Cultura & Società

Pistoia, alunni delle Medie pubblicano il diario di Giuseppe sui 9 mesi della Campagna di Russia

Un vecchio diario in pelle scritto da un soldato pistoiese (classe 1913) durante nove mesi di campagna di Russia, dall’aprile al dicembre 1942. Un mobile nella cucina di Giuseppe, questo il nome del militare, dove il diario viene custodito con la massima cura fino alla morte (2010) di colui che ancora ricordava «il grande freddo capace di ghiacciare l’inchiostro della penna». Un laboratorio pomeridiano di storia nella scuola media «Martin Luther King» del Bottegone. Una amica di Giuseppe, Chiara Chiti, che parla dell’esistenza del diario con un’insegnante del figlio.

Sei alunne e un loro collega che, con due insegnanti, si appassionano alla vicenda di Giuseppe trascrivendo, decodificando, commentando le note giornaliere lette su quel diario e finendo per andare a Roma, in pieno inverno, nell’archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. La consapevolezza che da questo può uscirne, anche grazie alla sensibilità di un editore, un volume capace di contenere il diario, il racconto dei ragazzi e una introduzione storica sulla Campagna di Russia. L’orgoglio dei figli di Giuseppe, che prendono la prima copia stampata e la portano sulla tomba del babbo.

Tutto ciò verrà presentato al Bottegone di Pistoia, nei locali della «Capannina», venerdì 18 maggio (ore 21) su iniziativa dell’Istituto Comprensivo «Martin Luther King», in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza di Pistoia, la Casa Editrice «Polistampa» e la Fondazione Cassa Risparmio Pistoia e Pescia a suo tempo finanziatrice del laboratorio pomeridiano «Le storie che fanno Storia».

Il diario della campagna di Russia lo scrisse, dal 14 aprile al 23 dicembre 1942, il sergente Giuseppe Ferri. Originario della Val di Nievole – e dal 1954 residente a San Pierino Casa al Vescovo dove con la moglie Oliviera aprì un piccolo vivaio – il giovane riuscì a ottenere un congedo per motivi familiari: evitò così la terribile ritirata che di lì a poco avrebbe falcidiato il Corpo di Spedizione italiano in Russia. Al diario, appena pubblicato da Edizioni Polistampa, è stato dato un titolo («Il cuore batte nel pensiero») che riprende una frase di Giuseppe sulla grande nostalgia di casa e della famiglia.

Insieme a Matteo Grasso, direttore dell’Istituto pistoiese della Resistenza, e all’editore Antonio Pagliai, prenderanno la parola i figli del sergente Ferri (Roberto e Paolo). Un ruolo centrale spetterà certo ai sette giovani studenti (Asia, Pietro, Matilde, Giulia, Chiara, Daniela, Daphne) e alle insegnanti (Francesca Banchini e Giulia Barontini) che hanno curato il progetto oltre che alla dirigente scolastica Manila Cherubini.

«Non pensavamo che un quaderno così piccolo potesse contenere una storia così grande», scrivono i ragazzi che nei lunghi mesi di lavoro hanno imparato sul campo le principali tecniche della ricerca storica e sono stati accompagnati in un non semplice lavoro di decodifica.

Per comprendere meglio la grafia esatta di nomi relativi a località attraversate da Giuseppe, e spesso trascritte in modo frettoloso, i ragazzi sono stati anche aiutati da una signora ucraina che oggi vive nel pratese e lavora come collaboratrice familiare.

Tutto da leggere, poi, il racconto della visita romana: lo scorso 7 febbraio allo Stato Maggiore dell’Esercito per consultare i documenti originali, le carte richieste («All’inizio ci sentivamo impauriti: stavamo mettendo mani, occhi e orecchie dentro alla Storia»).

Scritte con una semplice matita (il freddo intenso impediva di usare l’inchiostro) le pagine sui 254 giorni di diario sono di una sintesi e di una efficacia che farebbero invidia a un corrispondente di guerra. «Si percepisce bene lo sgomento per le marce e le azioni militari, la paura della morte, la nostalgia per la casa e i familiari, infine il sollievo per il congedo e la felicità del ritorno in Italia. Frasi che emergono dal passato e che, con semplicità, fanno riflettere sull’orrore della guerra e fanno essere grati per l’Europa di pace nata dalle macerie del secondo conflitto mondiale».

Martedì 21 aprile. «In Ucraina prime macerie della guerra: paesi distrutti; macchine di ogni sorta abbandonate e distrutte. Pianure paludose e brutte. Case di un solo piano e coperte di paglia come in Albania».

Martedì 2 giugno. «Bagno. Giornata piovigginosa. Un fango da non potersi staccare le scarpe dalla terra nelle strade di centro; il grande transito di mezzi motorizzati le rendono impraticabili dalla mota fina che continuamente la fanno saltare in aria e addosso a chi passa».

Mercoledì 29 luglio. «A mezzanotte si riprende la nostra marcia faticosa e lunga esagerata. Alle ore 8 dopo tanta sofferenza, sonno, stanchezza, fame e i piedi bruciavano finalmente siamo arrivati. Subito mi sono messo a dormire che proprio non ne potevo più. Km 38».

Mercoledì 19 agosto. «La mia squadra è tutta di guardia. Esce la pattuglia alle ore 8 e non rientra. La sera nella gola del Don continuo fuoco delle nostre armi; per 10 minuti sembra l’inferno. Un fante della 7ma gravemente ferito ha lottato con 4 russi anche colle mani».

Martedì 8 settembre. «Ho fatto un bel bagno a doccia, ne avevo proprio bisogno! Ho bollito tutti gli abiti».

Lunedì 5 ottobre. «I pidocchi non danno pace; i topi ci mangiano il pane nello zaino. Mentre si cuoce la polenta soliti colpi della nostra artiglieria. Si sentono passare di sopra e vanno a esplodere a pochi metri».

Sabato 7 novembre. «Nella notte è nevicato e ghiacciato; gradi 15 sotto zero. E’ incendiata la baracca dei complementi: 8 morti e 35 feriti, è stato uno sfacelo. Siamo rimasti all’aria aperta con questo freddo. Proprio sfortunati».

Mercoledì 16 dicembre. «Sono allegro, ma non quanto dovrei. Oggi ho comprato le scarpe: ho speso £ 238».