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ABORTO: MOV. VITA, IN ITALIA OBIETTORI 6 GINECOLOGI SU 10

In Italia quasi sei ginecologi in servizio nella sanità pubblica su 10 sono obiettori rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza. Il dato è emerso oggi a Montecatini durante la tre giorni promossa per ricordare i 30 anni dalla fondazione dei Centri di Aiuto alla Vita, braccio operativo del Movimento per la Vita. “La sensibilità del mondo medico su quest’argomento – ha affermato Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita – è l’ulteriore prova che il principio di ‘preferenza per la nascita’ sembra essere generalmente accettato. La forte offerta di adozione da parte di coppie idonee, che può essere soddisfatta solo per un decimo a causa della mancanza di bambini adottabili, fa sentire ancora più inaccettabile l’eliminazione ogni anno di una grande città di bambini abbandonati nella forma più estrema quando erano ancora nel seno materno: 140-150 mila sono le sole interruzioni volontarie di gravidanza legali ogni anno. Inoltre, l’impressionante calo delle nascite – ha concluso Carlo Casini – determina problemi di ogni tipo: economici, previdenziali, persino internazionali”.

La Basilicata, informa una nota, è la regione con la più alta la percentuale di ginecologi obiettori pari all’83,3% mentre, in termini numerici assoluti, la Lombardia domina con i suoi oltre 600 obiettori. Superando l’80% dei ginecologi in servizio in reparti ospedalieri o presidi sanitari pubblici dove si pratica l’aborto, al secondo posto c’ è il Veneto in leggera crescita rispetto all’anno precedente. Marche, Lazio e Umbria sono rispettivamente al terzo, quarto e quinto posto con percentuali che vanno dal 78,4 al 76,8. Le regioni con la minor percentuale di ginecologi obiettori sono Valle D’Aosta (18,2%) e Emilia-Romagna (34,2%).

Sono sotto il 50% (45,7%) gli anestesisti che si rifiutano di prestare la loro opera nelle interruzioni volontarie di gravidanza. Al primo posto si piazzano le Marche con il 70,7% seguite a ruota dal Molise con il 68,2%. I numeri assoluti, anche in questo caso, vedono in testa la Lombardia con 541 obiettori. Puglia e Basilicata (con numeri in crescita del 6,2%) hanno registrato rispettivamente il 63 e il 62,2% ed occupano il terzo e quarto posto. L’ Emilia-Romagna si distingue per il basso numero di obiettori fra gli anestesisti (22%) seguita dalla Toscana (33,4%).

E’ al 38%, infine, la percentuale degli obiettori a livello nazionale fra ostetriche, caposala e infermieri, cioé quattro su dieci. Il primato fra le regioni spetta alla Sardegna (83,3%) in forte crescita. Molise e Puglia sono, invece, al secondo e terzo posto con il 75,5% e il 68%. In termini assoluti nel Lazio ci sono più obiettori fra il personale non medico (circa 2400 unità) mentre la percentuale più bassa si registra in Friuli Venezia Giulia (22,3%) e in Emilia-Romagna (12,9%). (ANSA).