Italia

Adozioni internazionali: Aibi, «senza riforma, una crisi senza fine»

Come riporta esplicitamente il grafico sull’andamento delle adozioni internazionali (periodo 2008-primo semestre 2014), «il numero di bambini stranieri adottati in Italia ha subito, dopo il picco del 2010 – con 4130 minori autorizzati all’ingresso nel nostro Paese – un vero e proprio crollo secondo un trend che è destinato a spazzare via definitivamente questa forma di accoglienza, pregiudicando il diritto di ogni bambino a crescere in una famiglia». Di più: «Le proiezioni del primo semestre 2014 riportano il record negativo di 930/950 bambini autorizzati all’ingresso in Italia, con un crollo rispetto all‘identico semestre dello scorso anno che sfiora il 30%». Ma da dove viene questa crisi? «È un fenomeno – spiega l’Aibi – che origina nel 2006, con il calo delle coppie richiedenti l’adozione internazionale. Una diminuzione cui fa da contraltare l’aumento delle difficoltà a portare a termine il procedimento adottivo, reso sempre più complesso dall’introduzione dei decreti vincolati per assegnare l’idoneità alle aspiranti coppie adottive».

L’Aibi denuncia «le gravi carenze delle istituzioni preposte: da un lato con la mancanza di protocolli operativi a livello regionale, che non ha permesso di attuare quella strategia di accompagnamento delle coppie – prima, durante e dopo – necessaria per far comprendere la vera essenza di un atto di accoglienza di un minore straniero abbandonato; dall’altro con la ‘astinenza’ del governo nazionale da una seria politica di promozione della adozioni internazionali». Per due anni «la Commissione adozioni internazionali ha avuto un presidente, ancorché membro dell’Esecutivo, ma solo sulla carta (nemmeno una missione all’estero o l‘accoglienza di una delegazione estera), mentre l’attuale Commissione non solo non è presieduta da un ministro o sottosegretario, ma per la prima volta nella storia dello Stato repubblicano la funzione di presidente e vicepresidente (cioè la funzione politica e quella operativa) sono riunite in una sola persona, un magistrato in aspettativa». Secondo l’Aibi, «se non si deciderà di mettere mano all’adozione internazionale con una riforma radicale del sistema, si calcola che tra 6 anni assisteremo alla fine di questa forma di giusta accoglienza familiare per la quale l‘Italia e le famiglie italiane sono sempre state portate ad esempio da tutti i paesi di origine dei ‘nostri’ bambini».