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ACLI: RIPENSARE LA «SOCIAL CARD» PER COMBATTERE LA POVERTÀ ASSOLUTA

(Milano) Non fanno pressione come una lobby, eppure sono tanti. Sono i poveri in Italia, 4,2 milioni di famiglie equamente divise tra nord e sud. Per loro le Acli propongono di rivedere la Social card, varata nel dicembre 2008 dal governo Berlusconi, trasformandola da un misura per pochi a uno strumento di lotta alla povertà assoluta. Ne hanno parlato oggi durante una conferenza stampa nell’ambito della Conferenza organizzativa nazionale che si sta svolgendo a Milano. “Non un sogno impossibile”, secondo le Acli: il piano proposto è triennale e prevede per ogni anno lo stanziamento di 665 milioni di euro, 565 per il contributo monetario e 100 per i servizi. La ricetta dell’Associazione cristiana dei lavoratori passa dagli attuali 40 a 133 euro, con la possibilità di erogare un importo superiore alla media per le situazioni di povertà più grave. Inoltre, secondo una filosofia che vuole dichiaratamente abbracciare il federalismo, laddove il costo della vita è maggiore, in primis al nord, vengono elevate le soglie di accesso ed erogati importi maggiori. Infine, viene affiancata alla prestazione monetaria un’offerta di servizi alla persona. La regia verrebbe affidata così ai Comuni, e le decisioni prese in Conferenza Stato – Regioni. “Riteniamo – si legge nel documento – che coerentemente con il diritto comunitario e con le disposizioni della Corte di giustizia europea debba essere estesa la possibilità di fruirne alle persone straniere, comunitarie e extracomunitarie”. Il documento presentato dalle Acli, frutto di un gruppo di lavoro coordinato da Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università Cattolica di Milano, prevede anche i possibili rischi di una misura del genere. Il primo è che non vada alle famiglie effettivamente povere: “Contro questa eventualità – si legge nel documento – sono già ora previsti dettagliati criteri di accesso, a cui si aggiungerà una campagna straordinaria di verifiche, nell’arco del triennio 2010-2013, per controllare che siano veramente i poveri a riceverla”. Il secondo rischio riguarda le condizioni per accedere ai contributi: “tutti i componenti della famiglia debbono sottoscrivere le condizioni poste nel Piano affinché escano dalla povertà. Tutte le persone comprese tra 18 e 59 anni ed abili al lavoro devono iscriversi al Centro per l’impiego provinciale e dichiararsi immediatamente disponibili ad accettare qualsiasi offerta di lavoro (nei limiti di un pendolarismo ragionevole ed economicamente sostenibile e di eventuali compiti di cura) e a frequentare corsi di formazione o di riqualificazione professionale”.Sir