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FUNERALI MILITARE UCCISO IN AFGHANISTAN: MONS. PELVI (OMI), AVEVA SCELTO I PICCOLI E GLI EMARGINATI

Meditava ogni sera una pagina della Bibbia, che aveva portato con sé in Afghanistan, David Tobini il caporal maggiore dei paracadutisti, ucciso in un attacco talebano a Bala Murghab e del quale oggi, a Roma, si sono celebrati i solenni funerali di Stato. A rivelarlo, nel corso dell’omelia, è stato l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Vincenzo Pelvi, per il quale “David aveva trovato il tesoro nascosto, la perla preziosa per cui vale la pena rinunciare a tutto: l’amore”. “Nella professione militare – ha detto l’arcivescovo – aveva scelto di mettersi alla scuola dei piccoli, dei malati, degli emarginati. Amava ripetere quell’espressione della preghiera della Folgore: ‘la mia giovane vita è tua, Signore!’. Non aveva paura di porsi le domande sull’esistenza. Non gli bastavano risposte parziali, certamente più facili e comode, che possono dare qualche momento di felicità, ma che non portano alla vera gioia”. “Caro David – ha aggiunto Pelvi – ti diciamo grazie per aver reso tutti più capaci di sperare e collaborare alla realizzazione di una sola famiglia umana. La pace rischia talvolta di essere considerata solo come frutto di accordi tra governi, di contatti diplomatici, di scambi economici e tecnologici, di incontri culturali. Ma perché tali sforzi possano produrre effetti duraturi, è necessario che si appoggino su valori radicati nell’amore alla vita”. Rivolgendosi ai presenti, tra i quali le massime cariche dello Stato, mons. Pelvi ha detto: “carissimi, i nostri soldati, custodi della vita, presenti nei teatri operativi, con serietà e determinazione, anche per salvaguardare il significativo ruolo internazionale dell’Italia, non sono certo aiutati né dalle nostre sensibilità altalenanti, né da interessi di parte, né da comportamenti intenti solo a mercanteggiare. Se aprissimo la mente e il cuore alle lacrime e al sangue dei nostri militari favoriremmo una maggiore comprensione reciproca e una ricerca comune del bene che unisce”. Purtroppo, ha rimarcato il vescovo castrense, “corriamo il rischio serio, che ci si possa accontentare di ciò che abbiamo, considerandoci degli arrivati, chiudendoci in un isolamento egoistico di fronte alla storia che matura, cadendo nella superficialità, nell’abitudine e nell’insipienza. Occorre proteggere l’orizzonte dell’umanità e mostrare come la fiducia nelle istituzioni internazionali sia l’unica possibilità per uscire dalla logica chiusa delle nazioni. Solo motivazioni di carattere etico, cioè la consapevolezza di appartenere all’umanità in quanto tale, possono aprire l’animo alla conoscenza del vero bene umano. Ogni problema pratico e politico è problema spirituale e morale, e in questa direzione va posto, trattato e gradualmente risolto”.Sir