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ASSEMBLEA VESCOVI, CARD. BAGNASCO: USCIRE DALLA CRISI RIPARTENDO DALLE PERSONE CHE LAVORANO

E’ “il patrimonio di conoscenze e di esperienza garantito dalle persone che lavorano” la “base realistica da cui ripartire” per uscire dalla crisi. Aprendo questo pomeriggio l’Assemblea dei vescovi italiani, il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei (testo integrale), ha parlato della crisi economica da cui l’Italia è “duramente provata”, e che produce “una comprensibile ansia volta a scrutare i segni di uscita dal tunnel”. Nonostante le “previsioni quasi rasserenanti, che tutti naturalmente vorrebbero vedere confermate”, per la Cei questo è “il momento in cui la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie”, per le quali serve “un fisco più equo”. La disoccupazione, in particolare, “sta intaccando anche le zone a più radicata tradizione industriale”, ed oltre alla contrazione della “leva occupazionale” decisa dalle imprese quasi per “alleggerire la nave di futile zavorra”, a patire le “maggiori ripercussioni” è la “fascia dei precari”, con un “brusco aumento” della disoccupazione, “dovuto principalmente alla perdita di posti di lavoro non garantiti”, alla mancanza di “ammortizzatori” sociali, al frequente ricorso alla cassa integrazione e al licenziamento. La crisi, per i vescovi “sta producendo i suoi effetti più deleteri sull’anello più debole della nostra popolazione”. “Dalla crisi in corso – ha affermato il presidente della Cei- dobbiamo uscire non con una svalutazione del lavoro, identificato come circostanza casuale e fortuita, ma con la riscoperta del legame imprescindibile dell’uomo con il lavoro”. Di qui l’impegno ad “umanizzare il mondo lavorativo”, come esortava a fare ieri il Papa da Montecassino, a partire dalla consapevolezza che è “improponibile una concezione meramente mercantile del lavoro umano, quasi fosse una qualunque merce di scambio sottoposta alla legge della domanda e dell’offerta”. Quella della Chiesa italiana vuole essere “una rinnovata compagnia nei confronti dei lavoratori”, non come “semplice riproposizione di qualche modello del passato”, ma come “segno di un’attenzione nuova verso la profonda relazione tra la fede e la vita”. E’ in questa prospettiva che si colloca la Colletta nazionale che il 31 maggio si svolgerà in tutte le parrocchie per “dare vita ad un Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà”. “È un’iniziativa – la prima nel suo genere – che vuol dare una risposta concreta a quelle famiglie monoreddito che abbiano momentaneamente perso l’unico cespite di entrata, con più figli a carico, oppure segnate da situazioni di grave malattia o disabilità”, ha ricordato il cardinale, citando anche la “molteplicità degli interventi che le singole Chiese locali stanno mettendo in atto”.“Non si può assolutizzare una situazione di povertà a discapito delle altre; ma non si può nemmeno distinguere tra vita degna e vita non degna”. Con queste parole il card. Bagnasco, nella prolusione all’Assemblea della Cei, ha spiegato come “rispetto alle diverse stazioni della ‘via crucis’ che l’uomo oggi affronta, la Chiesa non fa selezioni”. “La sua iniziativa – ha però precisato – non ha mai come scopo una qualche egemonia, non usa l’ideale della fede in vista di un potere”, ma “per una società veramente umana”. All’obiezione di chi suggerisce alla Chiesa di privilegiare la “carità”, dove “si incontrano facili consensi”, alla bioetica, il cardinale ha risposto che “fraintendimenti e deviazioni restano incombenti, se non si è costantemente richiamati al valore incomparabile della dignità umana, che è minacciata dalla miseria e dalla povertà almeno quanto è minacciata dal disconoscimento del valore di ogni istante e di ogni condizione della vita. Avere a cuore i temi della bioetica è un modo per avere a cuore l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani”. “Non c’è contraddizione”, dunque, “tra mettersi il grembiule per servire le situazioni più esposte alla povertà e rivolgere ai responsabili della democrazia un rispettoso invito affinché in materia di fine vita non si autorizzi la privazione dell’acqua e del nutrimento vitale a chi è in stato vegetativo. È una questione di coerenza”.“Non possiamo tacere il rischio strisciante di eugenetica che potrebbe insinuarsi nel nostro costume a causa di interpretazioni della legge 40/2004, che forzosamente vengono avanzate sul piano della prassi come su quello giurisprudenziale”. Queste le parole usate dal card. Bagnasco, nella prolusione di apertura dell’Assemblea della Cei, “a proposito di un ambito delicatissimo come quello della fecondazione artificiale”, in riferimento ad una recente sentenza della Consulta, che ha dichiarato incostituzionali alcune parti della legge 40. “È noto come da oltre un mese – ha detto il cardinale – sia in corso un serio impegno del nostro laicato che, all’insegna del motto «Liberi per vivere», intende approfondire e fare proprie le ragioni per cui il morire non può diventare un diritto che taluno invoca per sé o per altri”. “Se una tale pretesa dovesse approdare nella legislazione e da qui attecchire nella mentalità corrente – ha ammonito il presidente della Cei – le conseguenze sarebbero fatali anzitutto sul piano di quegli autentici diritti umani che costituiscono il portato di una intera civiltà”. “Tra il cosiddetto «diritto a morire» e gli altri diritti non vi è alcuna omogeneità ontologica”, ha ricordato Bagnasco: “È semmai la teoria dell’autodeterminazione che funge in questo caso da dottrina qualificante il discutibile diritto a morire”.“Se accettassimo l’idea di un cattolicesimo inteso come religione civile, o come «agenzia umanitaria», e l’idea di una fede nuda, scevra da qualunque implicazione antropologica, priveremmo la comunità umana di un apporto fondamentale e originale in ordine alla edificazione della stessa città dell’uomo. Saremmo più poveri noi e sarebbe più povera la società”. Ne è convinto il card. Bagnasco, secondo il quale “nella tendenza a ridurre il compito ecclesiale, e considerare le funzioni sociali come più rilevanti di quelle religiose, è difficile non vedere in azione una sorta di secolarismo edulcorato, ma non per questo forse meno subdolo, che da una parte lusinga i cattolici e dall’altra li emargina”. Alla base di una “cera idea di laicità, ha spiegato il cardinale, c’è la “cultura neo-illuministica per la quale Dio in realtà c’entra poco – forse nulla – con la vita pubblica: lo si lascia al massimo sopravvivere nella dimensione privata ed intima delle persone. Ma il vangelo annuncia che Gesù è Dio fatto uomo, è pertinente alla storia e interessato al mondo”. A questo proposito, Bagnasco ha annunciato un’iniziativa che, nella forma di un convegno internazionale sul tema «Dio oggi», è stata “messa in cantiere” per il prossimo mese di dicembre dal Comitato per il Progetto culturale, presieduto dal card. Ruini. Significativo il sottotitolo, citazione di Miguel De Unamuno: “Con Dio o senza Dio cambia tutto”.Sir