Cultura & Società

Videogiochi, fuori dal mondo, dentro al pc

di Andrea Fagioli«A volte stacco il cervello»: lo ammette candidamente uno degli oltre 2 mila ragazzi intervistati dal Centro studi minori e media per una ricerca sui videogiochi.«Flashato, isolato dal mondo, pronto a menar le mani, trascinato dentro al pc…», sono alcune delle altre risposte alla domanda sul loro stato d’animo mentre giocano davanti ad un video smanettando sul mouse o spippolando su un game boy.

Un ragazzo su quattro gioca più volte al giorno e complessivamente da un’ora a tre. I videogiochi preferiti sono quelli di avventura e sport, però chi gioca più di tre ore al giorno preferisce quelli di combattimento. Un ragazzo su due gioca da solo. Un ragazzo su quattro ha giocato on line con altre persone e alcuni di loro hanno poi incontrato le persone conosciute in rete. Fra i maschi un ragazzo su tre pensa spesso alle storie e alle mosse che deve fare durante il gioco preferito. Un ragazzo su due è condizionato nell’umore dall’esito del gioco. Tre minori su quattro pensano che si crei dipendenza solo se si gioca più di sei ore al giorno.

Sono questi, in sintesi, i risultati dell’indagine «Minori in videogioco» promossa, come detto, dal Centro studi minori e media, che ha sede a Firenze ed ha «come suo scopo sociale lo studio, la ricerca e la documentazione attinente il complesso rapporto tra minori e media in ambito nazionale ed europeo. A questo fine promuove convegni di studio, pubblicazioni ed iniziative di sensibilizzazione».

La ricerca, la prima del genere in Italia, è stata presentata il 10 marzo nel capoluogo toscano nel corso del convegno «Crescita in videogioco» organizzato dallo stesso Centro studi in collaborazione con l’Università di Firenze, RaiSat ragazzi, Gt Ragazzi Rai Tre-TG3, Mediaset, Ordine dei Giornalisti della Toscana e Confconsumatori. L’indagine ha coinvolto 2037 studenti di 39 scuole medie e superiori di 18 città, tra cui ben 4 toscane (Arezzo, Firenze, Grosseto e Pistoia) con l’intento di analizzare la diffusione e l’uso dei videogiochi fra gli adolescenti.

I giocatori più incalliti sono anche quelli che avvertono più fastidio nello smettere all’improvviso (il 40% di chi gioca da una a tre ore). Non prova invece particolari problemi ad interrompere la partita il 69% di chi gioca meno di un’ora.

La permanenza di fronte al video diminuisce con il passare degli anni: a fronte di un 29,5% di ragazzi tra i 14 e i 15 anni che gioca da una a tre ore, si registra un calo al 21,5% nella stessa permanenza nella fascia dai 16 ai 18 anni. I maschi rispetto alle femmine giocano più volte al giorno: due volte il 30% dei maschi rispetto al 9,5% delle femmine; più di tre volte il 12,5% rispetto al 4,5%. Differenza tra maschi e femmine anche nel mezzo prescelto: le ragazze preferiscono il pc (44,5%), i ragazzi la play station o il game cube (55,5%). Un dato interessante è anche quello sulla dipendenza. I ragazzi dagli 11 ai 13 anni ritengono che fino a sei ore al giorno davanti al videogioco non c’è dipendenza. Scatta dopo le sei ore per il 63% degli intervistati, ma un buon 20% ritiene che si debbano superare le 10 ore o addirittura le 14 ore per un 14,5%. Gli adulti complici del gioco sono soprattutto i padri (15%), un po’ meno i fratelli e le sorelle minori (12,5%), decisamente meno le madri (5%).

Ma i videogiochi fanno bene o fanno male? «Non fanno male se si integrano con il gioco libero e con quello sociale e di squadra, se si affiancano al giocare all’aperto – risponde Franco Cambi, direttore del dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Firenze –. Poiché – aggiunge – i videogiochi attivano anche altre dimensioni del mentale: il dinamismo, la creatività non casuale, anche il fantastico».

Eppure, a giudizio del sociologo Alberto Marradi, la dipendenza è evidente dal fatto che un ragazzo su tre pensa spesso durante il giorno alle mosse del gioco preferito e che chi gioca di più indica in oltre sei ore la soglia temporale di dipendenza.

«Ogni abuso è pericoloso», dice Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, che a Firenze ha avuto il compito di aprire il convegno organizzato dal Centro studi minori e media presieduto da Laura Sturlese e diretto da Isabella Poli.

«L’abuso di videogiochi può anche causare tendiniti e problemi alle articolazioni delle mani – incalza Marco Festelli, segretario nazionale della Confconsumatori –. L’abuso rischia concretamente di riflettersi non solo negativamente sulla psiche ma anche sul fisico. I movimenti sono infatti spesso compulsivi e frenetici e causano un forte irrigidimento della mano. Inoltre, non è da sottovalutare l’aspetto della vista; molte ore davanti ad un monitor sono infatti dannose».

«Non si può parlare di vero e proprio allarme ma di attenzione sì, in modo che – conclude Mirabelli –, non si agisca quando ormai è troppo tardi».