Italia

Crisi: Coldiretti, addio alla vecchia fattoria in Italia

«Stalle, pollai e ovili si sono svuotati dal 2008 con la Fattoria Italia che ha perso – sottolinea la Coldiretti – solo tra gli animali più grandi circa un milione di pecore, agnelli e capre, 800mila maiali e 250mila bovini e bufale». «Un crollo che – continua la Coldiretti – rischia di compromettere anche la straordinaria biodiversità degli allevamenti italiani dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di sviluppo rurale dell’ultima programmazione. A rischio non c’è però solo la biodiversità, ma anche il presidio del territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali».

L’allevamento italiano è un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale con circa 800mila persone al lavoro. La scomparsa della Fattoria Italia fa aumentare la dipendenza dall’estero che ha già raggiunto livelli preoccupanti: l’Italia importa, ad esempio, il 42% del latte che consuma. E proprio per il latte è allarme rosso nelle stalle in Italia nel 2015 con i prezzi pagati agli allevatori che sono stati tagliati di circa il 20%. «Il prezzo riconosciuto agli allevatori – denuncia la Coldiretti – non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura migliaia di allevamenti che a breve dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle quote che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni». «Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’uscita del sistema delle quote», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che mette sotto accusa anche la mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori. «Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta», ha concluso Moncalvo.