Cultura & Società

La singolare esperienza di Tommaso Favalli: quando per caso (o per grazia!) nasce «Un canto di vita»

I grandi «cantori dell’uomo» Gaber, Guccini De André e prima ancora Claudio Chieffo con il suo «di più» di fede cristiana, di cui ci parlò in un’intervista video alla vigilia dell’ultimo Meeting per presentare la mostra che lo avrebbe ricordato nel decennale della morte.Favalli, trentenne, una delle colonne del coro degli adulti del movimento di Comunione e Liberazione a Firenze dopo aver diretto quello degli universitari, fino a pochi anni fa non aveva assolutamente messo in conto di scrivere canzoni. Successe tutto un giorno di maggio del 2014 per caso, ma è più giusto dire per grazia: un mattino doveva andare a parlare con un amico sacerdote ma arrivò prima dell’ora fissata. Nell’attesa, gli tornò in mente la scena di un giorno lontano quando in piazza D’Azeglio, grande spazio pubblico nel centro di Firenze presso alcune scuole, aveva incontrato don Paolo Bargigia – sacerdote scomparso lo scorso agosto a causa della Sla – che suonava la chitarra mentre alcuni ragazzi delle medie superiori, i cosiddetti «giessini», cantavano e ballavano attorno. Un fatto tutt’altro che convenzionale ma vissuto in piena libertà, che lo colpì profondamente, prima ancora di capirne i motivi. Gli vennero così in mente alcuni versi e, dato che c’era lì una chitarra, si mise a canticchiarli. A sera ne venne fuori una canzone completa, «Un’amicizia», poi dedicata proprio a don Paolo.Niente di programmato, quindi, neppure per le successive: ma Tommaso in seguito ricorre sempre più spesso a quella forma espressiva per dar ordine ai propri pensieri. Come una specie di meditazione, se non di preghiera. Di canzoni quindi ne nascono altre, le fa ascoltare a qualche amico e si accorge non senza stupore che non solo piacciono ma cominciavano a girare, finché non comincia a ricevere messaggi di apprezzamento da gente appena conosciuta, amici degli amici. Quei canti, oltre a essere belli, si dimostrano utili anche per chi li ascoltava, non solo per lui che li ha scritti. Poi qualcuno suggerisce di allargare ancora il cerchio e viene fuori la proposta di fare un cd, uscito il 1° dicembre con il titolo «Un canto di vita».Scegliere i brani da inserire non è stato facile perché Favalli ha già all’attivo una quarantina di canzoni. La preferenza è andata quindi maggiormente a quelle iniziali, lasciate volutamente prive di affinature del testo, proprio per rispettare la modalità con cui erano nate: compresa la prima che adesso, ammette, non scriverebbe più così. Tra le 13 tracce di cui è composto il disco, solo tre sono più recenti e le differenze si notano, ma già per altre è così rispetto alle primissime. Ci sono riflessioni e preghiere, storie e favole: un panorama stilistico e tematico ampio, con citazioni musicali che ricordano quei suoi cantautori più amati. Il fil rouge, sempre e comunque, è la fede nell’avvenimento di Cristo, incontrato attraverso un’amicizia e una compagnia, da cui nasce uno sguardo diverso sulla realtà.E proprio questa compagnia ha fatto sì che per la realizzazione del cd gli aiuti non siano mancati: una canzone in particolare – una delle ultime due, dedicata a sua madre – ha varcato i confini regionali e ha fatto sì che anche da fuori Toscana in molti abbiano offerto il proprio contributo. Non a caso, nelle pagine conclusive del libretto dei testi, Tommaso parla del «nostro disco», rimarcando come tutto sia nato assolutamente al fuori di qualsiasi progetto. Che da qui in avanti, però, si trova a prendere necessariamente forma, anche per le tematiche affrontate: l’ultimo filone riguarda infatti storie vere di persone contemporanee che ricordano però fatti e personaggi dei Vangeli; persone conosciute o di cui ha letto o saputo. Testimonianze cantate, senza – ci tiene a sottolinearlo – alcuna pretesa di uso liturgico. Semplicemente, il dono di tanti altri «canti di vita».

Sulla pagina Facebook Tommaso Favalli un video di presentazione e tutte le informazioni per acquistare «Un canto di vita»