Italia

Accoglienza migranti: Forti (Caritas), paradossi da chiarire, no a strumentalizzazioni

«Sulla vicenda specifica non diamo giudizi perché aspettiamo il lavoro della magistratura. Ma al di là di quello che può accadere non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, perché ci sono altre migliaia di persone oggi in accoglienza. Non possiamo mettere a repentaglio il buon lavoro della Caritas e di altre centinaia di associazioni per singole questioni che vanno verificate». Ci tiene a ribadirlo al Sir Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, in questi giorni nella diocesi di Teggiano-Policastro per seguire da vicino la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il direttore della Caritas diocesana don Vincenzo Federico e un suo collaboratore, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli per truffe a danno di migranti.

«I contorni della vicenda non sono ancora chiarissimi – osserva Forti – per cui aspettiamo che la magistratura ascolti le persone indagate per chiarire tutti gli elementi e le reali contestazioni. Per quello che noi sappiamo la posizione del direttore non ci sembra messa a rischio da questi fatti». La Caritas di Teggiano-Policastro, prosegue, «fa tuttora accoglienza con spirito pedagogico, cercando di educare i migranti all’utilizzo responsabile dei soldi. Don Federico crede che il denaro, anche se contenuto negli importi, è una grossa opportunità e va gestito correttamente».

Il procedimento giudiziario, inoltre, riguarda fatti avvenuti nel 2011 durante l’emergenza Nord Africa e non l’accoglienza attuale. «Allora c’era di mezzo la Protezione civile, che all’epoca in Campania gestiva l’accoglienza e aveva determinato la modalità di distribuzione dei cosiddetti ticket money», precisa Forti. Tra l’altro i principali imputati, che attualmente sono in carcere, fanno parte della onlus «Un’ala di riserva» che ha sede nel napoletano e non ha nulla a che fare con la diocesi di Teggiano-Policastro. «C’è stato un collegamento legato ai ticket money – dice – perché all’epoca potevano essere spesi solo in esercizi convenzionati». Non essendocene nella zona di Salerno a sufficienza i migranti venivano spinti ad andare in questo esercizio commerciale che poi si è rivelato di Rosa Carnevale, compagna di Alfonso De Martino, entrambi in carcere. Tra i «paradossi» che emergono al momento è che don Federico nel luglio 2014 aveva fatto una denuncia al Viminale – tutta documentata con scambio di mail – per chiedere di tramutare in contanti i ticket money di 2,5 euro che vengono dati ad ogni migrante in accoglienza per evitare una sorta di «mercimonio».

«Per i migranti era infatti difficile trovare esercizi commerciali convenzionati che dessero beni in cambio di ticket – osserva Forti -. C’era sempre il rischio che qualcuno chiedesse 75 euro di ticket dando in cambio 50 euro in contanti. Quello era il mercimonio che si voleva stroncare».

Dopo le richieste del direttore della Caritas di Teggiano-Policastro il Viminale ha infatti diffuso una circolare per dare contanti per evitare il passaggio dei ticket. «È assurdo che chi fa una denuncia poi ci voglia lucrare sopra – puntualizza -. Se il direttore della Caritas avesse avuto interessi personali perché avrebbe dovuto contestualmente fare una denuncia?». Purtroppo, conclude, «il tema dell’accoglienza è oggetto di forte strumentalizzazione. Non dobbiamo mai dimenticare che, grazie a queste realtà, stiamo dando accoglienza e futuro a migliaia di persone. Chi ne fa una mera strumentalizzazione non solo fa danno al Paese ma anche a chi ha diritto ad essere accolto».