Cultura & Società

Romena, luogo di sosta per riprendersi la vita

di Massimo Orlandi

«In questo piccolo spazio vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua e, libero da costrizioni, potesse raggiungere la conoscenza di se stesso e incamminarsi nella sua strada forte e fiducioso. Vorrei che fosse una sosta di pace, di riflessione per ogni viandante che vi giunge, un posto dove l’ideale diventa realtà e dove la gioia è il frutto spontaneo». In una lettera a un amico Giovanni Vannucci descriveva così il suo sogno di comunità. La fraternità di Romena sente così ben rappresentata da queste parole la sua aspirazione da averle incise bene su legno collocandole al suo ingresso.

Una porta aperta. Uno spazio libero e aperto, dove far casa: questa è la carta d’identità essenziale della fraternità che è nata nella primavera del 1991 e che quindi quest’anno festeggia i suoi 20 anni. A guidarla, allora come ora, don Luigi Verdi. Il sacerdote valdarnese fin dalla sua prima missione di parroco, fu inviato in Casentino, a Pratovecchio; lì scoprì la bellezza semplice della pieve, restituendola, in fondo, a quella che era la sua vocazione di origine: farne luogo di sosta per i viandanti in viaggio. Così come per i pellegrini del Medio Evo, in marcia verso Roma, la pieve rappresentava un punto di riposo dove fermarsi per una notte, rifocillarsi e ripartire, così oggi la Fraternità vuol offrire un luogo di sosta ai viandanti di ogni dove. Una sosta per ritrovarsi e riscoprire la bellezza della nostra unicità, una sosta per poi riprendere e proseguire il proprio personale cammino di crescita. «Oggi – spiega don Luigi – non abbiamo tanto bisogno né di teorie, né di ideologie, ma di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proviamo a offrire a Romena».

Le attività della fraternità. Alla base della proposta di Romena c’è un cammino suddiviso in tre corsi, che ha come riferimento la parabola del figliol prodigo. Quando una persona vive una crisi personale (per il figliol prodigo è il momento in cui prende consapevolezza di ciò che è diventata la sua vita) il primo gesto concreto da fare è quello di guardarsi dentro. È il primo corso. Il passaggio successivo è quello di incontro col Padre, con Dio: nel secondo corso, attraverso esperienze di gesti, di semplicità, di ascolto, l’invito è a percepire che c’è un Padre che è pronto ad abbracciarci. Il terzo passo è semplicemente quello di trasferire questa nuova consapevolezza di sé e questo abbraccio con l’infinito nella vita di tutti i giorni, nel tessuto del nostro quotidiano. È il terzo corso.

I corsi sono gli interpreti più fedeli del cammino di Romena. Ma sul loro tronco vitale si innestano molti altri rami. Così oggi Romena si muove per l’Italia con le sue veglie, incontri di preghiera nello stile della Fraternità che toccano ogni anno cinquanta città italiane, arriva in oltre diecimila famiglie con il suo giornalino trimestrale, affida il suo contributo di idee alle pubblicazioni della sua casa editrice, abbraccia con i suoi incontri i grandi testimoni del nostro tempo.

Dal suo «porto di terra», inoltre, Romena lascia costantemente partire nuove «navi»: da dieci anni esiste la Compagnia delle arti di Romena, specializzata nel realizzare spettacoli e animazioni creative in ospedali, case di riposo, centri disabili, e il gruppo Nain, formato da alcune decine di famiglie unite del dramma più grande, la perdita di un figlio, ma che hanno trovato nella condivisione il sostegno fondamentale al loro cammino di vita.

Il sogno dei vent’anni. Tutto questo è avvenuto nel corso dei venti anni di Romena. Ma ora? In che modo le maglie di questo sogno di casa aperta e accogliente possono allargarsi ancora? Per capirlo basta compiere pochi passi a monte della pieve. Qui si trova la fattoria di Romena. Era una grande azienda agricola; per ritrovarla in attività bisogna correre indietro di quarant’anni.Ma c’è una storia nuova che si sta aprendo per questo spazio. La fraternità ha cominciato a ristrutturarla. Un lavoro immenso, da compiere passo dopo passo. Cominciando, anche simbolicamente, quest’anno. Ma a cosa serviranno questi nuovi spazi? «A rispondere alla domanda di accoglienza», ci dice don Luigi. «Gli spazi attuali – prosegue – appena sufficienti per ospitare i corsi, ormai da anni non ci bastano per poter ospitare le tante richieste di persone, gruppi che continuamente ci chiedono di poter “abitare” Romena, di condividere delle esperienze, di starci».

Nel corso dell’estate saranno completati i primissimi lavori. Ma intanto Romena ha già cominciato a proiettarsi in questa dimensione, ancora più aperta di accoglienza. Da inizio maggio hanno preso il via le «domeniche di Romena». Ogni domenica la fraternità accoglie chiunque, persona, famiglia, gruppo voglia trascorrervi una giornata offrendo un percorso semplice che si sviluppa da mattina a sera e che comincia al mattino con una preghiera di lode (ore 11) e continua con una riflessione ispirata al vangelo del giorno. Nel pomeriggio (ore 15), l’incontro con un testimone del nostro tempo (domenica scorsa c’era, per esempio, monsignor Bettazzi) e, alle 17, la messa in pieve.

In queste nuove finestre di accoglienza consisterà la più grande novità di quest’anno per Romena e il suo modo di far festa, per i vent’anni. Una festa diffusa, allargata, aperta dove come diceva Vannucci «la gioia sia spontanea». Ed è motivo di gioia anche il solo incontrarsi, condividere, stare insieme. Tenendo sempre acceso un sogno di fraternità.