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FECONDAZIONE ETEROLOGA: CASINI (MPV), «BENE LA CORTE COSTITUZIONALE»

«Mi dichiaro soddisfatto della decisione della Corte sulla fecondazione eterologa perché essa si allinea con la decisione del 3 novembre scorso della Corte europea dei diritti umani che aveva annullato la decisione di primo grado della quale si erano incautamente fidati i giudici di Catania, Milano e Firenze», così commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, la decisione odierna della Corte Costituzionale, che, dopo aver esaminato il divieto di fecondazione eterologa stabilito dalla legge 40, ha restituito gli atti ai Tribunali che l’avevano investita del caso, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 3 novembre 2011, sulla stessa tematica. Per Casini, «vi è di più: la sentenza della Grande Camera non si era limitata a distruggere l’argomento con il quale i giudici ordinari avevano dubitato della costituzionalità del divieto di pma eterologa. La sentenza finale infatti nega che il divieto di pma eterologa violi i diritti umani e di conseguenza lascia liberi gli Stati di decidere sulle modalità della pma. E questo legittima le scelte che in Italia erano state fatte con la legge 40». Perciò, «la decisione della Corte Costituzionale merita apprezzamento. In definitiva la fecondazione eterologa nel nostro Paese resta vietata e probabilmente in via definitiva». Secondo il presidente del Mpv, «sarebbe opportuno che la lezione fosse compresa da chi non sa rassegnarsi al principio fondamentale della legge 40 che riconosce il concepito come un soggetto di diritti. La valutazione del bilanciamento tra i vari interessi in gioco che è di competenza esclusiva del legislatore (ed anche questo è un particolare di notevole importanza che la Corte Costituzionale ha implicitamente accettato) non può dimenticare né l’art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo secondo cui l’interesse del minore deve avere precedenza rispetto ai desideri degli adulti, né quanto scritto nella Dichiarazione sui diritti del fanciullo del 1959 secondo cui gli Stati devono dare ai bambini il meglio di sé stessi». «Ed il meglio – conclude Casini – non è certo l’eterologa, ma la certezza di una identità genetica, giuridica, psicologica e affettiva».