Italia

ASSEMBLEA CEI, MONS. BREGANTINI: MAFIA PROBLEMA DI TUTTI. PIÙ RECIPROCITÀ TRA NORD E SUD

“Se il Nord non coglie il problema della mafia come problema dell’Italia e quindi anche del Nord succede che lentamente pensa di aver risolto il problema. Lo scarica sul Sud ma in realtà poi se lo ritrova moltiplicato al Nord”. Da Assisi, dove è in corso la 60° assemblea generale della Cei, che ha all’ordine del giorno anche l’approvazione della nota su Chiesa e Mezzogiorno, mons. Giancarlo Bregantini, già vescovo di Locri, oggi a Campobasso, ha lanciato alla Lega “una proposta culturale, non politica”, per “riproporre nella propria agenda tematiche che non sono del Sud, ma di tutti”. Parlando a margine dei lavori mons. Bregantini ha affermato che “l’abbandono in cui il Sud è relegato contribuisce a rafforzare la mafia e a ritrovarsela a Milano come a Palermo. Più la politica sentirà la mafia come problema vero e reale di tutta Italia e più lo risolverà. Più lo delega e meno lo risolve e più se lo ritroverà centuplicato. La questione meridionale va riproposta in modo centralistico, non periferico. Questo è il nodo principale”.Per Bregantini la parola chiave è “reciprocità”, intesa come un’alleanza tra Nord e Sud”. Per arrivare alla reciprocità, ha sottolineato il vescovo, occorre passare per “la scoperta della marginalità e la sua trasformazione in tipicità”. “Ogni terra, spesso il Sud, è una terra marginale – ha spiegato Bregantini – la scoperta della marginalità è una prima fase di lettura dei problemi sociali, capire le situazioni; se si assume la marginalità come valore la si deve trasformare in tipicità”. “Questa seconda fase – ha aggiunto – cioè trasformare la marginalità in tipicità, la Lega lo ha fatto benissimo, però c’è un terzo passaggio dove la Lega fa fatica culturalmente: l’apertura alla reciprocità”. “Il limite della Lega – ha detto – sta nella non apertura alla reciprocità. Il Sud deve migliorare la tipicità e il Nord aprirsi alla reciprocità. In questo momento le due realtà si incrociano: se il Sud sarà capace di capire quanto vale e non di piangere scoprirà i valori antichi e presenti oggi, il Nord, che ha già fatto questo lavoro, se non si apre rischia di violare e di bruciare gli stessi valori già scoperti”.“Nord e Sud – ha ribadito il vescovo – in questo momento non hanno che un’unica strada, quella di intrecciarsi. La reciprocità favorisce, non solo a livello economico ma anche culturale, sia il Nord che il Sud. Quindi fare in modo che i valori degli uni aiutino quelli dell’altro”. “Il Nord dà organizzazione a livello tecnico-operativo e il Sud restituisce con motivazione. Credo che oggi l’Italia abbia più bisogno di motivazioni che di organizzazione. Come diceva Paolo VI, il Sud dà all’Italia quel pezzetto di valori che il Nord rischia di perdere”. “In questa dimensione la riflessione della Chiesa è di vastissima portata, non è un problema religioso, ma culturale che può diventare sociale. Una riflessione, non un mea culpa, che riguarda tutta la realtà della Chiesa in Italia. Laddove non siamo stati all’altezza della proposta evangelica occorre operare una specie di verifica in umiltà. La Chiesa sente che la società italiana sta così profondamente cambiando che occorre convertirsi, ovvero diventare più profondamente evangelici”.Sir