Cultura & Società

San Miniato, «La masseria delle allodole» in scena a luglio per parlare di pace

Una scelta che si inserisce, a pieno titolo, nel più ampio quadro della tematica triennale della Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, guidata da Marzio Gabbanini, che chiama a riflettere sulla grande sfida del dialogo interreligioso per inseguire il sogno della pace tra i popoli.

Così arriva sulla scena sacra di Piazza Duomo (dal 19 al 25 luglio) il romanzo di Antonia Arslan, scrittrice italo armena, che narra le atrocità del genocidio armeno attraverso la tragedia vissuta dalla sua famiglia Quando scoppia la grande guerra, l’Italia chiude le frontiere e il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia in cui non c’è spazio per le minoranze etniche. Tutto precipita vorticosamente e il profumo di gelsomino che inebriava l’aria delle colline della masseria della famiglia della Arslan verrà soppiantato da quello sanguinolento delle macerie e dell’orrore. Gli uomini armeni fucilati e sgozzati; le donne ed i bambini ammassati in carovane e costretti ad una lunga ed estenuante marcia verso lontani campi di prigionia. Si trattò del primo sterminio della storia, prima ancora della Shoah. Per Paolo e Vittorio Taviani, facendone un film nel 2007, si trattò di guardare ancora una volta negli occhi il «male» nel loro cinema d’impegno, di forte comunicazione emotiva e di poesia. Per il Dramma Popolare di San Miniato, con cui collabora in quest’edizione anche il Centro Cinema Paolo e Vittorio Taviani, si tratta di chiamare l’uomo a riflettere, con il linguaggio del teatro, sulla forza del dialogo in un tempo che vede ancora focolai di guerra accessi da fondamentalismi e settarismi confessionali.

La masseria delle allodole sale sulla scena sull’elaborazione drammaturgica di Francesco M. Asselta e Michele Sinisi, quest’ultimo firma anche la regia. Questo il cast di attori: Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’Addario, Michela De Rossi, Giulia Eugeni, Arsen Khachatryan, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Roberta Rosignoli, Michele Sinisi, Adele Tirante. Le scene sono di Federico Biancalani, i costumi di Elisa Zammarchi, le luci di Federico Biancalani e Michele Sinisi. Lo spettacolo è frutto della produzione tra Fondazione Idp, Elsinor Centro di Produzione Teatrale e Arca Azzurra Teatro.

La Festa del Teatro quest’anno proporrà poi una importante serie di spettacoli collaterali. Sempre in prima assoluta andrà in scena lo spettacolo «Narek – un poema armeno»,(4 e 5 luglio), mentre lo spettacolo musicale «La sposa e il suo Dio» (12 luglio) parlerà di una storia di una terra, la Georgia, e delle sue radici. La figura simbolo del martirio della razionalità e della scienza, Ipazia, sarà portata in scena da Francesca Bianco ne «Il sogno di Ipazia», (25 giugno) prodotto dal Teatro Belli di Roma.

In cartellone anche «Tua Anne», (9 luglio) straordinario reading musicale proposto da Matteo Corradini con il Pavel Zalud Trio, il monologo «Esodo pentateuco #2» (16 luglio) dell’istriano Diego Runko e lo spettacolo «Abu sotto il mare» (19 giugno) di Pietro Piva, che mostra la condizione terribile di ogni profugo, costretto a dimenticare il proprio mondo per avventurarsi, magari nascosto dentro una valigia, verso l’ignoto.

Quest’anno La Fondazione Istituto Dramma Popolare riproporrà il Premio alla Critica in collaborazione con il Rotary Club e il Lions Club di San Miniato: una giuria qualificata assegnerà l’Istrice d’Argento alla critica più significativa dedicata allo spettacolo principale della Festa del Teatro. Un premio speciale sarà riservato al più giovane critico teatrale presente alla rappresentazione.