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CARITAS DEL MEDITERRANEO: 36.000 PROFUGHI SIRIANI IN LIBANO E 27.000 IN TURCHIA

(Cagliari, dall’inviata Sir) – Sono circa 36.000 i cittadini siriani fuggiti dal conflitto in Siria e ora accolti in Libano, in due zone diverse (10.000 al nord e 26.000 in un’altra regione). Altri 27.000 hanno cercato riparo in Turchia. Ma i numeri potrebbero essere anche più alti perché molti rifiutano di registrarsi all’Unchr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) per timore di ritorsioni nei confronti delle famiglie rimaste in Siria. E’ quanto emerso oggi a Cagliari dalle testimonianze di Caritas Libano e Caritas Turchia durante la prima giornata di lavori di MigraMed 2012, il meeting internazionale organizzato da Caritas italiana e Caritas Cagliari con tutte le Caritas del Mediterraneo e oltre 300 delegati dalle Caritas diocesane. «Il Libano è stato coinvolto fin dall’inizio del conflitto in Siria – ha spiegato Najia Chahda, di Caritas Libano -. Anche perché abbiamo già un milione di lavoratori migranti siriani. L’opinione pubblica si è divisa tra chi sostiene il regime di Assad e chi sostiene la rivolta». Dal marzo 2011 sono iniziati gli afflussi dei profughi siriani alle frontiere, molti dei quali accolti dai parenti che vivono in Libano. la Caritas è stata una delle prime organizzazioni non governative ad aiutare i profughi, con un grande operazione di assistenza e la distribuzione di alimenti e kit per l’igiene. «Con l’aumento dei flussi la situazione è diventata drammatica – ha detto Chahda -. In maggioranza sono musulmani sunniti. Ma ci sono anche famiglie cristiane. Molte hanno paura di registrarsi come rifugiati perché la Chiesa non ha espresso una posizione chiara pro o contro il regime, per cui temono ripercussioni sulle loro famiglie». Il governo libico, anche se non ha firmato la Convenzione di Ginevra, ha dato ai profughi la possibilità di rimanere in Libano con un permesso, anche grazie alla negoziazione della Caritas. In Turchia i profughi siriani stanno arrivando invece dall’aprile 2011, con ondate di arrivi e partenze, anche a causa di tensioni con la popolazione locale. «Attualmente sono 27.000 – ha spiegato Belinda Mumcu, di Caritas Turchia -. Il governo turco sta rispondendo ai bisogni. La settimana scorsa è stata presentata, per la prima volta nella storia, una bozza di legge per regolarizzare i richiedenti asilo. Ma senza il permesso delle autorità è difficile visitare i campi e capire cosa succede veramente. Ci dicono che i profughi si lamentano per la qualità del cibo e dell’acqua potabile». L’unico modo per portare aiuti, per Caritas Turchia, è passare attraverso la Red crescent turca, la croce rossa locale. (Sir)