Italia

Dal Vaticano un documento contro la corruzione

“La lotta contro la corruzione” è il titolo della Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che viene messo in vendita nelle librerie cattoliche in questi giorni. Il documento, che porta la firma del presidente del Pontificio Consiglio, card. Renato Raffaele Martino, e del segretario mons. Giampaolo Crepaldi, fa seguito alla conferenza internazionale tenuta il 2 e 3 giugno scorso con la partecipazione di funzionari internazionali, studiosi, diplomatici ed esperti di numerosi Paesi. “Presente nei Paesi ricchi e in quelli poveri – dice la Nota – senza limiti politici e geografici, il fenomeno della corruzione, dilatato dal processo di globalizzazione, reca gravi danni materiali a Stati e popoli, ma ha effetti ancor più deleteri sulla dimensione qualitativa ed umana della vita sociale”. Qui di seguito alcuni spunti dalla lettura del documento vaticano.

UNA GRAVE PIAGA – “La corruzione, la quale attraversa tutti i settori sociali e non può essere attribuita solo agli operatori economici o ai funzionari pubblici, è favorita dalla scarsa trasparenza nella finanza internazionale, dall’esistenza di paradisi fiscali e dalla disparità di livello tra le forme di lotta, spesso chiusa nell’ambito del singolo Stato, mentre il campo d’azione degli attori della corruzione stessa solitamente è sovrastatale e internazionale”: così il testo di presentazione della Nota su “La lotta contro la corruzione”.

“La corruzione – prosegue il promemoria – è un fatto molto grave di deformazione del sistema politico, perché distorce alla radice il ruolo delle istituzioni rappresentative … impedendo la realizzazione del bene comune”. Si aggiunge che “la corruzione va inoltre annoverata tra le cause che maggiormente concorrono a determinare il sottosviluppo e la povertà privando i popoli del fondamentale bene comune che è la legalità”. Il documento sottolinea, in particolare, il ruolo che può essere svolto dalla stampa. Afferma infatti: “E’ favorita dalla scarsa sensibilità degli organi di stampa verso fenomeni di corruzione in certe parti del mondo e dalla carenza di democrazia in vari Paesi. Senza la presenza di una stampa libera, di sistemi democratici di controllo e di trasparenza la corruzione è senz’altro più facile”.

I RISCHI PER LE SOCIETA’ “AVANZATE” – “Nell’anomia di molte società avanzate si nasconde un forte pericolo di corruzione – ammonisce il documento vaticano – non meno che nella rigidità di tante società arcaiche”. Infatti, “si può facilmente notare come anche nelle società molto più flessibili e mobili, con apparati snelli e istituzioni democratiche aperte e libere, si nascondano dei pericoli”. Questi ultimi vengono così presentati: “L’eccessivo pluralismo può minare il consenso etico dei cittadini. La babele degli stili di vita può indebolire il giudizio morale sulla corruzione. La perdita dei confini interni ed esterni a queste società può facilitare l’esportazione di corruzione”.

Nella Nota si sottolinea comunque che per il suo superamento “è positivo il passaggio da società autoritarie a società democratiche, da società chiuse a società aperte, da società verticali a società orizzontali”. Si rileva ancora che il ruolo della Chiesa consiste nel ricordare “l’importanza del rispetto delle fondamentali strutture naturali e morali, di cui l’uomo è dotato dal Creatore”, parlando con ciò di “ecologia umana”.

QUALE “LOTTA” ALLA CORRUZIONE – “La lotta alla corruzione – si dice – è un valore,ma anche un bisogno; la corruzione è un male, ma anche un costo; il rifiuto della corruzione è un bene, ma anche un vantaggio; l’abbandono delle pratiche corrotte può generare sviluppo e benessere; i comportamenti onesti vanno incentivati, quelli disonesti puniti”.

Infatti si aggiunge che “è molto importante per la lotta alla corruzione che le responsabilità di fatti illeciti siano portate alla luce, che i colpevoli siano puniti con forme riparative di comportamento socialmente responsabile. E’ anche importante che i Paesi o gruppi economici che lavorano con un codice etico che non tollera comportamenti corrotti vengano premiati”. La Nota ricorda inoltre che “sul piano internazionale bisogna aumentare la collaborazione tra i governi, anche con accordi su procedure per la confisca e il recupero di quanto percepito illegalmente”.