Cultura & Società

Riforma Rai: associazioni Copercom, «basta lottizzazioni»

«La Rai sta facendo passi in avanti per garantire qualità e contenimento dei costi. Certo, sul piano della razionalizzazione c’è ancora molta strada da fare – afferma Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart -. Ci auguriamo che tutti i soggetti facciano uno sforzo in tal senso». «Se da una parte vedo bene che ci sia il coordinamento delle risorse e il risparmio che ne deriva, in vista di una maggior qualità e approfondimento della notizia, dall’altro vedo concreto il rischio che si perda il pluralismo in Rai. Soprattutto se la logica della lottizzazione non viene estirpata», osserva don Ampelio Crema, presidente del Centro culturale San Paolo. «Da utente Rai e da persona impegnata nei media – dichiara Francesco Zanotti, presidente della Federazione italiana settimanali cattolici – mi auguro una riforma del sistema dell’informazione radiotelevisiva. Importantissimo sarà trovare la volontà necessaria per arrivare a qualche risultato tangibile. D’ora in avanti – sottolinea Zanotti – non si premi più l’appartenenza, ma la passione, la professionalità e la competenza di chi aspira a lavorare in Rai. Potrebbe costituire già una notevole positiva inversione di tendenza».

«Dalla nascita del modello informativo della Rai sono passati ben 35 anni e, nonostante i cambiamenti epocali, l’azienda è tuttora ferma a quel modello», così Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori. «Auspichiamo, in attesa di conoscere più approfonditamente il progetto Gubitosi, il ridimensionamento dei costi inutili e un’informazione ampia e plurale, con maggiore attenzione alle notizie internazionali». «Mi sembra – sostiene suor Fernanda Di Monte, presidente di Paoline onlus – un cambiamento solo di facciata. Da troppo tempo la Rai ha abdicato al suo impegno formativo, educativo, sociale. Ha smantellato i propri centri produttivi per acquistare format all’estero che poco hanno a che fare con la nostra sensibilità. Per non parlare di quali valori passano attraverso i suoi programmi e della lottizzazione».

«Una drastica riduzione delle Testate Rai, cui si spera seguirà una altrettanto drastica riduzione delle Direzioni di rete, fa parte delle necessità urgenti della Rai per dimostrare agli italiani, prima del rinnovo della concessione statale, che l’azienda sta cambiando pelle per diventare una media company al pubblico servizio di tutti, giovani compresi», osserva Andrea Melodia, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana. Ma «perché separare il progetto di grande canale generalista dalla informazione locale? I due percorsi devono incontrarsi se vogliamo che il primo si realizzi compiutamente. Speriamo che partiti e sindacati capiscano e facciano entrambi un passo indietro».