Cultura & Società

Rapporto Censis/Ucsi: su internet il sorpasso delle donne e tra i giovani Facebook supera i Tg

Per quanto riguarda la principale fonte d’informazione, i tg sono in testa con il 63% degli utenti (ma erano 80,9 nel 2011) e davanti ai gr (24,7%) si piazza Facebook con il 35,5% (è primo nella fascia 14-29 anni, 58,5%). Del resto social network e piattaforme online sono ormai un «elemento costitutivo» della nostra vita quotidiana. Facebook è usato dal 56,2% degli italiani, Youtube dal 46,8%, ma è Whatsapp ad aver avuto un vero e proprio boom: lo usa il 61,3%. Radio e tv continuano a godere di buona salute. La televisione sale ancora e si avvicina alla quasi totalità della popolazione: 97,5%, anche se oggi la fruzione è profondamente diversa dal passato, per quella tendenza alla «disintermediazione» che porta a costruirsi palinsesti sempre più personalizzati. La radio è ascoltata dall’83,9%. Diminuiscono invece i lettori di quotidiani (il 40,5% degli italiani) e di libri (47,1%). Quotidiani online e e-book sono ancora lontani dal compensare questo calo. La quota di tutte le persone estranee ai mezzi a stampa (il Rapporto parla di press divide) si attesta ora sul 54,6%, che tra gli under 30 diventa addirittura il 61,5%. La «frattura generazionale» tra giovani e anziani è abissale: tra i primi, gli utenti della rete sono il 95,9%, tra gli over 65 il 31,3%.

«Dobbiamo cambiare se vogliamo salvare quel che merita di essere salvato dei mondi che si stanno sgretolando intorno a noi». Lo ha detto Vania De Luca, presidente nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana, intervenendo alla presentazione del Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, oggi a Roma. Davanti al quadro di profondi e a volte spiazzanti cambiamenti che investono il mondo dei media, così come emerge dal Rapporto, la presidente dell’Ucsi ha sottolineato il dovere di porsi domande esigenti sulla qualità dell’informazione, sul rapporto di fiducia con i cittadini, sull’immagine di Paese che viene raccontata, sullo spazio necessario per un’etica dei comunicatori, sui percorsi futuri. «Servono occhi in grado di cogliere i diversi modi e livelli della comunicazione – ha affermato la De Luca – perché se è vero che adesso siamo nella fase dello smontaggio, tanto più dobbiamo avere la capacità di rimontare e proporre qualcosa di armonico». Si tratta di «orientare i processi in senso costruttivo», ha concluso la presidente dell’Ucsi, e l’orizzonte non può che essere quello del «bene comune».

«La disintermediazione è bellissima sul piano personale, ma non si può applicare agli ambiti in cui invece la mediazione è necessaria, come i grandi problemi collettivi». E’ la tesi argomentata da Giuseppe De Rita nell’intervento che ha concluso la presentazione, oggi a Roma, del Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione. Il presidente del Censis ha parlato del «mito della disintermediazione», alimentato dai comportamenti convergenti del premier Renzi e del Movimento5Stelle. Per De Rita il «meccanismo mentale» è lo stesso, si dipinge un quadro in cui «l’élite vuole fare mediazione e il popolo vuole disintermediare tutto», così che «chi vuole intermediare diventa subito ‘casta’» e i corpi intermedi diventano un ostacolo da neutralizzare. Secondo il presidente del Censis su questo meccanismo comincia a pesare «qualche ombra», perché «la realtà viene fuori per quella che è, i tempi di soluzione dei problemi si allungano, la complessità ha bisogno di essere gestita» e questo induce a riflettere. Non è un caso, ha osservato ancora De Rita, che il Rapporto sulla comunicazione abbia messo in luce da un lato la forte spinta alla disintermediazione personale nella fruizione dei media, ma dall’altro una chiara richiesta di controlli sulla rete: «Quando emergono le grandi questioni, come la lotta al terrorismo e alla pedopornografia, allora gli utenti si appellano ai gestori della rete, alla magistratura, addirittura ai servizi di sicurezza».