Italia

Consumi famiglie: Istat, in calo nel 2013. Tra Trentino e Sicilia 1.400 euro di differenza

Sostanzialmente invariata – informa l’Istat – la spesa per alimentari (da 468 a 461 euro), nonostante si spenda meno per la carne (-3,2%) e si cerchino strategie per spendere ancora meno. Aumentano, infatti, le famiglie che hanno ridotto la qualità o la quantità dei generi alimentari acquistati (dal 62,3% del 2012 al 65%) e quelle che si rivolgono all’hard discount (dal 12,3% al 14,4%). In calo la spesa per beni e servizi non alimentari (-2,7%, pari a 1.898 euro mensili), in particolare abbigliamento e calzature (-8,9%), tempo libero e cultura (-5,6%), comunicazioni (-3,5%). Circa l’abitazione, nel 2013 il 16,7% delle famiglie vive in un’abitazione presa in affitto (erano il 16,9% nel 2012 e il 18% nel 2011), con una spesa media mensile di 394 euro (445 euro nelle regioni del Centro e 313 euro nel Mezzogiorno). Tra le famiglie che vivono in abitazioni di proprietà (il 73,4%), il 16,6% paga un mutuo. Questa voce nel bilancio familiare interessa poco più di 3 milioni di famiglie e rappresenta un’uscita consistente pari, in media, a 499 euro al mese, che sale a 510 euro nel Nord e a 533 euro nel Centro.

La spesa mensile scende quando le famiglie hanno una donna come persona di riferimento (2.027 euro contro 2.522 euro delle famiglie con a capo un uomo). Lo segnala l’Istat nella statistica sui Consumi delle famiglie nel 2013, rilevando tuttavia che si tratta, di solito, di famiglie meno ampie e, in prevalenza, composte da anziane e madri sole. Gli anziani soli, infatti, hanno livelli di spesa decisamente più bassi e spendono, mediamente, il 20% in meno dei single giovani/adulti. Le famiglie monogenitoriali, invece, hanno livelli di spesa più simili a quelli delle coppie senza figli. Nelle coppie con figli «la spesa media mensile più elevata – osserva l’Istat – si osserva quando i figli sono due (è pari a 2.891 euro, circa 25 euro in più rispetto a quella delle coppie con tre o più figli), nonostante la consistente diminuzione avvenuta tra il 2012 e il 2013 (-4,4%), per la riduzione di spese per l’abbigliamento, le manutenzioni ordinarie dell’abitazione, i medicinali e le visite mediche (compreso il dentista), le comunicazioni, il tempo libero e la ristorazione». Nelle famiglie di anziani o con a capo una persona esclusa dal mercato del lavoro, quindi con maggiori vincoli di bilancio e stili di vita più morigerati, «quote più elevate della spesa totale vengono destinate a beni di prima necessità».

Le famiglie del Trentino-Alto Adige spendono quasi 1.400 euro in più di quelle siciliane. È uno dei dati riportati nell’indagine Istat sui Consumi delle famiglie nel 2013. «Nel 2013 – segnala l’Istituto di statistica – il Trentino-Alto Adige (in particolare la provincia di Bolzano) è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.968 euro), seguita dalla Lombardia (2.774 euro). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia con una spesa media mensile (1.580 euro) di quasi 1.400 euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata». Nelle ripartizioni territoriali emerge che la spesa alimentare in Trentino- Alto Adige non raggiunge il 15%, mentre in Sicilia sfiora il 27%. «In generale, le regioni con i livelli di spesa piu bassi – riporta l’Istat – mostrano quote di spesa piu contenute per altri beni e servizi e per tempo libero e cultura: tali spese, complessivamente, rappresentano meno del 5% della spesa totale per le famiglie sarde, il 6,7% per quelle siciliane e ben il 12,3% per quelle residenti in Trentino-Alto Adige (il 13,8% in provincia di Bolzano)». La diversa propensione alla spesa per istruzione e per sanità, invece, è legata non solo alla maggiore presenza, nel primo caso, di bambini e ragazzi in età scolare e, nel secondo, di anziani, ma anche alla diversa compartecipazione delle istituzioni locali alla spesa sostenuta dalle famiglie.