Italia

Cattolici e politica, assemblea nazionale del Collegamento sociale cristiano

Come nel primo dopoguerra si trattava di ripartire dalle macerie materiali e da quelle della dittatura per ricostruire un Paese libero e democratico, così oggi si deve ripartire dalle macerie del degrado morale». Scrive così, in un passaggio di una comunicazione riservata alle amiche e agli amici del Collegamento Sociale Cristiano (CSC) il presidente Angelo Passaleva invitando tutti all’assemblea ordinaria 2013.

L’appuntamento si tiene a Roma sabato 6 luglio (a due passi dalla stazione Termini: presso l’Istituto Salesiano di via Marsala 42) ed è caratterizzato da cinque momenti il primo dei quali (ore 10:15) non ha certo valore retorico o formale: è, infatti, la preghiera – guidata da mons. Gastone Simoni – ad aprire l’incontro romano. Una preghiera che per il CSC è elemento portante di una presenza ormai radicata negli anni e nelle trasformazioni di quella che qualcuno ha chiamato «seconda repubblica». Una preghiera per i cattolici impegnati, in vario modo, nelle istituzioni e nei partiti, nella società cosiddetta civile e nei media, nell’associazionismo e ovunque ci sia la voglia di pensare – ma anche di operare – verso il futuro del Paese.

Segue (ore 10:30) Stefano Zamagni che, anche interagendo con chi avrà desiderio di farlo, affronterà il tema clou scelto dall’associazione: il lavoro. E per chi ha sensibilità nel capire di società e di politica il titolo stesso scelto dal professore bolognese («La via dell’economia civile alla piena occupazione») testimonia la voglia di affrontare tematiche così scottanti non solo nei profili del «già visto» o dello «scontato».

Prima della pausa pranzo delle ore 13, rapidissimi adempimenti statutari (in pratica l’approvazione del bilancio di CSC) e subito dopo (14:30) presentazione  e confronto aperto su un documento dedicato alle «urgenze del momento politico». La Messa prefestiva, celebrata da mons. Simoni, alle 16:45, chiude il cerchio di una giornata che gli organizzatori hanno voluto nel segno dell’apertura.

Possono dunque partecipare non solo i soci CSC ma anche tutte le persone che avvertano l’urgenza di non stare alla finestra e di operare per una concreta declinazione della dottrina sociale. Quella della Chiesa. Quella che («nel forte disagio e nel disorientamento che caratterizza il momento attuale», per usare parole di Angelo Passaleva) può dire cose nuove e dare stimoli alternativi. Perfino – come ci invita a fare anche papa Francesco – «contro-corrente».

La scheda: Dalla rivista «Supplemento d’anima» al volume «Liberi ma non dispersi»

Sono quattro parole («Liberi ma non dispersi») a ricordare il significato dell’operazione CSC. Si intitolava così un denso e tutto sommato attuale volume scritto da quel grande appassionato di cose politiche che è il vescovo emerito di Prato, mons. Gastone Simoni.

Uscito nel 2006 il volume portava un sottotitolo («Cattolici, società e politica oggi») non certo così ficcante come il titolo vero. Con un Manifesto, sempre elaborato da mons. Simoni e uscito un po’ di tempo prima, da «Liberi ma non dispersi», nasce (sei anni fa) l’associazione CSC destinata a operano sia a livello nazionale che attraverso suoi circoli locali.

Sempre guidati da una rivista anch’essa azzeccata sia come nome che come missione («Supplemento d’Anima». E l’associazione omonima – oggi guidata da Leonardo Bianchi – è il primo circolo, in assoluto, che forma la piccola galassia italiana del CSC), erano diversi anni che, accanto a mons. Simoni, si era costituito un gruppo di cattolici, all’inizio prevalentemente toscani, che osservavano in maniera critica ciò che stava accadendo nei terreni della politica italiana.

Si risale agli anni Ottanta, con gli stravolgimenti precedenti e successivi al crollo del «muro», con la fine di equilibri politici e con la scomparsa dei soggetti politici. Tanti gli incontri, su singoli temi, che proseguono con gli anni Novanta e con il secolo nuovo in arrivo: speranze e delusioni, luci e ombre nella società e nella comunità ecclesiale, nella politica e nelle istituzioni. Stagioni e personaggi che arrivano come fulmini e come meteore scompaiono. Con uomini e donne che, finita l’esperienza del partito «di» cattolici, cercavano, da cattolici e nel solco della dottrina sociale, modalità nuove di presenza in un contesto italiano dal quale, con la fine della cosiddetta prima repubblica, erano sparite non solo le acque sporche (in certi casi anche luride) ma anche certe creature che magari, se sostenute in altro modo, avrebbero potuto restare in vita e dimostrare qualcosa.

«Liberi ma non dispersi» era un altro modo per dire, ai cattolici sparsi nel centro destra e nel centro sinistra ma anche a quelli rimasti a casa, ciò che aveva detto Nanni Moretti (2002) alla sinistra invitando al «non perdiamoci di vista».

Oggi, che forse sarebbe il caso di evitare la cosiddetta «terza repubblica» mentre si stanno realizzando quelle scelte (un esempio? Il presidenzialismo) che fino a qualche decennio fa mobilitavano, in senso segnatamente contrario, piazze e convegni, compresi quelli cattolico-democratici o cattolico-liberali, oggi le quattro parole del titolo simoniano parlano ancora.

Oltretutto non sono mancati e non mancano, da entrambe le sponde del «Tevere», appelli – anche preoccupati – per un nuovo protagonismo di cattolici in una Italia che, mentre la politica balbetta, ha un maledetto bisogno proprio di Politica.

Vladimiro Lenin dette risposte tragiche, ma la sua domanda (Che fare?) è di quelle comunque attuali. Anche in Italia. E anche per tanti cattolici che, insieme a fratelli e sorelle di buona volontà, non vogliono assistere inerti allo spappolamento di una democrazia sepolta la quale chissà che potrebbe venire.