Italia

Barricate a Gorino: mons. Manservigi, «ripugna alla coscienza cristiana»

«La Chiesa di Ferrara-Comacchio è vicina a coloro, donne e bambini in particolare, che hanno vissuto sul nostro territorio una notte così difficile e ostile, che ripugna alla coscienza cristiana». Lo dichiara il vicario generale della diocesi, monsignor Massimo Manservigi, all’indomani della protesta degli abitanti di Gorino (frazione di Goro, nel ferrarese), scesi in strada per impedire l’accesso in paese a 12 donne e 8 bambini, che il prefetto di Ferrara aveva destinato all’ostello del paese.

Parlando di «ore drammatiche, in cui tante città italiane sono chiamate a rispondere all’emergenza umanitaria che ogni giorno si fa più preoccupante», il vicario annuncia che «quanto prima l’arcivescovo monsignor Luigi Negri si recherà a far loro visita», «per manifestare la vicinanza e la fraternità della nostra Chiesa locale, che ha seguito in queste ore la loro odissea». «La Caritas diocesana, espressione massima della cura ecclesiale per ogni forma di povertà, ha costantemente collaborato – ricorda monsignor Manservigi – con le istituzioni civili per far fronte alle grandi emergenze di questi giorni – anche offrendosi, nella serata di ieri, per soluzioni di emergenza – ma sono state mobilitate anche tutte le realtà associative d’ispirazione cattolica, impegnate in uno sforzo che, oggettivamente, sta sempre più investendo una percentuale considerevole delle energie della diocesi». «Sarà pertanto necessario – prosegue –, nei prossimi giorni, convocare le realtà della Chiesa locale impegnate nell’ambito caritativo – come già nel mese di luglio – a un tavolo con le istituzioni, per valutare le prossime possibili risposte a questa emergenza umanitaria sempre più pressante, ricordando che, fino ad ora, l’arcidiocesi si è sempre schierata in prima fila nell’affrontare ogni richiesta di ospitalità e nel fare tutto quanto era in suo potere. Lo dicono i numeri sugli ospiti accolti e lo dicono le strutture messe in campo».

«I ‘respingimenti’ di Gorino e Goro lasciano esterrefatti», dichiara oggi don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca). «Confermano un dato che è sempre più evidente: l’ordinarietà, la ‘normalità’ della xenofobia nel nostro Paese – afferma don Zappolini -. Nei due paesini del Ferrarese si è arrivati alla rivolta, con tanto di barricate, per non accogliere un piccolo gruppo di donne e bambini che difficilmente avrebbero messo in crisi la vita delle due collettività. È il segno che, in una parte consistente della popolazione, il rifiuto dell’altro, tanto più se debole, è ormai un riflesso condizionato, che prescinde da ogni considerazione razionale oltre che etica». «Non v’è dubbio – prosegue – che, per arrivare a questo punto, abbiano giocato un ruolo essenziale forze politiche e organi di stampa che hanno puntato massicciamente sulle paure e i risentimenti delle persone. Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere che stenta a svilupparsi in Italia e in tutta Europa una visione alternativa, rispettosa dell’umanità e dei diritti delle persone migranti, che sia in grado di contrastare derive assai pericolose per la stessa democrazia. La ‘giungla’ di Calais, il suo sgombero e il muro che si sta costruendo, stanno lì a dimostrarlo come un monito per tutti coloro che hanno a cuore una pacifica convivenza». «Come presidente del Cnca», conclude, «mi domando come si fa a rifiutare mamme e figli e poi chiedere allo Stato, giustamente, un aiuto per le famiglie e i minori, per i quali non esistono tuttora politiche e stanziamenti adeguati. Come prete, mi auguro davvero che – tra coloro che hanno manifestato a Gorino e Goro – non vi siano cristiani: avrebbero smarrito del tutto il senso più profondo del Vangelo».