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FUNERALI FILIPPO RACITI; MONS. ROMEO: «FRATELLO NELLA FEDE E SERVITORE FEDELE E ORGOGLIOSO DELLO STATO»

Una festa con “i toni della mestizia” per la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, “fratello nella fede e servitore fedele e orgoglioso dello Stato”. Con queste parole l’arcivescovo eletto di Palermo, mons. Paolo Romeo, ha aperto stamani a Catania l’omelia del pontificale per la solennità di sant’Agata, all’interno del quale è stato celebrato il rito di commiato e di benedizione della salma dell’ispettore assassinato venerdì scorso, al termine della partita di calcio Catania-Palermo. Mons. Romeo si è poi rivolto ai giovani, invitandoli ad avere “il coraggio di abbandonare ogni forma di disprezzo della vita, di non cedere per nessuna ragione a presunti facili guadagni e a interessi materiali che inducono alla violenza, svilendo la dignità e il futuro”. “Lasciatevi piuttosto condurre – ha esortato – all’incontro personale con Gesù Cristo, a mettervi in attento ascolto della missione che il Signore ha voluto affidare a ognuno di voi, perché ha fiducia in ognuno di voi per il bene di questa città. Voi siete il futuro di Catania, e non potete, ne dovete permettere che ne veniate espropriati”.

“È quanto mai emblematico, proprio dal punto di vista ecclesiale della festa” – ha sottolineato mons. Romeo – che l’arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, “abbia deciso di immettere la celebrazione delle esequie proprio all’interno della solenne celebrazione eucaristica” invitando a rifuggire “da tutte quelle forme che potrebbero lasciar intendere una certa strumentalizzazione della festa cristiana, per ragioni che nulla hanno a che vedere con Gesù Cristo e con la stessa sant’Agata”.

“Come il padre non ha abbandonato il figlio Gesù al potere della morte – ha aggiunto mons. Romeo – così non ha abbandonato Agata nel momento più tragico della sua vita, e così non abbandona la famiglia Raciti, non abbandona questa città, non abbandona tutti coloro che fedelmente adempiono ai doveri connessi con gli impegni pubblici o privati assunti”. “Se è vero che nel nostro contesto sociopolitico a nessun cristiano viene chiesta l’effusione del sangue – ha concluso – non è tuttavia meno vero che di fronte alle molteplici difficoltà e anche nelle circostanze più ordinarie il cristiano è chiamato con la grazia di Dio invocata nella preghiera a un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù della fortezza”.

“La sportività è una cosa bella, la violenza no, fa del male, troppo male, e non è un gesto maturo. Essere grandi si dimostra con il rispetto”. Così Marisa Grasso, vedova dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, si è rivolta “a quei ragazzi che immaturamente ,stupidamente, scioccamente guardano con disprezzo e odio tutti coloro che portano una divisa”, parlando al termine della cerimonia funebre. “Mio marito era un educatore alla vita: vorrei – ha aggiunto – fosse un educatore anche nella morte, che questa morte possa portare veramente dei cambiamenti, che non ci sia nessun’altra famiglia a provare questo grande dolore”. Cambiamenti sono stati chiesti anche dagli altri familiari: “Senza di te la vita non sarà più facile, eri bravo in tutto, ma soprattutto nel fare il papà”, ha detto tra le lacrime la figlia 15enne Fabiana.

“Commossa partecipazione” al dolore della famiglia Raciti è giunta anche dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. “Gli italiani – ha scritto in un messaggio – devono essere consapevoli del preziono servizio che a tutela dei loro diritti costituzionali e del comune interesse a una pacifica convivenza civile prestano le forze dell’ordine, contro cui si è condotta a Catania la vile aggressione”, auspicando da parte delle autorità civili e sportive “decisioni severe e comportamenti conseguenti”. Sir