Italia

CARITAS SUI DATI ISTAT: NON E’ VERO CHE SONO DIMINUITI I POVERI

«La diminuzione dell’1% della povertà relativa non vuol dire che in Italia ci sono meno poveri». Lo afferma don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, commentando i dati Istat sulla povertà riferiti al 2002. Secondo l’Istat l’11% delle famiglie italiane (2.456.000 nuclei familiari pari a 7.140.000 persone) vive al di sotto della soglia di povertà, un dato in calo rispetto al 2001 (12%). «Di fronte ai dati statistici dell’Istat, certamente attendibili e significativi, occorre fare alcuni distinguo», precisa don Nozza: la diminuzione dell’1% della povertà relativa, ad esempio, «non vuol dire che ci sono meno poveri, perché la povertà relativa indica solo il divario di consumi tra le famiglie. Quando le famiglie più ricche riducono la spesa media mensile per i consumi, si riduce automaticamente questo divario. Non a caso la povertà assoluta (calcolata sul valore monetario di un paniere di beni e servizi) è rimasta percentualmente invariata e riguarda il 4,2% delle famiglie». Don Nozza si chiede anche se questi dati siano «sufficienti a rappresentare l’intero panorama della povertà in Italia», vista la necessità di interpretare il fenomeno nel suo complesso e ricercarne le cause. Dai dati Istat rimangono escluse, ad esempio, «le situazioni di povertà economica delle famiglie straniere e non vengono definiti e descritti i processi di generazione degli stati di povertà», da «particolari momenti critici quali: la perdita del lavoro, la separazione, il divorzio, l’uscita dal carcere, lo sradicamento dai propri territori». Da notare, secondo don Nozza, il fatto che la povertà riguardi ora anche le persone occupate e che mentre prima era circoscritta in alcune «aree di disagio sociale» ora si diffonde sul territorio «in modo disordinato». Da qui la necessità, soprattutto per i servizi collegati alla Chiesa, «di andare nei luoghi dove si trovano le persone in difficoltà». «Colmare lacune, ingiustizie e ritardi nella redistribuzione delle risorse e combattendo la povertà e l’esclusione sociale – conclude don Nozza –, resta il fine da rimettere al primo posto, rimodellando su di esso le scelte operative e le relative priorità. Vanno quindi trovate soluzioni convincenti. La nostra Costituzione suggerisce una strategia, basata sull’incontro tra diritti e doveri sociali, che, riducendo le debolezze costitutive dell’individualismo, potenzia al massimo i valori aggiunti che una solidarietà responsabile può garantire ad ogni persona».