Cultura & Società

Mostra Venezia: Fondazione Eds, il «Premio Bresson» ad Amos Gitai

La premiazione è avvenuta oggi a Venezia (Sala Tropicana 1 – Hotel Excelsior) alla presenza di monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, don Ivan Maffeis, nuovo presidente della Fondazione EdS, monsignor Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano e già presidente della Fondazione, Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, e Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra. Gitai è autore di film e documentari caratterizzati da un forte impegno politico e sociale ed è presente in concorso ufficiale al Festival con la sua ultima opera «Ana Arabia». «Sono molto emozionato e grato – ha detto il cineasta ricevendo il premio -. Questo riconoscimento è un omaggio alle idee, che per quanto riguarda il mio percorso si sono costruite sul campo, attraverso la conoscenza delle persone».

 «La speranza – ha aggiunto Gitai – può far cambiare le cose, tutti gli artisti, in quanto riconoscibili dal pubblico, hanno il dovere di divulgare un messaggio di speranza. Devono dare un aiuto a trovare una soluzione attraverso la loro arte. Penso all’attualità, alla preoccupante situazione in Siria: il nostro compito è quello di escogitare maniere per far sì che il Medio Oriente torni a essere quello che è stato per secoli nella storia, ovvero la culla della civiltà, e non più culla di violenza e brutalità». Consegnando il premio, monsignor Celli ha ricordato che «il cinema è senza dubbio il riflesso della nostra vita. E questa forma di arte privilegiata sa narrare attraverso la suggestione delle immagini e, allo stesso tempo, sa documentare quello che a volte resta nascosto. Nei film di Gitai si rincorrono temi e riflessioni legate alla storia, alla politica, alla società, per penetrare il complesso universo del Medio Oriente. Un cinema di grande impegno il suo, che sa raccontare a noi spettatori il tema dell’esilio, dell’emigrazione e l’orrore della guerra, vista attraverso gli occhi delle persone comuni», ha detto l’arcivescovo, che ha poi aggiunto: «Immagino che non sia stato facile essere testimone di tanti orrori. Eppure credo che anche questo sia un modo per rispondere a una chiamata, per assecondare la missione da portare a termine nella propria esistenza».

 «L’opera di Gitai – ha sottolineato don Maffeis – è un racconto unico, che accomuna destini, forte di una profondità che supera le barriere ideologiche. Un riflesso dell’appello di Papa Francesco, quello di alimentare il dialogo in un mondo diviso». Il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo ha poi ringraziato monsignor Dario E. Viganò «per l’amicizia che ci lega e per l’opera svolta in questi anni per la Fondazione». «Ho iniziato nel 2004 assegnando il Premio Bresson a Wim Wenders – ha ricordato Viganò – e concludo oggi questa importante esperienza con Amos Gitai. Esperienza che vorrei descrivere con un’immagine presa in prestito da Papa Francesco, quando parla di tessuti fatti con pochi fili che non possono essere considerati dei buoni tessuti: un buon tessuto è dato da numerosi fili che s’intrecciano, da tante soggettività e peculiarità diverse che formano un’unica trama». La Fondazione Ente dello Spettacolo, ha concluso, «è cresciuta e si è consolidata proprio grazie a questo e so che la grande capacità di lavoro di don Ivan la farà proseguire su questa strada».