Cultura & Società

La tomba di Gesù, tra business e fantasia

Nemmeno Dan Brown, nel “Codice da Vinci”, era arrivato a tanto. Così in un mix di fanta-archeologia e pubblicità, è arrivata nei giorni scorsi quella che, secondo alcuni, può essere definita “la scoperta archeologica più importante della storia: il ritrovamento della tomba di Gesù e della Santa Famiglia”. Autore della scoperta è l’americano James Cameron, regista di “Titanic”, film vincitore di 11 premi Oscar, che l’ha raccontata in un documentario, “The Lost Tomb of Jesus” (La tomba perduta di Gesù), che viene messo in onda in questi giorni. Ma ad affondare le convinzioni dell’artista, questa volta non è la montagna di ghiaccio del Titanic ma il parere di molti e autorevoli archeologi mediorientali, come Amos Kloner e padre Michele Piccirillo. Non rientra, invece, nel panorama dell’archeologia-patacca la scoperta del seme di dattero, Matusalemme, germogliato dopo 2000 anni e ritrovato durante degli scavi a Masada.

UN SITO TURISTICO? La storia del ritrovamento non è di questi giorni, ma risale a 27 anni fa quando, durante la costruzione di alcuni palazzi a Talpiot, sobborgo di Gerusalemme, furono rinvenute dagli operai, in una grotta di 2000 anni, 10 urne funebri. Nel documentario di Cameron, co-firmato dal documentarista Simcha Jacobovici, si sostiene che la grotta avrebbe ospitato gli ossari di Gesù di Nazareth, della Vergine Maria e di Maria Maddalena, oltre che di Giuda, il figlio che – secondo una ipotesi proposta anche nel “Codice Da Vinci” – sarebbe nato da un legame fra Gesù e Maria Maddalena. Il futuro del sito, che si trova a diversi chilometri dalla basilica del Santo Sepolcro nella città vecchia di Gerusalemme, ora dipenderà dal successo delle tesi di Cameron. L’Autorità delle Antichità israeliane e il comune di Gerusalemme, secondo quanto riporta il quotidiano “Jerusalem Post”, non escludono infatti di aprire il sito ai turisti. Gli abitanti del sobborgo seguono, infatti, con interesse la vicenda non perdendo di vista i risvolti economici.

“SOLO MALA-ARCHEOLOGIA”. Sulla scoperta pesa il forte scetticismo degli archeologi israeliani. Uno di questi, Amos Kloner, che nel 1980 guidò i lavori nella cripta, ritiene poco plausibile “che Gesù e i suoi avessero una tomba di famiglia. Erano della Galilea, senza legami a Gerusalemme, mentre la tomba di Talpiot apparteneva a una famiglia della classe media del primo secolo dopo Cristo”. Per Kloner i nomi riportati sulle urne trovate a Talpiot, molto comuni 2000 anni fa, sono stati trovati in molte altre tombe e la tesi sviluppata nel film è “una assurdità”.

“Un chiaro esempio di mala-archeologia”. Padre Michele Piccirillo, dal 1973 alla guida degli scavi francescani in Terra santa e direttore dell’istituto di archeologia di Amman, liquida così il ritrovamento della presunta tomba di Gesù e della sua famiglia che il regista americano James Cameron afferma di aver scoperto a Talpiot. “Siamo davanti a un errato uso della archeologia – dichiara – che dalle nostre parti ma anche altrove, impera per far colpo magari a sfondo turistico, o se vogliamo, per alimentare delle cattiverie contro la Chiesa. Non c’è nulla di scientifico in questo ritrovamento”.

I nomi rinvenuti sulle urne trovate a Talpiot erano molto comuni 2000 anni fa e sono stati trovati anche in altri cimiteri. Secondo Piccirillo, archeologo tra i più stimati in tutto il Medio Oriente, è alquanto “fantasioso pensare di trovare tombe a Gerusalemme appartenenti a persone provenienti dalla Galilea”. “Ogni anno – conclude – siamo di fronte a qualche ritrovamento “importante”: prima la tomba di Haifa, poi quella di Giacomo, adesso quella di Gesù. Il fatto è che quando arrivano notizie di questo tenore dalla Terra Santa vengono subito gonfiate dai giornali. Ma sono solo cose commerciali senza nessun fondamento scientifico”.

UN GERMOGLIO DI 2000 ANNI. Curioso è il ritrovamento avvenuto, ormai 30 anni fa, a Masada, dove l’archeologo Ehud Netzer rinvenne dei semi di dattero che furono consegnati al dipartimento di archeologia botanica dell’università Bar-Ilan, per essere identificati e conservati. Recentemente la direttrice del Borick Center di Hadassah, Sarah Sallon, saputo dei semi, ha compiuto delle indagini coinvolgendo Elaine Solowey, esperta di botanica presso l’Ucla (università di California). I semi ricevuti dalla Bar-Ilan erano tre, lunghi, sottili e di colore grigio-marrone. Il 25 gennaio, festa giudaica degli alberi, Solowey ha piantato i semi nel suo giardino botanico nel Kibbutz Ketura, dove insegna studi ambientali. Dopo solo quattro settimane è spuntato un piccolo germoglio, soprannominato Methuselah (Matusalemme). Questo è il più antico seme che abbia prodotto una pianta vitale a tutti gli effetti. Delle sei foglie spuntate fino ad ora, una è stata utilizzata per i test del Dna allo scopo di scoprire il legame esistente con i suoi “parenti” moderni. Alcuni altri semi sono stati inviati all’Università di Zurigo per sottoporli al test di datazione al radio carbonio. I risultati hanno dimostrato che i semi risalgono a 2000 anni fa con un margine di errore di 50 anni, cioè appena prima della rivolta di Masada. Per i cristiani, la palma è un simbolo di pace che si collega con l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Gli ebrei lo chiamavano “l’albero della vita” a motivo del potere nutritivo dei suoi frutti e dell’ombra che dava. a cura di Daniele Rocchi

Il Cristo della storia