Cultura & Società

Studiosi in rivolta: salviamo i papiri

di Elena GiannarelliLa notizia è recentissima: secondo un decreto ministeriale di prossima attuazione, l’Istituto papirologico «Gerolamo Vitelli» di Firenze compare in una lista di enti nazionali di ricerca da «smantellare» e inquadrare nella ristrutturazione del Centro nazionale ricerche meglio noto come Cnr. La comunità scientifica internazionale è subito insorta. Che cosa è il «Vitelli», dove si trova e perché tante proteste?

Borgo degli Albizi 12: nello storico palazzo della nobile famiglia fiorentina ha sede questo eccezionale centro di cultura e di studio. In una serie di accoglienti sale, che si aprono su uno di quegli inattesi cortili capaci di dare respiro e luce alle dimore antiche, 4 mila papiri, restaurati e catalogati, testimoniano opere letterarie e raccontano storie di tutti i giorni in un ventaglio cronologico che va dal III secolo a.C. al IX d.C., in greco, latino, ieratico, demotico, copto e arabo. Una biblioteca specialistica di 25 mila volumi, unica nel suo settore, costituisce un punto di riferimento per i papirologi italiani e stranieri e per gli studiosi dell’antichità in genere. Tutto iniziò nel 1928, quando il prof. Vitelli, già docente di Letteratura greca all’Istituto di Studi superiori di Firenze (poi Università), fondò questa istituzione, diventata Ente nazionale di ricerca nel 1991.

Studiosi e studiose illustri hanno legato il loro nome al «Papirologico»: Vittorio Bartoletti, don Mario Naldini, Dino Pieraccioni, Teresa Lodi e Medea Norsa. Nei grandi armadi, frammenti papiracei più o meno ampi tramandano versi dell’Iliade e dell’Odissea, passi di Apollonio Rodio, sequenze del Romanzo di Nino, Le Elleniche di Ossirinco, pericopi del Vangelo di Matteo, passi di un’opera esegetica di Origene. Testi pagani e cristiani, in un caleidoscopio di testimonianze preziose. Altrettanto preziosi sono i papiri documentari, quelli che consentono il recupero di squarci di vita quotidiana a vari livelli.

Con divertimento, il prof. Guido Bastianini, attuale presidente, presenta due «chicche». Il primo papiro offre la carta di identità astrologica di un certo Sereno, nato in Egitto nel 180-181 d.C. Gli antichi credevano nell’astrologia: al momento della nascita di un individuo, o durante la sua vita, veniva redatto questo documento, in base al quale, nel momento del bisogno, il soggetto poteva rivolgersi all’indovino per avere un consiglio; la carta aiutava il veggente a conoscere il suo interlocutore e garantiva in qualche modo la «scientificità» dei responsi. Ancora più divertente la prassi della «domanda oracolare». Mettiamo che un giovanotto fosse incerto fra due ragazze. Prima di andare al tempio per un responso, si faceva redigere due domande scritte alla divinità: in una chiedeva al dio se faceva bene a sposare la tale; nell’altra domandava se faceva bene a non sposare la medesima. I due biglietti diversi venivano arrotolati, messi in un’urna e il sacerdote, intermediario con il dio, ne estraeva uno, che esprimeva la volontà divina e veniva dato al fedele. L’altro finiva nell’archivio del tempio, spesso ancora intonso ed è così che i posteri possono leggere i «responsi mai dati». Le meraviglie del «Vitelli» non finiscono qui: vi si conserva una raccolta di pezzi archeologici, in particolare terrecotte, provenienti dall’Egitto ed ultimamente una spedizione finanziata dal Papirologico e guidata dal prof. Rosario Pintaudi ha scoperto ad Antinoe blocchi di pietra del tempio di Tell El Amarna, dedicato ad Eknathon, il faraone eretico della XVIII dinastia. Il viso del sovrano è stato cancellato, secondo la consueta prassi della damnatio memoriae. Reo di aver promosso il culto del dio Aton, in contrasto con il clero dell’epoca, dedito ad Amon, il Faraone ha subìto la sorte che adesso pare attendere il «Vitelli».

Tolta l’autonomia, sparito il Presidente e il Consiglio d’amministrazione, con un commissario di nomina politica, che potrebbe non aver mai visto un papiro in vita sua, il centro finirebbe in un calderone indistinto e potrebbe proprio venire «strappato» a Firenze. Ed allora è in corso una campagna di e-mail di protesta indirizzate al Presidente (bastianini@unifi.it) con lo slogan «L’Istituto Vitelli non deve chiudere». Sarebbe una grave perdita per la cultura della nostra regione e per tutta la comunità scientifica. Ci sono tanti giovani che studiano il passato e per i quali i papiri possono costituire il futuro.