Cultura & Società

Rondine, «Semi di pace»: il conflitto israelo-palestinese raccontato da operatori di pace

Il progetto sostenuto dal contributo dell’8 per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi, nasce per dare voce a israeliani e palestinesi impegnati nell’educazione alla pace. Il progetto si propone di mostrare la complessità della situazione in Medio Oriente attraverso la viva testimonianza di persone che lavorano quotidianamente per il dialogo nelle diverse realtà in Israele e nei Territori palestinesi.

La delegazione che dal 20 al 25 febbraio 2017, porterà la propria testimonianza in tutta Italia è composta da: Najwa S. I. Saadeh e Shulamit Tamara Rabinowitz dell’associazione Parents’ Circle, composta da famiglie israeliane e palestinesi che hanno avuto in comune la sorte di vedere i propri familiari morire a causa del conflitto; Orna Akad, israeliana, e Suzan Sahori, palestinese, rappresentanti rispettivamente di Sindyanna of Galilee e del Bethlehem Fair Trade Artisans, organizzazioni dedite allo sviluppo sostenibile e alla promozione di azioni di commercio «equo e solidale» con particolare attenzione ai diritti soprattutto delle donne e ad uno spirito di cooperazione.

Parents Circle – Families Forum (PCFF) è un’organizzazione pacifista composta esclusivamente da famiglie israeliane e palestinesi che hanno avuto in comune la sorte di vedere i propri familiari morire a causa del conflitto. Sono anche famiglie che non hanno voluto reagire al trauma del lutto con la volontà di vendetta e di odio, ma hanno preferito ricercare il dialogo e la riconciliazione con l’altro, per arrestare lo spargimento di sangue e operare a favore della pace.

Parents Circle è nata nel 1995, per iniziativa di Yitzhak Frankenthal, il cui figlio Arik era stato rapito e ucciso da affiliati ad Hamas l’anno precedente. Oggi ne fanno parte seicento famiglie israeliane e palestinesi che conducono un’azione comune per la costruzione della pace. Molte le attività promosse dall’associazione: incontri di dialogo per giovani delle due comunità, meeting pubblici tra le famiglie delle vittime, azioni di solidarietà e programmi educativi con il coinvolgimento delle due parti, sito internet in versione araba ed ebraica. La comunità di Facebook «Crack in the wall», che conta oltre 28.000 membri, agisce per creare una crepa nel muro, impegnando palestinesi e israeliani nel dialogo e fornendo una piattaforma per esprimersi nella propria lingua, poi tradotta all’altro.

Sindyanna of Galilee. C’è un posto nel cuore della Galilea, nel villaggio di Kafar Kanna (Cana), dove le donne ebree e arabe lavorano nell’uguaglianza e nel rispetto reciproco: l’azienda Sindyanna of Galilee e il Centro visitatori per il commercio equo solidale. Sindyanna of Galilee è un’organizzazione non-profit legalmente riconosciuta fondata nel 1996. Guidata da donne, promuove la cooperazione arabo-ebraica e sostiene un giusto ritorno per gli agricoltori arabi, offre posti di lavoro alle donne arabe e tiene corsi di artigianato tradizionale allo scopo di incrementare il loro reddito.

Sindyanna integra pratiche commerciali moderne con le tradizioni ed i mestieri della Galilea: negli ultimi sei anni il loro olio di oliva ha riscosso consensi nazionali e internazionali. Sindyanna è l’unico produttore certificato in Israele e dal 2003 è membro dell’Organizzazione mondiale del commercio equo e solidale (WFTO).

Il Centro Visitatori di Kafar Kanna accoglie turisti e serve come luogo di incontro tra ebrei e arabi. I suoi spazi sono adibiti a una vasta gamma di attività e possono ospitare fino a 50 persone. Il Centro Visitatori comprende uno studio dove le donne arabe provenienti da Cana e dai villaggi vicini imparano a lavorare il vimini, intrecciano sia in stile tradizionale che moderno, con foglie di palma, rami di ulivo e di salice. Il loro studio è diventato un luogo dove le donne arabe ed ebree creano insieme.

Bethlehem Fair Trade Artisans (Bfta) è un’organizzazione che molto ha in comune con «Syndianna of Galilee». Entrambe le organizzazioni collaborano allo scopo di valorizzare le risorse umane (femminili e non solo) e territoriali (legno di Betlemme e olive della Galilea) locali, ma anche per favorire il dialogo e la conoscenza reciproca. Fra le attività più importanti del BFTA ci sono la formazione a donne e categorie svantaggiate, sostegno nelle vendite, creazione di reti, ma soprattutto un impegno nella costruzione di un nuovo paradigma, la pace, a partire dal lavoro, dalla creazione di opportunità economiche reali.