Italia

Elezioni: mons. Galantino, «un sussulto di onestà, realismo e umiltà da chi chiede il nostro voto»

«Il popolo italiano – ha proseguito il segretario generale della Cei riferendosi al clima pre-elettorale – ha le capacità per distinguere chi vende fumo da chi vuole mettere in cammino il Paese».

Durante la conferenza stampa il Segretario generale della Cei ha lanciato un allarme: «L’immigrazione – ha detto – rischia di essere ridotta, al massimo, a merce elettorale». «Il clima non è dei migliori, purtroppo l’immigrazione rischia di essere declassata a merce elettorale», ha esordito il vescovo: «Manca la possibilità di un confronto sereno, di un dialogo sulle ragioni di chi vuole o non vuole fare qualcosa». «Il rispetto dell’autonomia della politica – ha proseguito Galantino – non può impedire alla Chiesa di annunciare il Vangelo, tutto il Vangelo, anche quello dove c’è scritto: ‘Ero forestiero e mi avete ospitato’. O stiamo su questa linea, o stiamo fuori».

«Sta a chi governa decidere le strategie e i livelli di intervento», ha precisato il segretario generale della Cei tracciando una distinzione tra il ruolo della Chiesa e quello della politica: «Noi dobbiamo fare la nostra parte, e come ogni cittadino il credente è chiamato a vigilare su chi ci governa».

«La gente ha bisogno di sentire promesse, ma che siamo realizzabili», ha aggiunto Galantino conversando con i giornalisti a margine della conferenza stampa nella Sala Marconi della Radio Vaticana: «La Chiesa è d’accordo con ciò che pensa la gente comune, che fatica oggi a guardare prospettive di futuro per la propria vita e i propri figli». Famiglia e lavoro, le priorità indicate, e non da oggi, dalla Chiesa italiana: «Servono politiche familiari reali, credibili, vere, affinché la famiglia fondata su padre, madre e figli non smetta di esistere ma abbia la possibilità di svilupparsi», ha proseguito Galantino, facendo notare che «la denatalità oggi sta diventando un dramma» e va contrastata attraverso «una politica economica e fiscale veramente seria». Infine, la grande emergenza del lavoro: «Rischiamo di essere demagogici, se non troviamo gente che si impegni sul serio su questi temi, attraverso proposte realizzabili».

«È pretestuoso il tentativo, abbastanza diffuso anche in certe frange del cattolicesimo nostrano, di far passare l’attenzione del Papa alla realtà delle migrazioni come un’attenzione dell’ultima ora, riconducibile soltanto all’attuale Pontefice», ha detto ancora mons. Nunzio Galantino, nella conferenza stampa. Il riferimento è alle 16 note del Messaggio del Papa per la prossima Giornata, in cui Francesco cita largamente i suoi predecessori. «Chi insiste su questo tema – ha proseguito il vescovo – appartiene alla categoria degli sconfitti della vita, o comunque destinati ad essere infelici cronici». «C’è gente – la denuncia – che passa le giornate così, a vedere quale parola sbagliata il Papa dirà, in modo da stracciarsi le vesti e pretendere il ‘Crucifige!». Gente, ha chiosato Galantino, «che vive aspettando che l’altro sbagli, mettendo Papa Francesco contro Papa Benedetto».

«Interessarsi di migranti non paga, mi è stato detto di recente», ha riferito Galantino, secondo il quale invece «bisogna chiedersi quale risposta dare a chi, tra dieci anni, ci chiederà: dov’era, cosa faceva la Chiesa mentre la gente moriva, non solo nel Mediterraneo?». La prova che, invece, gli italiani siano sensibili al tema dell’immigrazione, secondo Galantino, arriva dai dati dell’andamento delle offerte: «Nel 2014 erano 475mila euro, nel 2015 497mila, nel 2016 543.163. I dati del 2017 sono ancora parziali, ma la tendenza è in crescita». Senza contare il successo della campagna Cei «Liberi di partire, liberi di restare» e l’iniziativa dei corridoi umanitari: «Se il 22 dicembre scorso siamo riusciti ad accogliere così tanta gente in poco tempo, è perché tante persone e tante famiglie hanno detto: ‘Ci siamo!’. Non necessariamente chi grida di più ha ragione e sta dicendo la verità», ha commentato il segretario generale della Cei.