Italia

Dal primo maggio un «casinò» ad ogni angolo della strada

di Simone PitossiVideopoker addio. Dal 1º maggio spariranno da tutti i bar e le sale giochi italiane. Qualcuno potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Infatti, oltre settecentomila sono le persone passate dal semplice passatempo al gioco d’azzardo vero e proprio. E sempre più frequenti sono i casi patologici che richiedono cure specialistiche. Ma non c’è da stare troppo allegri. Il perché proviamo a spiegarlo.

In Italia dal 1° maggio prossimo dovranno sparire tutti i circa 270.000 videopoker operativi sul territorio. Al loro posto arriveranno altri videogiochi. I «vecchi» entro trenta giorni dovranno essere demoliti, ceduti all’estero o convertiti in nuove tipologie di gioco lecito. Ma la vera novità qual è? Se con i videopoker si potevano vincere solo «consumazioni» al bar, con i nuovi giochi elettronici si vincono soldi veri. E così ogni bar potrebbe diventare un «minicasinò». L’Italia si allinea così agli altri paesi europei e consente, all’interno di un esercizio gestito da privati, la possibilità di vincere soldi.

La legge stabilisce regole precise: i nuovi videogiochi consentono una vincita massima di 50 euro e hanno l’obbligo di restituire nell’arco di 14 mila partite il 75% degli importi giocati. In compenso lo Stato prevede di incassare 640 milioni di euro l’anno, grazie al prelievo fisso del 13,5% degli importi giocati.

E dalla Toscana arriva una proposta. È il vicepresidente Angelo Passaleva a lanciarla: «Non sarebbe male se una quota significativa di tali entrate, non inferiore al 10%, fosse destinata ad attività sociali per aiutare le persone più facilmente preda del gioco d’azzardo ad uscire da questo tunnel».