappa delle piste ciclabili. Una richiesta che arriva, direttamente, dai cittadini, che sempre più spesso si organizzano in associazioni o comitati per proporre agli amministratori soluzioni meno inquinanti per i trasporti.

La bicicletta ha conosciuto in questi anni un deciso rilancio, qualificandosi sulle brevi distanze come una valida alternativa ai mezzi a motore ed anche sulle più lunghe ove integrata con il trasporto pubblico. Reti ciclabili sono presenti, ormai, in ogni città della Toscana e vengono incentivate dalle stesse amministrazioni locali: i comuni sul proprio territorio, le Province per quanto riguarda piste lungo fiumi oppure lungo vie storiche o caratteristiche.

La bicicletta, ormai, risponde all’esigenza di chi, dovendosi spostare per motivi di lavoro, di studio, di svago e turismo, intende optare per un mezzo di trasporto pratico, economico e assolutamente non inquinante, sempre più frequentemente le reti ciclistiche locali si intrecciano con i grandi percorsi europei e si integrano con altre modalità di trasporto, ponendo le basi per un sistema di mobilità ecologica e compatibile e le reti ciclabili costituiscono anche una bella occasione di fruizione e valorizzazione turistica del territorio; gli ultimi dati confermano che già oggi in molte realtà italiane oltre il 10% degli spostamenti viene effettuato utilizzando la bicicletta.

Lo sviluppo delle reti ciclabili costituisce, quindi, l’occasione strategica tanto nell’ottica di riduzione dell’inquinamento atmosferico, quanto per il miglioramento del traffico, che per la valorizzazione turistica del territorio. La stessa giunta regionale è impegnata per promuovere l’incentivazione e la valorizzazione delle piste ciclabili in Toscana, puntando in primo luogo al completamento dei tratti mancanti del percorso lungo le rive dell’Arno che attraversa da est a ovest tutta la Toscana. È sul tavolo la proposta di dare vita a un gruppo di coordinamento tra diversi assessorati, oltre all’ambiente, quello ai trasporti e quello al turismo, per integrare gli interventi e ottimizzare le risorse, e inserimento nel prossimo piano regionale di azione ambientale di una azione specifica per lo sviluppo del cicloturismo.

Il progetto è già stato proposto anche ai rappresentanti toscani della Fiab (Federazione italiani Amici della Bicicletta) che raggruppa numerose associazioni locali che promuovono nelle città iniziative volte all’uso ecologico delle due ruote. La Regione è intenzionata a discutere dei vari progetti per la bicicletta in città anche col gruppo di coordinamento di rappresentanti delle associazioni ambientaliste e pro-due ruote.

Intanto, dal 22 al 25 giugno si terrà il 19° Cicloraduno Nazionale FIAB tra Massa Carrara e La Spezia. Un appuntamento definito «Tra marmo, poeti e castelli» con un territorio dai mille aspetti : un po’ marittimo e un po’ montano, un po’ rurale e un po’ urbanizzato, un po’ pianeggiante e un po’ collinare, un po’ mediterraneo ed un po’ appenninico. In quei quattro giorni, centinaia di cicloescursionisti, facendo base a Marina di Massa, percorreranno i più suggestivi e meno trafficati itinerari storico-culturali e naturalistici della zona.

Appuntamento da non perdere è, a fine estate, «Pedali sulla Francigena» giunto alla VI edizione. A Sarteano (Si) sulle vie degli Etruschi dall’8 al 10 settembre. Venerdì 8 «Sarteano: il parco delle piscine e il centro medievale», il giorno dopo «Pedalando fra città storiche e acque termali sulla via Francigena», domenica 10 «La città di Chiusi, il lago e i musei». Al di là delle iniziative della Fiab lo sviluppo e la valorizzazione in Toscana delle opportunità di spostamenti ecologici e ambientalmente sostenibili, che contribuiscano anche a far conoscere in maniera ravvicinata il territorio, è ancora in una fase di analisi e di proposte.

Ma per promuovere la bicicletta non solo in città ma anche sul territorio si è mossa la Provincia di Firenze ha realizzato una suite multimediale di prodotti nati con l’intento di dar luce e valorizzare il territorio che borda il fiume Arno. Il primo prodotto della suite multimediale è costituito da un video realizzato parallelamente allo studio di fattibilità del parco fluviale, accoppiando tecniche audiovisive tradizionali con animazioni 3D. Il secondo prodotto è la Guida «GirovagArno – a piedi ed in bici lungo l’Arno» che oltre a recare uno stato dell’arte in merito alla realizzazione delle Piste Ciclabili lungo l’Arno ed al loro rapporto con il sistema del trasporto pubblico locale, cerca di porre in risalto quelle che sono le emergenze di maggior pregio dal punto di vista culturale che costellano questo territorio. La guida ripercorre l’Arno in Provincia di Firenze nel tratto compreso tra il confine con la Provincia di Arezzo e la Gola della Gonfolina. Quella proposta dalla guida è una possibile rete di percorsi ciclabili diretta a soddisfare coloro che vogliono intraprendere un viaggio a piedi e in bicicletta lungo il fiume e la sua storia.

Nel cinema Ciclisti in celluloidedi Francesco MininniSergio Castellitto nei panni di Fausto Coppi e, dieci anni dopo, Pierfrancesco Favino in quelli di Gino Bartali hanno ribadito, dal piccolo schermo, l’importanza storica e lo spessore mitico della bicicletta. Un mezzo povero, ecologico, ideale per città non costruite a saliscendi, che spesso permette di arrivare prima e sicuramente di parcheggiare più vicino alla destinazione. La bicicletta può avere finalità sportive. Il professor Totò, in «Totò al Giro d’Italia» (1948) di Mario Mattòli, vendeva l’anima al diavolo per battere i campioni dell’epoca e conquistare il cuore di una ragazza. Jules Duroc (Bourvil) vinceva una Parigi-Sanremo nel 1901 seminando polizia e creditori ne «La corsa del secolo» (1968) di Alex Joffè. Dave (Dennis Christopher), un ragazzo dell’Indiana, sogna di correre in gara con i suoi miti italiani: avrà qualche disillusione in «All American Boys» (1079) di Peter Yates, il cui sceneggiatore Steve Tesich rilancerà nel 1985 con «Il vincitore» di John Badham. Ma la storia dei due fratelli ciclisti, uno dei quali con una grave malformazione cardiaca, scivola rapidamente nel più banale melodramma. Nel 1980 Florestano Vancini ambiente «La baraonda» sullo sfondo della Sei Giorni ciclistica di Milano per raccontare una delle sue storie di gente comune: una ragazza madre alla ricerca del padre del bambino.

Quando invece la bicicletta serve per lavorare, bisogna stare attenti a non farsela rubare. La rubano a Lamberto Maggiorani in «Ladri di biciclette» (1948) di Vittorio De Sica. La rubano a Le Van Loc in «Cyclo» (1995) di Tran Anh Hung. E la rubano a Cui Lin ne «Le biciclette di Pechino» (2001) di Wang Xiaoshuai. Dei tre, soltanto l’ultimo riuscirà a far valere le sue ragioni e a riaverla.

E naturalmente ci sono le biciclette in partecipazione speciale. Silvana Pampanini e Delia Scala, contornate da Renato Rascel, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri e Carlo Croccolo, cercano di raggiungere Milano in pullman ma finiscono coinvolte in una gara ciclistica: accade in «Bellezze in bicicletta» (1951) di Carlo Campogalliani.

Due celebri fuorilegge del West, innamorati della stessa donna, se la dividono senza problemi e sono iniziati alle meraviglie del velocipede sulle note di «Raindrops Keep Fallin’ on My Head» di Burt Bacharach: accade in «Butch Cassidy» (1969) di George Roy Hill, con Paul Newman, Robert Redford e Katharine Ross. Tom (Terence Hil), appena arrivato dall’Inghilterra nel West, stupisce i suoi «istruttori» muovendosi su un velocipede che in America ancora nessuno conosce: accade in «…e poi lo chiamarono il Magnifco» (1972) di E.B. Clucher. E infine le biciclette dei nostri sogni che, sollevandosi da terra e volando sopra le macchine della polizia, portano Elliot, i suoi amici e il piccolo extraterrestre al luogo dell’incontro con l’astronave: accade ovviamente in «E.T.» di Steven Spielberg. E così dal Giro d’Italia siamo arrivati nello spazio.

Nelle canzoni Le bici abbandonate o rubatema sempre sul filo delle note«Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi…». Chi è che non hai mai cantato a squarciagola (stonando pure) o solo canticchiato (con un po’ di rossore per il seguito) o fischiettato questa strofa della mitica «Canzone del sole» di Lucio Battisti?

Anche la musica leggera, un po’ come il cinema, è ricorsa alle due ruote. E senza contare le sigle musicali delle trasmissioni televisive del Giro d’Italia o del Tour de France fino alla più recente interpretazione di Paolo Belli che, comunque vada, è convinto si tratti di «…un gran bel Giro».

«Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali…», cantava Paolo Conte nel brano simbolo del ciclismo italiano. «La gola che chiede da bere… cento e più chilometri alle spalle e cento da fare. Tutta quella gente che ti grida: “Non ti fermare”», risponde Enrico Ruggeri nella canzone «Gimondi e il Cannibale».

Musiche epiche, piene di pathos che ci ricordano storie del ciclismo che fu, quello di sfide in bianco e nero, quello di leggendari passaggi di borraccia, quello di Bartali e Coppi, Gimondi e Merckx ma anche canzoni più spensierate che i più grandi cantautori italiani hanno dedicato al mondo delle due ruote: «In bicicletta» di Riccardo Cocciante, «Bartali» di Paolo Conte nell’originale versione cantata da Enzo Jannacci e ancora Lucio Dalla con «Sono in fuga», una versione dal vivo di «Il Bandito e il Campione» di Luigi Grechi.

«Ruba una bici e andiamo…», suggeriva malandrinamente Francesco Baccini pur sapendo che «sotto questo sole» è sì «bello pedalare» ma c’è anche da «sudare». Eppure anche Teresa De Sio incitava la sua «ragazza al Giro d’Italia»: «Pedala, pedala… ».

All’inizio degli anni ’50 le «bellezze» andavano in bicicletta, ma dove andavano «così di fretta pedalando con ardor?».

Caterina Caselli, nel 1967, inneggiava alle «Biciclette bianche»: «Andremo per tutto il mondo poi, su biciclette bianche e tante voci sentirai cantare assieme a noi come noi».

Con le «Biciclette» si è cimentato anche Marco Ferradini in combutta con Herbert Pagani. Ma che dire, infine, dei «Ladri di biciclette» (intesi come gruppo musicale italiano) che debuttarono a Sanremo nel 1989 cantando, manco a dirlo, «Ladri di biciclette»?

Un po’ di storia Si deve a Leonardo da Vinci, nel 1493 circa, la prima idea concreta di bicicletta. Tra le caratteristiche che più meravigliano sono le ruote di ugual grandezza, una sella fissata sull’asse posteriore e una trasmissione a catena sulla ruota posteriore azionata da un meccanismo a pedali. Dopo il progetto precursore di Leonardo devono trascorrere tre secoli prima che rinasca l’interesse per il mezzo a due ruote.

Nel 1790 il Conte de Sivrac circolò per le strade di Parigi con il celerifero, una trave di legno con due forcelle collegate a due ruote. Si muoveva con la spinta dei piedi.

Nel 1816 Drais von Sauerbronn realizzò la draisina con il manubrio e la sella.

Nel 1855 fu inventato il biciclo con i pedali applicati alla ruota anteriore che era più alta di quella posteriore.

Nel 1888 John Dunlop realizzò il velocipede Con l’invenzione dei freni e della catena di trasmissione, nel XX secolo, nasce l’attuale bicicletta.

Il libro Ben 28 itinerari per scoprire la Toscana pedalando. Questo il senso di «Andiamo in bici in Toscana», il libro di Gianfranco Bracci (199 pagine, 16,90 euro) edito dall’istituto geografico De Agostini. Il volume è corredato di carte geografiche relative a ogni itinerario e rappresenta una guida pratica e articolata ad alcuni dei migliori percorsi ciclabili della regione.