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EMBRIONI-CHIMERA, DI PIETRO (SCIENZA E VITA): UN CASO DI CATTIVA SCIENZA

Un progetto che “parte già male dal punto di vista scientifico, perché privo di fondamento e di validità” e non in grado di “conseguire le finalità proposte e promesse”; “una sperimentazione che al di là delle questioni etiche e antropologiche, di per sé importantissime, non ha neppure un senso in sé, è una cattiva scienza e, come tale, è inaccettabile”. Così Maria Luisa Di Pietro, copresidente con Bruno Dallapiccola dell’Associazione “Scienza & Vita”, commenta al Sir la decisione della britannica Human fertilistion and embryology authority (Hfea), resa nota ieri, di consentire la creazione, a scopo di ricerca, di embrioni ibridi ottenuti con il trasferimento di nuclei umani in cellule uovo denucleate di animali. Al di là delle questioni etiche e antropologiche che tale procedura solleva, prosegue la scienziata, “occorre interrogarsi su come in questa ipotetica nuova entità, che è umana al 99,9%, il nucleo umano possa interagire con il Dna animale, di mucca o di coniglio”. “Le cellule staminali così ottenute – spiega – avranno il nucleo umano e il citoplasma di origine animale; pertanto, non esistenti in natura, non saranno utilizzabili come cellule staminali sull’uomo in caso di patologie degenerative”.La creazione di queste “entità aberranti”, sottolinea ancora la scienziata, “costituisce inoltre una grave offesa al valore e alla specificità della vita umana. Mescolando il Dna di esseri umani con quello di origine animale, si rischia di intaccare la barriera interspecie con conseguenze non prevedibili sia sul piano antropologico che su quello sanitario”. “Tutto ciò – spiega – muove da una visione che si è fatta gradualmente strada nella cultura dominante: quella di un riduzionismo antropologico che, riducendo l’essere umano alla mera realtà biologica e quindi ad una somma di cellule, geni e cromosomi, è scivolato ulteriormente confondendo la natura biologica umana con la natura biologica di altre specie viventi, e quindi cancellandola”. Sul piano sanitario, invece, Di Pietro mette in guardia da possibili “pericoli di diffusione di infezioni virali, che per ora interessano il mondo animale, alla sfera umana”. Vi sono rischi che una simile pratica venga introdotta anche nel nostro Paese? “La legge 40 – risponde – vieta esplicitamente all’art.13 la sperimentazione sugli embrioni; occorre tuttavia innalzare la guardia a sua difesa, in particolare in vista di eventuali pressioni a livello europeo volte a modificare i contenuti delle legislazioni nazionali in materia”.Sir